Hijab Paradise è il primo negozio di moda Modest Fashion in Italia, aperto da Keltoum Kamal Idrissi e Fatiha Mouradi a Bologna nel 2018.

Un posto dove si respirano accoglienza e moda: dedicato a tutte le donne musulmane e non solo che vogliono divertirsi scegliendo e provando hijab, tuniche, vestiti e accessori che “parlano” le lingue del mondo, del rispetto e dell’integrazione.

Bravissime sui Social, sono molto seguite dalla loro community su Instagram, Facebook e Tiktok dove diffondono video con sfilate e tutorial. Dopo il negozio di Bologna, ad aprile 2021 hanno aperto un secondo negozio a Cesena.

Noi siamo riuscite ad intervistarle.

Come è nato il vostro progetto? Parlateci della vostra storia

La nostra storia inizia nel 2018 marzo quando decidiamo di dar vita al nostro sogno di creare un luogo inclusivo, dove tutte le ragazze che portano un velo si possano sentire libere di scegliere. Libere di scegliere se portarlo, come portarlo, di che tessuto: questo per dare ancora più valore e dignità alla loro scelta. Così nasce Hijab Paradise.

Per noi è un sinonimo di casa: un luogo dove una persona si possa sentire bene, a proprio agio, e dove sa di poter acquistare con tutte le comodità possibili.

Per noi questo progetto significa, allo stesso tempo, distruggere l’idea che non si possa essere italiane, musulmane e velate insieme.

Ci piacciono molto Vision e Mission del vostro progetto. Vi va di approfondire?

La nostra Vision è: “SE MUHAMMAD ﷺ FOSSE NATO IN EUROPA, AVREBBE INDOSSATO LO SMOKING”

Questa è frase, che è una citazione, ha creato un po’ di scompiglio quando è stata pubblicata da Fatiha, la mia socia, perché quando associ qualsiasi cosa al profeta bisogna sempre stare attenti che qualcuno non lo possa vedere come un oltraggio.

In questo caso però non c’era nulla di sbagliato perché alla fine si voleva semplicemente sottolineare quanto l’Islam fosse universale e quanto sia capace di abbracciare culture diverse e luoghi diversi.

Ecco quindi che se il Profeta fosse stato qui in Europa e non nel mondo arabo, avrebbe avuto usi e costumi occidentali e avrebbe quindi indossato lo smoking.

“Se divento musulmano non devo per forza abbigliarmi da arabo e qui torniamo ad Hijab Paradise il cui obiettivo è offrire uno stile più occidentale pur rispettando il codice di abbigliamento islamico.”

La nostra Mission: “PICCOLI PASSI SONO MEGLIO DI NESSUN PASSO”

In pochissimi mesi abbiamo raggiunto tanti piccoli traguardi e, con la stessa grinta e determinazione, incoraggiamo ogni giorno le ragazze come noi a credere in loro stesse, tirarsi su le maniche e cimentarsi in quel che più amano.

Ci teniamo talmente tanto a questo aspetto che abbiamo deciso di adottare come USP lo slogan “Piccoli passi sono meglio di nessun passo!”.

Spesso si pensa, erroneamente, che per creare un brand, un progetto o qualsiasi cosa si debba partire da un’idea pronta così come la vogliamo; in realtà se si hanno le possibilità ben venga perché si può creare un progetto già come lo si era immaginato.

Ma se non si hanno le possibilità, non è che si può stare a casa aspettando di avere i soldi e le condizioni per poter partire: noi abbiamo iniziato con un semplice stand, come avrai visto sul nostro sito.

Piano piano abbiamo poi abbiamo cambiato il nostro percorso, migliorato alcune cose come, ad esempio, la parete dei veli dove prima c’erano solo pashmine, poi abbiamo aggiunto gli chiffon crepe ed il jersey assecondando le diverse esigenze; piano piano abbiamo aggiunto gli accessori; successivamente ci siamo ampliati cambiando un po’ l’arredamento e abbiamo creato il sito. Piano piano siamo riuscite ad aprire un altro negozio.

Questo insegna ai giovani, come noi, che se c’è una cosa che di cui abbiamo bisogno, possiamo iniziare a crearla ma soprattutto è di insegnamento per noi donne perché spesso tendiamo ad essere sottovalutate sia dalla società che dalla cultura.

In tutte le società circola la profonda convinzione che noi donne non siamo capaci di costruire una cosa con le nostre forze, ci deve essere sempre un uomo di mezzo anche quando in realtà non è così. 

Quindi “I piccoli passi sono meglio di nessun passo” è il nostro motto che portiamo avanti tutti i giorni perché è quello che ci caratterizza.

