Per la nostra sezione Extra Ordinarie abbiamo intervistato Laura Gorzegno, la Presidente de “La Meta Centro Donne“, un’associazione di donne di Bologna nata per offrire uno spazio ed un tempo di scambio alle donne in generale e alle donne in difficoltà, in particolare.

Come è nata l’associazione La Meta? Parlaci della vostra storia.

La Meta è nata come un presidio del territorio per le donne perché nel 1990 ci fu un episodio di violenza ad una donna proprio qui, al quartiere Barca di Bologna. All’inizio l’associazione si chiamava “Il Cerchio”, successivamente è diventato “La Meta”.

Purtroppo, 30 anni fa il territorio della Barca, così come quello del Pilastro, era una terra di frontiera e vi erano una grande fragilità e molta violenza nascosta.

Da questo episodio, le donne decisero di dedicare un tempo ed uno spazio in questo quartiere: un tempo nella loro vita ed uno spazio nel territorio per creare una comunità piccola, all’inizio molto piccola, che aveva evidentemente radici molto profonde perché siamo arrivati ai 30 anni di attività.

“La Meta nasce come momento di ascolto e di risposta al silenzio che spesso e volentieri accompagnano l’episodio di violenza. L’associazione è guidata dal coraggio di dare una risposta concreta in un tempo e in una zona nella quale sarebbe sicuramente scivolato tutto nel silenzio, in un pericoloso silenzio.”

La storia dell’associazione è iniziata con un atto di coraggio ed è un atto di coraggio quello che poi l’ha portata avanti. Da lì ci sono state numerose staffette di donne che si sono prese cura dell’associazione e ne hanno garantito la sopravvivenza, ampliandola.

Ora siamo vicine alle 200 socie e non sono poche 200 donne che, in qualche modo, decidono di riconoscere, partecipare e mantengono aperta questa strada per 30 anni. Vuol dire che ci sono stati tanto coraggio e tanta cura di questa realtà e anche se a volte non è davvero stato facile.

Immagino quali possano essere state le difficoltà del passato, prima del mio arrivo, e garantire un ricambio generazionale all’associazione è forse la sfida più grande che ci si trova ad affrontare. Noi vogliamo consegnarla al tempo, cioè desideriamo che possa proseguire la sua attività con le generazioni future.

Tu sei diventata Presidente nel 2014. Come sei arrivata a La Meta? Ti va di approfondire?

Conoscevo già l’associazione perchè 13/14 anni prima, dopo il parto, ho partecipato ad un corso di cosmesi naturale ed ad un corso che mi aveva molto interessato della Dott.ssa Maria Crapis, psicologa, che univa la psicologia al cinema, poi però non l’avevo più frequentata. Nel frattempo sono passati tanti anni perché sono stata presa dal ruolo di mamma, moglie e professionista.

Ad un certo punto però mi sono sentita appagata dalla mia vita e mi sembrava giusto restituire tutta questa grazia facendo qualcosa per la comunità, mi sono chiesta dove potevo indirizzare questo desiderio così da dare un aiuto concreto ed è vero che, quando chiedi qualcosa, questo poi arriva. Magari ci mette un po’ di tempo perché l’accelerazione che abbiamo noi non è quella che ha l’universo, però arriva.

Io mi ero iscritta ad un corso sull’adolescenza e, proprio durante l’ultimo incontro Luisa Valorosi, che era l’attuale Presidente dell’associazione, presentò un appello disperato sul fatto che da lì a poco l’associazione avrebbe chiuso perché non c’era più linfa vitale. Non vi era più la possibilità di andare avanti: mancavano gli aiuti e le collaborazioni.

Lì, immediatamente, mi è arrivata l’intuizione che era quello che stavo cercando. Mi colpì anche la tristezza che aveva Luisa nel fare questo appello e dissi “Non c’è problema, verrò io questo autunno”.

Cominciai così ad andare in associazione, rendendomi conto che c’era molto lavoro da fare però io mi sentivo inadeguata perché la vedevo come una sfida molto più grande di me.

Lì ho imparato una delle prime cose che mi ha insegnato l’associazione: AFFIDARSI.

“Se sono qui, c’è un motivo”, mi sono detta, quindi ho iniziato a lavorare per cercare di capire questa strada dove mi avrebbe portato. Incredibilmente piano piano sono arrivate persone nuove e piano piano siamo riusciti a ricostruire un gruppo e a fare tante attività. Lì ho visto veramente la potenza di quello che le persone riescono a fare mettendo insieme quel poco che hanno. Questo è un altro insegnamento che io ho ricevuto dall’associazione.

