Dopo avervi raccontato della Norvegia artica ho pensato spesso ad un altro viaggio fatto esattamente in direzione opposta. Un viaggio fatto quattro anni fa in Patagonia e nella Terra del Fuoco. Un viaggio alla fine del mondo!
Penisola di Valdes
Punto di arrivo in Argentina è Buenos Aires che però sfioriamo soltanto per volare più a sud e poter raggiungere Puerto Madryn e visitare la Penisola di Valdes, porta d’accesso alla Patagonia argentina. E’ una penisola lungo la costa atlantica costituita per buona parte da terreno arido con qualche lago salato ed alcuni piccoli insediamenti. Ma è soprattutto un’importante riserva naturale designata Patrimonio dell’Umanità nel 1999. La strada che ci porta all’ingresso della riserva corre diritta e deserta in mezzo alla pampa secca, brulla e disabitata sotto un sole a picco (siamo in dicembre e qui è piena estate) che da’ a tutto una luce incredibile .
I Pinguini di Magellano
Una delle attrattive della penisola di Valdes sono le colonie di pinguini di Magellano. Non perdiamo tempo e andiamo a visitarne una entrando nella riserva. Percorriamo una strada sterrata e poi a piedi camminiamo lungo sentieri obbligati e arriviamo sulla costa del mare dove stazionano i pinguini. Il paesaggio è affascinante: la costa arida e stepposa è cosparsa di buche da dove escono pinguini adulti e piccoli che con la loro buffa andatura si dirigono verso il mare.
Non c’è nessuno oltre a noi e l’unico rumore che si sente oltre a quello del mare è il verso sgraziato dei pinguini simile al raglio di un asino. Percorriamo il sentiero attirati da questi buffi uccelli che staremmo a guardare per ore. Ce ne sono a migliaia che vanno e vengono dal mare o stazionano al sole. Il percorso obbligato lungo una passerella di legno ci porta fino alla riva del mare dove i pinguini si gettano in acqua e da animali un po’ sgraziati e buffi diventano per magia abili nuotatori. E’ uno spettacolo incredibile !!
Leoni e elefanti marini
La Penisoladi Valdes è una vera riserva naturalistica non solo per le colonie di pinguini, ma anche per molte altre specie che vivono qui. Mentre la attraversiamo incontriamo gruppi di nandù (simili agli struzzi) e molti guanachi fino ad arrivare a Puerto Norte dove staziona una colonia di leoni ed elefanti marini (la distinzione visivamente è per la proboscide e le grosse dimensioni).
Li ammiriamo da un’altura che ci permette una bella vista sulla spiaggia sottostante dove se ne stanno sdraiati e un po’ sonnolenti, ogni tanto lanciano urla simili a ruggiti.
Sono incredibili per le dimensioni e il goffo modo di muoversi. Sulla penisola ci sono varie colonie di questi animali che si possono ammirare tra scorci di piatti scogli e il mare di un colore pazzesco.
Parco de Los Glaciares
El Calafate
Ma questa era solo la porta d’ingresso alle meraviglie di questa terra. Ci dirigiamo sempre più a sud per raggiungere nella Patagonia meridionale la città di El Calafate sule rive del Lago Argentino. Man mano si avanza verso sud il clima si fa più rigido anche se il panorama è sempre lo stesso: pampa brulla e polverosa. Però le giornate si allungano regalandoci molte ore di luce.
La città si rivela carina con case di legno colorate ed è abbastanza animata visto che è punto di partenza per chi vuole visitare il parco de Los Glaciares. Gironzoliamo un po’ tra le case e i negozi anche se il vento freddo e fastidioso ci taglia la faccia.
Perito Moreno
La mattina successiva partiamo costeggiando prima il Lago Argentino e poi attraversando un tratto di pampa brulla e senza alberi per arrivare ai boschi del Parco Nazionale de Los Glaciales. Fa abbastanza freddo quando, lasciata la macchina, ci incamminiamo lungo un bel sentiero che ci porta verso il Perito Moreno attraversando boschi di conifere. Chiacchieriamo con la guida che ci accompagna quando finalmente dopo una curva eccolo in tutta la sua grandezza e maestosità! Anche se avevamo già visto foto e filmati, ritrovarcelo davanti ci lascia senza fiato.
Dal punto dove siamo oltre ad ammirarne l’ampiezza della parete di ghiaccio si può capire anche la sua profondità.