Soprattutto se c’è una nuova economia, c’è un nuovo nuovo mercato e ci sono nuove esigenze che vanno oltre a quelle dell’abbigliamento, si può pensare di soddisfare questi nuovi bisogni con le nostre idee.

“Questo è il nostro grido per dire alle donne che ce la posso fare; per dire alle donne musulmane che portano il velo che a maggior ragione ce la possono fare; per dire ai giovani che ce la possiamo fare con piccoli passi, a piccoli passi.”

Voi siete di ispirazione e modello per altre donne. Come vivete questa posizione?

È una grandissima responsabilità perché il nostro intento non era di diventare un modello o avere influenza su qualcuno.

Anzi all’inizio avevamo anche paura: prima della nostra apertura non abbiamo tanto pensato, non abbiamo contattato nessun giornale perché la cosa è nata con molta spontaneità.

Abbiamo capito però che essere imprenditrici è una grande responsabilità e ogni giorno operiamo con orgoglio, con dedizione e con tanta consapevolezza.

Keltoum Kamal Idrissi e Fatiha Mouradi, le fondatrici

Avete realizzato anche un contest creando grande interazione con le vostre clienti e chi vi segue. È questo in parte il segreto del vostro successo?

Noi cerchiamo, proprio partendo dalla Mission “Piccoli passi sono meglio di nessun passo”, di coinvolgere tutte le persone, che credono in questo sogno e che seguono questo percorso, in ogni nostra attività.

In questo modo anche loro, se vogliono realizzare qualcosa, se hanno dei consigli o feedback da dare possono essere utili a noi e a loro può essere utile la nostra storia.

Per questo facciamo vedere anche tanti aspetti del nostro lavoro, mentre montiamo gli arredamenti e sistemiamo gli articoli, proprio per far arrivare il messaggio che la donna può fare tutto quello che vuole.

Tutto questo è incluso in questo percorso del dare ed avere, che per noi è molto importante. I feedback di chi ci segue per noi sono molto importanti. Quindi non so dirti esattamente quale sia il segreto perché tutto avviene in maniera molto spontanea.

Il vostro stile è unico: un sapiente mix di glamour, creatività e attenzione per i vostri valori. Come ci riuscite?

Io non scomporrei queste cose come se fossero dei reparti ben divisi. Noi le viviamo tutte insieme, nel senso che fa parte della nostra personalità, di quello che sappiamo fare e che vogliamo trasmettere.

L’essere creativi e l’essere attenti ai propri valori e alla propria etica non sono aspetti separati, possono andare di pari passo. Ti aiutano a comprendere come devi mostrare quell’idea e trasmettere quel concetto.

Il messaggio parte in maniera molto spontanea ed aiuta a far comprendere anche il concetto di Fede: essa non è una cosa esterna a quello che è il valore di ogni persona.

Questa riflessione fa parte di un lavoro che noi facciamo tutti i giorni.

Che consiglio dareste a chi vorrebbe aprire un’attività, diventare imprenditrice, etc.?

Quello che possiamo consigliare è di studiare bene la propria idea, l’attività che si vuole aprire e progettare un business plan. Quindi analizzare la propria idea sotto diversi punti di vista, che siano concreti non solo concettuali.

Una volta che si vede che l’idea è veramente di valore e soprattutto dopo averla discussa, allora si può dire “Ok vado a spada tratta anche se non credono in me” ma se non è discussa e rimane tutto immaginato, si potrebbe purtroppo anche beccare una batosta, cosa che non consigliamo.

Il momento più bello e quello più difficile del vostro percorso.

Sicuramente se chiedessi ad ognuna di noi, te ne racconterebbe uno diverso.

Il momento più bello sicuramente è stato l’apertura del secondo negozio a Cesena che è stato uno dei passi più concreti, più pratici e quindi ci ha emozionato tanto. Anche perché è stato tutto interamente seguito da noi dalla A alla Z, voluto, con tanto impegno e dedizione. Quello è stato uno dei risultati che più ci ha commosso.

Il più difficile… tutti i giorni sono un pochino difficili, nel senso che comunque sia avere una propria attività in Italia è difficile però allo stesso tempo noi facciamo vedere che è difficile ma che non è impossibile.

Di recente, una sentenza francese permette ai datori di lavoro di obbligare i dipendenti a non indossare simboli religiosi sul luogo di lavoro qualora questi creino conflitti. Ma sappiamo che per molte il velo non è una costrizione ma una scelta. Cosa ne pensate dell’attivismo delle sorelle islamiche da una parte e il movimento di liberazione dall’obbligo del velo dall’altra?