Entri con l’idea di avere qualcosa da dare e invece ricevi.

Oggi per me il bilancio è tutto sul ricevere perché quello che alla fine io do è molto meno di quello che ricevo. In questo percorso poi si sono aggiunte persone nuove, energie nuove, capacità nuove, competenze nuove e siamo riuscite davvero a risalire la china tutte insieme.

Per me è stata una delle esperienze più belle che abbia visto nella mia vita. Umanamente l’associazione mi ha dato tantissimo, è stata la mia palestra di vita. Mi ha aiutato a prendere sicurezza con me stessa, a prendere consapevolezza delle mie capacità perché queste sono le sfide con cui ci misuriamo quando decidiamo di fare qualcosa che non fanno tutti.

La Meta offre alle socie la possibilità di avere a disposizione due incontri di consulenza gratuiti in ambito psicologico e legale. Ci spieghi meglio in cosa consistono?

Abbiamo due professioniste dell’area legale e due professioniste dell’area psicologica che collaborano con noi da tanti anni e che hanno deciso di accompagnare l’associazione qualora ci siano dei casi di donne in difficoltà.

Mettiamo a disposizione un primo consulto o un paio di consulti, indirizzando in una delle due aree o anche in entrambe se necessario. Quando le persone ci chiamano in associazione, segnalando questa necessità, noi contattiamo le psicologhe o le avvocatesse, segnalando il nominativo, dopo aver chiesto il permesso alla persona interessata e da lì parte poi un contatto. Per questi incontri noi mettiamo a disposizione anche i nostri spazi, in caso la persona interessata abbia delle difficoltà a raggiungere le professioniste in studio.

L’Associazione ha questo servizio attivo da tanti anni ma stranamente la frequenza è molto bassa, parliamo di circa 5-6 accessi all’anno. Negli ultimi anni lo abbiamo comunicato tante volte e pubblicizzato sul nostro sito, ci tengo a ribadire che l’accesso a questi servizi è gratuito. Sono poche le persone che lo utilizzano e, come ben sappiamo, purtroppo non si può dire che la violenza non ci sia.

Non riusciamo a spiegarci questa bassa affluenza: forse sul territorio ci sono altre associazioni che sono più specializzate in questo, o che forniscono un percorso di supporto più completo. Ma non credo che la situazione nel quartiere oggi come oggi sia migliorata molto. Noi comunque continuiamo ad esserci ed il servizio è attivo.

La vostra associazione organizza corsi su varie tematiche. Quali sono gli argomenti preferiti dalle socie?

Proponiamo in maniera ricorrente corsi classici che hanno scadenze trimestrali o quadrimestrali come yoga, pilates, balli di gruppo, teatro e cucito. Dedicati ad un utenza che ama il percorso, che ama investire nella relazione perché nel gruppo settimanale si fanno conoscenze e nascono nuove amicizie.

Poi offriamo un altro percorso che facciamo da circa tre anni che abbiamo chiamato “I martedì del Benessere“, dove gli argomenti sono sempre diversi e la platea è sempre diversa.

Quest’ultima è sicuramente un tipo di utenza che segue più la materia, sono incontri dove il tema che guida è il benessere psicofisico della donna; sono tematiche che spaziano anche tra le diverse età della donna e le diverse esigenze. Naturalmente c’è anche chi pratica l’uno e l’altro percorso.

Una serata di incontro in associazione

Com’è la situazione dell’associazione post lockdown? È stato difficile riaprire?

Assolutamente si, ma sarebbe stato difficile se avessimo mantenuto le aspettative identiche a quelle che avevamo prima, se avessimo voluto fare tutto quello che facevamo prima nel modo in cui lo facevamo prima. Siamo partite proprio dal settare diversamente le aspettative e, dal momento che era una situazione del tutto nuova, la difficoltà sta proprio nel rispettarle.

Abbiamo deciso di andare molto più lentamente, molto più piano e quindi partire con calendario poco ricco di impegni, soprattutto quelli prolungati. Abbiamo deciso di investire su quegli argomenti che potessero riportare le persone in associazione ma senza il timore che qualcosa ci avesse impedito di finire. Ci siamo concentrate sugli incontri de “I martedì del Benessere” con appuntamenti a tema ecologico e psicologico.