Per vederlo meglio prendiamo una barca che ci porterà ad ammirarlo da vicino. La navigazione dura circa un’ora durante la quale godiamo di un panorama fantastico mentre ci avviciniamo lentamente alla massa di ghiaccio. La parete di circa 5 km che abbiamo davanti è imponente e incredibile. Ci sono colorazioni e sfumature azzurre che ne danno un’immagine quasi fantastica. Il cielo è grigio e l’aria molto fredda, ma non possiamo fare a meno di stare all’esterno della nave per goderci lo spettacolo. Ogni tanto si sente il fragore dei pezzi di ghiaccio che si staccano e cadono in acqua. Siamo senza parole forse anche per il freddo che ci ha congelato la mascella, ma ne valeva sicuramente la pena!
Tour dei ghiacciai
Non contenti il giorno successivo decidiamo di fare un giro in barca sul lago Argentino per fare il giro dei ghiacciai che questo enorme specchio d’acqua ospita. La giornata è splendida e il lago circondato da cime innevate risalta al sole. Al porto di Puerta Barbera saliamo su un grosso catamarano e iniziamo la navigazione che, risalendo il braccio del lago, ci porta alla zona dei ghiacciai. L’imbarcazione si muove lentamente tra cime innevate e grossi iceberg azzurri che galleggiano sull’acqua. Azzurra l’acqua del lago, azzurro il cielo e azzurri gli iceberg.
Nell’antartico, bianco sconfinato cimitero, / il bianco sogghigna nei suoi monumenti di ghiaccio / il pensiero del nulla si spalanca nella profondità lattea del cielo.
Vinicio Capossela, La bianchezza della balena, 2011
Uno spettacolo incredibile e quasi magico! Fa freddo, ma non ce ne andiamo dal ponte per non perdere neppure un fotogramma di tanta bellezza. Poi, ad un tratto dopo un’ansa del canale, ci appare il fronte del ghiacciaio Upsala a cui non possiamo avvicinarci troppo per via degli iceberg che potrebbero urtare la barca, ma di cui riusciamo ad ammirare la grandezza e l’estensione (una larghezza di 13 km e una altezza di 40 metri).
Dopo averlo guardato e fotografato a lungo prendiamo un altro braccio del lago e raggiungiamo il ghiacciaio Spegazzini, il più alto tra questi enormi monumenti naturali avendo punte di 130 metri di altezza. La luce, i colori, lo spettacolo della natura ci lascia senza fiato ancora una volta.
Sono veri e propri monumenti naturali che il cambiamento climatico sta mettendo in pericolo , ma se volete approfondire l’argomento https://it.euronews.com/2019/12/14/perito-moreno-il-ghiacciaio-che-resiste-e-non-si-scioglie
Deviazione in Cile
Già che siamo in zona decidiamo di fare una deviazione di un paio di giorni in Cile per visitare il Parco di Torres del Paine, una delle più grandi aree protette della Patagonia Cilena. Un bus ci porta a Puerto Natales in Cile lungo una strada che attraversa deserto e terreno brullo e disabitato per circa quattro ore. Arrivati alla frontiera perdiamo un po’ di tempo con le pratiche amministrative e poi ci vogliono altre due ore buone per arrivare al paese che si trova vicino all’ingresso del Parco. Il paese di Puerto Natales è molto piccolo e poco turistico e data l’aria gelida e il vento fastidioso lo giriamo rapidamente e poi ci rintaniamo in un ristorante per scaldarci e rifocillarci .
Parco Torres del Paine
La mattina dopo colazione raggiungiamo con un bus il parco percorrendo una strada che si snoda tra fattorie e branchi di mucche e pecore al pascolo alternate a pampa brulla e disabitata. Poi si cominciano a vedere in lontananza le prime alture andine spruzzate di neve. Le cime innevate svettano in un bel cielo azzurro. Ci fermiamo all’ingresso del parco per acquistare qualcosa da mangiare al sacco e ci incamminiamo lungo i sentieri che ci portano fino ai piedi delle tre meravigliose vette delle Torri del Paine, un gruppo di tre enormi monoliti in granito . Branchi di guanachi che pascolano nei prati completano il quadro veramente idilliaco.
Continuiamo il percorso tra queste splendide catene di montagne e laghi d’acqua dolce formati dai ghiacciai. Verso l’una ci fermiamo per mangiare qualcosa godendoci il sole e il paesaggio vicino al lago Sarmento. Nel pomeriggio raggiungiamo Salto Alto dove uno dei fiumi forma una cascata proprio sotto le cime e poi il Lago Grey dove si può vedere il fronte di uno dei ghiacciai mentre un vento sempre più freddo quasi ci impedisce di camminare. Ma il panorama merita qualsiasi difficoltà!
La Terra del Fuoco
Rientrati in Argentina percorrendo a ritroso lo stesso tragitto dell’andata prendiamo un aereo che ci porta ancora più a sud nella Terra del Fuoco. Si chiama così perché quando Magellano arrivò in queste zone vide i molti falò accesi dagli indigeni per scaldarsi. E’ un vasto arcipelago che va dallo stretto di Magellano a Capo Horn, il punto più a sud del continente americano: appunto la fine del mondo!