Partiamo dalla sentenza: la sentenza lascia il tempo che trova nel senso che, secondo me, non è una sentenza equa perché nel concreto una donna che porta il velo tutti i giorni lo vedi, lo capisci, lo senti, lo sai. E poi è difficile da togliere, da nascondere mentre le persone che indossano un crocifisso, una catenina, o hanno un tatuaggio, riescono a nasconderli più facilmente.

“Una donna non dovrebbe poter scegliere: io sono una donna che ha potuto scegliere di indossare il velo seguendo un percorso ben definito di conoscenza e, a maggior ragione, se un’altra donna non lo vuole, non lo concepisce, non gli interessa io le sto accanto lo stesso. Perché è lei che deve scegliere e non deve essere costretta.

Non sono due movimenti da scindere, l’importanza sta nel valore che si dà alla donna sulla sua possibilità di scegliere. Spesso noi veniamo svalutate sia se vogliamo indossare la minigonna, sia se vogliamo mettere il velo, sia se vogliamo toglierlo; in qualsiasi caso la nostra scelta viene sminuita sempre.

Secondo me non devono essere confrontati come due movimenti diversi ma come un movimento unico che sottolinea e soprattutto vuole dar voce all’importanza della scelta delle donne. Prima noi impariamo ad usare bene queste terminologie, prima noi impariamo a non scindere questi movimenti e mettere sotto un unico tetto, più gli altri non lo potranno usare a proprio beneficio o non beneficio. Come spesso succede infatti spesso si utilizzano dei termini mettendo un movimento contro l’altro quando in realtà non è così.

Poi torniamo anche alla parola “islamica” perché a livello di terminologia spesso viene usato il termine “islamico” che è relativo a oggetti, abbigliamento e quant’altro; mentre per poter descrivere l’essere umano ad esempio il fratello, la sorella, le ragazze bisogna utilizzare il termine “musulmano”, “musulmana”, “musulmane”. Islamico si riferisce è un oggetto inanimato, per usare una terminologia corretta.

Purtroppo anche i giornali sono i primi a sbagliare scrivendo spesso “islamica” riferito alla persona musulmana, questo termine ormai ha assunto una connotazione negativa ed è diventato offensivo per la persona in sé.

Ci definiamo “ExtraWonders” perché tutte noi donne siamo straordinarie nel nostro ordinario, nella nostra quotidianità. Anche voi, imprenditrici e donne italiane e musulmane, che avete aperto il primo negozio di Modest Fashion in Italia lo siete. Come vi sentite? Che emozioni provate?

Allora in questo momento, ad essere sinceri siamo un po’ stanche. Perché è difficile, ci vuole una grande forza, una grande grinta e noi ogni giorno ce lo ricordiamo però a volte è veramente dura ma siamo anche contentissime, grate a Dio, e grate anche a tutte le persone che continuano a sostenerci e ci aiutano tutti i giorni e soprattutto credono in questo progetto.

The Next Step: il prossimo passo sarà?

Ma non possiamo fare spoiler!

Ovvio che noi vogliamo arrivare alla costruzione di Hijab Paradise come marchio in modo che tutti i nostri articoli in negozi siano di nostra produzione perciò non ci sarà forse un’imminente nuova apertura ma il nostro obiettivo sarà rafforzare il brand.

Noi siamo un po’ sognatrici… un desiderio/sogno per il futuro?

Noi siamo molto sognatrici quindi ne abbiamo tanti.

Un desiderio è che Il velo diventi quello che poi è in realtà: una situazione di normalità. Sarebbe bello, perché no, vedere Hijab Paradise tra i tanti marchi che ci sono nei centri di ogni città: insieme ad H&M, Zara trovi anche Hijab Paradise.

Non per una questione di orgoglio, di voglia di essere vicino agli altri brand ma per una visione di inclusività.

Sogno la possibilità di poter uscire con la mia amica non musulmana ed entrare da Hijab Paradise e poi accompagnarla dove vuole comprare lei. Così potremmo andare insieme a fare shopping.

Anche noi abbiamo tanti tipi di clienti: clienti non musulmani che fanno regali a musulmani, non musulmani che acquistano foulards, abiti ed accessori.

Qualche cliente può trovarsi in difficoltà e noi lo possiamo consigliare: se vuole fare un regalo ad un’amica musulmana ma non sa che cosa scegliere perché non conosce quella realtà e non la vive in prima persona, lo possiamo aiutare noi.

Per noi questo significa avere la libertà di uscire e di non avere paura del giudizio degli altri perché si indossa un velo.

Potete approfondire l’argomento leggendo l’articolo sulla Modest Fashion realizzato da Elena Panico , che trovate qui.

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