L’importante per noi era far tornare le persone in associazione, farle riprendere l’aspetto relazionale, in maniera tale che le persone potessero tornare ad uscire, potessero tornare a vivere una dimensione esterna. Modificando allora la velocità, con dei ritmi più lenti, e le proposte: ci stiamo riuscendo.”

L’anno scorso avete raggiunto il bel traguardo dei 30 anni di attività. Come è cambiata l’associazione e come sono cambiate le socie?

Gli anniversari sono sempre un momento importante per fare bilanci ed i 30 anni che, purtroppo, non abbiamo potuto celebrare sono un grosso rammarico ma ci rifaremo. A questo punto, posso dirti che la generazione di donne che sta portando La Meta oggi è un mix di diverse generazioni di persone: abbiamo ancora con noi tutta la vecchia guardia, questo per me è fondamentale perché è la memoria dell’associazione, e poi ci siamo noi che siamo le nuove.

Quello che non cambia, anche se noi cambiamo, è il desiderio di stare insieme, di condividere e l’obiettivo comune di spendersi per qualcosa che possa essere d’aiuto. Sono cambiate le donne in questi anniversari ma non è cambiato il modo che queste donne hanno di vivere l’associazione. Mi piace pensare che c’è proprio una continuità che non si spezza e che noi, presenze attuali, riusciamo ad interpretare e che probabilmente sentiamo nostra.

Il momento più bello e quello più difficile del tuo percorso come Presidente e del vostro percorso come associazione.

Sicuramente un momento molto difficile è stato quando eravamo arrivate molto vicino alla chiusura dell’associazione. Il momento più bello è stato il festeggiamento dei 25 anni dell’associazione dove c’è stata anche la partecipazione delle istituzioni.

Personalmente, il momento più bello è stato quando mi sono resa conto di quanto l’associazione mi avesse aiutato a superare le mie insicurezze. Qualche anno dopo, quando poi nella mia vita professionale mi è stata offerta la possibilità di fare un percorso di crescita, quando mi sono sentita non dico sicura ma in grado di poter accettare questa proposta, ho capito che stava succedendo perché La Meta mi aveva aiutato ad acquisire più sicurezza in me stessa.

Festeggiamento per i 25 anni di attività con Virginio Merola, Sindaco di Bologna nel 2015

Ci definiamo “ExtraWonders” perché tutte noi donne siamo straordinarie nel nostro ordinario, nella nostra quotidianità. Anche voi de La Meta lo siete. Come vi sentite? Che emozioni provate?

L’emozione più grande credo che sia proprio quella di poter condividere, di poter lavorare, di poter esserci per un obiettivo comune che vada al di là delle paure più strette. L’emozione più importante è questa: la gioia di realizzare un obiettivo comune, di lavorare, di esserci proprio per portare avanti qualcosa in cui crediamo. Ci anima una forte condivisione di intenti, di desiderio, di motivazione gratuita non finalizzata ad uno scopo personale ma rivolta al dare, al sociale.

Si sente spesso parlare di successi ma raramente sentiamo parlare di fallimenti, o meglio esperienze negative. Pensiamo che facciano parte del percorso di ciascuno. Credi di voler condividere con noi qualcosa che poteva andare diversamente?

Tra i primi aiuti che arrivarono in associazione per cercare di risollevare la situazione arrivò un ragazzo che si occupava di difesa personale, una persona molto appassionata. In realtà lui stava cercando di trovare uno spazio per lui più che una collaborazione con l’associazione. Noi ospitiamo tutti e accogliamo tutti ma non è uno spazio che puoi fare tuo, non è uno spazio che puoi guidare tu da solo.

Noi proponiamo l’integrazione, non il monopolio, e comunque non accettiamo delle finalità esclusive. Lo ricordo come un momento negativo perché fu una disillusione, non avevo capito quali fossero le sue reali intenzioni. Ed è stato un fallimento avere poi dovuto chiudere questo rapporto che evidentemente era stato frainteso.

Può capitare che apparentemente c’è una finalità di intenti comuni per poi arrivare a vedere che non è così. Noi perseguiamo un obiettivo comune ed abbiamo una finalità chiara.

Seguire interessi personali non è compreso nelle nostre attività. Nel gioco delle cose però ci sta, quando si cerca non sempre si trova. Per fortuna però sono solo pochi episodi.