Ushuaia
Arriviamo a Ushuaia sotto un cielo grigio e sentiamo subito che la temperatura è notevolmente più bassa e il vento imperversa. La città si è ingrandita con l’avvento del turismo in modo rapido, ma disordinato che non ne fa certo una bella città. Però ha il fascino delle città di frontiera dove si mescolano case colorate, molte con i tetti di lamiera, residuo dei primi pionieri arrivati in queste terre inospitali e nuove costruzioni dovute a esigenze turistiche. Gironzoliamo per la città e andiamo a visitare il museo ricavato nel vecchio carcere aperto qui nel 1896 con l’idea di colonizzare la regione piuttosto disabitata. Così portarono alla fine del mondo i prigionieri che avevano commesso delitti una seconda volta: i cosiddetti “recidienti”. Nelle celle del carcere sono raccontate le storie dei detenuti (molti anche gli italiani) ed è possibile visitare uno dei bracci che è stato lasciato così come era. E’ impressionante pensare alle condizioni strutturali e climatiche in cui erano costretti a vivere qui.
Tra le altre cose scopriamo che contribuirono alla costruzione di parte della città anche un gruppo di bolognesi che vennero qui nel 1948 per un progetto di ricostruzione della città di Ushuaia che coinvolse emigranti italiani arruolati come manodopera da Carlo Borsari. Se siete curiosi e volete saperne di più https://www.migrer.org/storie/ushuaia-una-nuova-bologna/
Finito il giro della città torniamo in albergo per mangiare qualcosa e festeggiare l’ultimo dell’anno aspettando la mezzanotte in piena luce (alle undici di sera è ancora pieno giorno) e in un silenzio surreale da fine del mondo!
Il canale di Beagle
La mattina seguente raggiungiamo il porto dove saliremo su una barca per una navigazione sul canale di Beagle. E’ lungo ben 240 km e separa l’Isola Grande, dove si trova Ushuaia, da altre isole più piccole. E’ una delle tre “strade navigabili” che collegano Pacifico e Atlantico.
Iniziamo la navigazione consapevoli che stiamo ammirando lo stesso paesaggio che videro anche Darwin e Magellano nei primi dell’800. Chissà cosa pensavano guardando queste terre selvagge e disabitate! La prima isoletta che incrociamo è l’isola degli uccelli, nelle isole Bridges dell’arcipelago di Alicia: qui vivono colonie di cormorani di Magellano e cormorani Imperiali. Sono così tanti che è impossibile contarli. L’isolotto ne è letteralmente ricoperto.
Ci giriamo attorno per vederli bene e poi proseguendo arriviamo all’isola de Los Lobos dove staziona una colonia di leoni marini. Sono sdraiati uno vicino all’altro, qualcuno alza la testa e ci guarda passare.
Il cielo grigio da’ al panorama un che di selvaggio e fuori dal mondo. Avanziamo lentamente fino a uno degli isolotti dove attracchiamo e scendiamo per fare due passi a piedi. La natura incontaminata che ci accoglie è incantevole. Attorno si vedono cime innevate e nel canale numerosi isolotti e nonostante il vento freddo restiamo a guardare affascinati.
Riprendiamo la barca e arriviamo dopo circa un paio d’ore al faro Les Eclaireurs, un faro, dipinto a bande bianche e rosse con la lanterna nera in cima che viene chiamato dagli Argentini “Faro del fin del mundo”. Sull’isolotto roccioso su cui si trova staziona un gruppo di leoni marini. Il cielo alterna nuvole a sprazzi di sole dando al paesaggio colorazioni diverse e suggestive.
Il Parco Nazionale
Il giorno dopo, fatta colazione andiamo con una guida a fare un trekking nel Parco Nazionale, un area molto grande e tranquilla dove è possibile fare passeggiate tra lagune, vette e sentieri panoramici. Il Parco si affaccia da un lato sul canale di Beagle. E’ un po’ nuvoloso, ma il paesaggio è unico. Il bosco che attraversiamo si specchia nella baia colorandola di verde mentre le vette innevate in lontananza fanno da cornice. Camminiamo scoprendo laghi, corsi d’acqua e vette innevate, avvistando lepri, oche e vari uccelli. E’ un ecosistema perfetto che sembra rimasto inalterato nel tempo, ma comunque molto fragile che va salvaguardato in tutti i modi.
Poi arriviamo al termine della strada Nazionale n. 3, oltre non ci sono più strade : siamo proprio alla fine del mondo!
Finisce qui anche il nostro viaggio in queste terre lontane che hanno mantenuto ancora oggi lo spirito selvaggio e incontaminato di una natura che ancora l’uomo non ha rovinato.
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