Sport e femminile: a che punto è la narrazione?

Di recente ho avuto la fortuna di leggere Fondamentali, un libro che mi ha subito attratta perché parla di sport e di comunicazione: due ambiti che mi sono molto molto familiari.
Fondamentali è pubblicato da 66thand2nd, che ringrazio per avermi inviato una copia, ed è scritto da Giorgia Bernardini, Olga Campofreda, Elena Marinelli, Tiziana Scalabrin e Alessia Tuselli.

Quello che mi sono trovata davanti è stata una riflessione corale sul modo in cui il femminile viene raccontato nell’ambito della narrazione sportiva. Cinque storie diverse, unite dal filo conduttore di come la comunicazione sportiva sia in realtà ancora lontana da una rappresentazione oggettiva del femminile ma tenda invece a stereotipare le donne, uniformandole a uno standard principalmente maschile ed escludendo tutto ciò che viene percepito come “fuori norma”.

Ne ho parlato con Olga Campofreda, una delle autrici, che mi ha raccontato come è nata l’idea di Fondamentali: “Nell’estate del 2021, in occasione delle Olimpiadi di Tokyo, sono stata contattata da
Giorgia Bernardini, fondatrice della newsletter di sport femminile Zarina. In quell’occasione Giorgia mi ha chiesto di parlare di scherma da una prospettiva di genere.
Anche se avevo già scritto di scherma in passato, non avevo mai esplorato l’argomento da questo punto di vista e in quel momento mi si è aperto un mondo. Zarina è diventata una piattaforma di conversazione e confronto con altre scrittrici e studiose tra cui appunto Elena Marinelli, Tiziana Scalabrin e Alessia Tuselli. Insieme ci siamo rese conto che era necessario andare a coprire un buco nella narrazione dello sport, che ha sempre visto le donne come delle intruse, soggetti ‘altri’, ammessi in un contesto per la maggior parte raccontato per uomini da uomini. Fondamentali introduce nel discorso anche un’altra necessità: quella di superare il racconto sportivo limitato ai risultati, abbracciando la vita delle atlete a tutto tondo, il loro stile, la loro personalità, le loro esperienze personali, che sono aspetti importanti per comprendere a pieno il modo che queste donne hanno di stare in campo o in pedana”.

Lo sport a propria dimensione

Sport e narrazione di genere sono argomenti che, d’altra parte, le autrici conoscono in prima persona. Proprio per questo, ho voluto chiedere a Olga Campofreda, per la quale lo sport è una vera e propria parte di vita e non solo un argomento di cui scrivere, quanto della sua esperienza personale sia confluito nel libro.

“Da quando avevo sei anni con alterna disciplina tengo un diario, che è stato il mio primo approccio alla scrittura. Posso dire quindi che scrivo da più di trent’anni, e questo tempo coincide perfettamente con la mia esperienza di schermitrice, atleta prima, maestra poi.
Lo sport e la scrittura sono due forme di linguaggio. In entrambi i casi si raccontano delle storie. La scherma è uno sport incredibilmente letterario, prima ancora che il tennis cominciasse a flirtare con la pagina scritta, i grandi classici avevano fornito delle magistrali rappresentazioni di duelli. Pensiamo a D’annunzio, ma anche a Dumas e Cechov. La spada, soprattutto, è una disciplina che porta in sé la metafora della vita e della morte per quel modo realistico che ha di contare i colpi, rispetto ad altre armi convenzionali come la sciabola e il fioretto.
Con Fondamentali ho messo insieme il mio amore viscerale per la spada e il mio interesse per un tema come quello dei modelli, soprattutto nell’esperienza di emancipazione femminile, un argomento di cui ho parlato molto nell’ultimo anno anche per il mio romanzo Ragazze perbene“.

Le atlete che hanno fatto la differenza

La lettura di Fondamentali mi ha permesso di conoscere e riscoprire figure incredibili di atlete, in grado con la propria esperienza, di dare un segnale forte e di indirizzare la narrazione stessa.
Dato il mio lavoro, mi sono focalizzata soprattutto sul capitolo dedicato alla scherma, dedicato ad Alexandra Ndolo.
“Avevo intervistato Alexandra Ndolo brevemente per il pezzo che ho scritto su Zarina dopo Tokyo 2020″ spiega Olga Campofreda. “In quell’occasione le avevo dedicato solo un paragrafo, ma c’era un’immagine di cui non riuscivo proprio a liberarmi: è la scena di lei bambina che vede trionfare un’atleta che le somiglia, Laura Flessel, la prima donna nera a vincere un’Olimpiade di spada nel 1996, ma anche la prima donna in assoluto”.
Un primato che, come scopriamo attraverso la lettura di Fondamentali, avrà un impatto indelebile nella memoria della piccola Alexandra e che le farà da faro per la sua futura carriera agonistica.

Ma lo sport, a ben guardare, è ricco di figure femminili di spessore: ce n’è qualcuna, domando a Olga Campofreda, che non è rientrata nel libro e della quale le sarebbe piaciuto parlare?
“La scherma è fatta di molte protagoniste affascinanti. Un giorno mi piacerebbe raccoglierle tutte, da Isaora Thybus a Olga Kharlan, ma anche Giovanna Trillini, che mi darebbe la possibilità di parlare anche dell’esperienza di allenatrice. Sentivo però che era l’occasione giusta di dare visibilità a chi ancora non ne aveva avuta a sufficienza. Del resto anche questa è una forma di impegno politico nello sport”.

Scrivere il futuro

Leggere Fondamentali è stata per me un’esperienza davvero arricchente, di quelle che ti lasciano qualcosa acceso dentro. Mi ha portato a riflettere sotto una luce nuova su aspetti che finora avevo sempre dato per scontati, semplicemente perché da sempre vengono esposti in un certo modo.
Ma a che punto siamo con la narrazione del femminile nello sport in Italia? Mi risponde Olga Campofreda: “Questa domanda mi fa molto male. Narrare lo sport femminile significa prima di tutto interrogarsi sull’attuale posizione delle donne non solo nello sport, ma nella nostra società, dato che lo sport è un aspetto di essa. Siamo ancora molto lontani dalla parità di genere. Sia nei giornali che parlano di sport sia nelle stesse Federazioni la presenza delle donne è limitata a ruoli di subordinazione, mentre i vertici restano storicamente occupati da uomini. Questo mi sembra un dettaglio eloquente che certamente contribuisce alla scarsa attenzione dedicata alle questioni di genere nel mondo dello sport, salvo poche eccezioni”.

Per concludere, non resta quindi che una domanda: Fondamentali racconta figure che hanno in qualche modo cambiato le regole del gioco ma in che modo possiamo, nel nostro piccolo, contribuire anche noi?
“Parlandone, parlandone tantissimo con tutti e con tantissima pazienza. È una battaglia in salita e con tanti muri lungo il percorso. Ma anche i muri si scavalcano, con l’allenamento giusto”.

Non resta che prendere lo slancio e saltare.

Facebooklinkedininstagram