Le associazioni presenti sul territorio bolognese costituiscono una importante realtà: offrono momenti di condivisione ed interazione importanti per la costruzione del tessuto sociale. Anche le associazioni, come le persone, hanno bisogno di fare rete e Bologna è molto attiva sul versante delle associazioni femminili. Che rapporto avete con le altre associazioni e cosa si può fare per migliorare la visibilità di queste realtà?

Nell’ultimo periodo abbiamo partecipato ad un’iniziativa che ha portato avanti il Comune proprio cercando, finalmente dopo tanti anni e dopo forse anche dopo tanti tentativi, di creare una rete.

La rete è fondamentale. Abbiamo avuto un primo incontro in videoconferenza a cui hanno partecipato molte delle associazioni, anche del nostro territorio, e devo dire che è stato un incontro ricchissimo, di grande utilità per tutti.

Questo ci ha permesso di scambiarci delle informazioni e ci dato l’opportunità il capire anche quanto davvero è strutturata e ricca la proposta delle associazioni e quanto questo potrebbe rappresentare una risorsa per tutti.

Si possono davvero creare molte sinergie e per le associazioni una sinergia diventa una moneta di scambio e di potenza incredibile perché fare sinergia, avere sinergie, significa avere opportunità e averle gratuitamente.

Quindi dal momento che le risorse economiche sono sempre meno, io sposo a pieno tutte le iniziative che in qualche modo ci portano a fare rete. Con questo è fondamentale avere un supporto sia per la piattaforma ma anche per quella attività di coordinamento per organizzare gli incontri e garantirne la continuità, mettendo degli strumenti a disposizione perché si possa realizzare concretamente.

Questi sono stati percorsi che hanno richiesto la presenza di diversi incontri, abbastanza frequenti e noi come associazione abbiamo dovuto lasciare ad un certo punto perché non riuscivamo a garantire la presenza delle persone dell’associazione.

Secondo me, va trovata una giusta dimensione per le associazioni oppure strutturare un percorso del genere cercando di riuscire a capire quanto possa essere tecnicamente partecipato. 

The Next Step: il prossimo passo sarà?

Il prossimo passo è il NUOVO.

Abbiamo fatto questa stagione con un percorso sul tema “Ricominciare Dal Bello”. Bello inteso come una dimensione di benessere e di positività e questo per me era un messaggio molto importante da dare in riapertura. La nostra scelta è stato apprezzata tantissimo, addirittura alcune associazioni ci hanno chiamato per avere i contatti delle persone intervenute all’incontro perché è stata proprio una risposta a un bisogno concreto che è emerso drammaticamente dopo mesi di lockdown.

Adesso mi piacerebbe provare ad introdurre argomenti nuovi, stuzzicando la curiosità magari proprio in risposta a quello che può essere stato un momento di grande apatia in cui abbiamo dovuto chiuderci nelle nostre case e rinunciare ai nostri bisogni e desideri.

Questo anche nel tentativo di continuare a garantire il ricambio generazionale e di far partecipare il numero maggiore di persone. Vorremmo provare a raggiungere fasce di utenti e di persone che finora non siamo riusciti a raggiungere con le proposte fatte fino ad adesso.

Noi siamo un po’ sognatrici… un desiderio/sogno per il futuro?

Il mio sogno sarebbe quello di riuscire ad incontrare sempre di più i bisogni delle persone, di riuscire a leggerli ed interpretarli in modo da poter rispondere ad essi.

“Vorrei che l’associazione rappresentasse per altre persone l’opportunità che ha rappresentato per me e per le altre donne che come me l’hanno frequentata”.

Io sento tanto il bisogno di sperimentare, capirmi, conoscermi e so che questo bisogno lo possono avere anche altre donne. Ecco, ho l’ambizione e il desiderio di potere trovare quella chiave per cui venire in associazione, frequentarla, possa rappresentare un’occasione, un’esperienza, un’opportunità.

Perché io sono uscita da questa esperienza come una persona migliore ed è questo quello che auguro a tutti quelli che sono alla ricerca di un cambiamento.

Potete seguire le attività dell’associazione sul loro sito https://lametacentrodonne.wordpress.com/

Su Facebook: La Meta CentroDonne Bologna

Vi consigliamo anche il nostro articolo sulla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le Donne, realizzato da Maria Grazia Manfredelli, che trovate qui.

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