Dopo il nostro viaggio in Norvegia per l’avvistamento delle orche ci siamo fatti prendere la mano e abbiamo deciso di fare un viaggio alle Azzorre per avvistare altre creature del mare. Sono partita non sapendo nulla di queste isole se non che sono un arcipelago situato in una posizione isolata dell’Oceano Atlantico tra le coste del Portogallo e degli Stati Uniti e che sono punto di passaggio delle rotte delle balene.

Dev’esserci un’isola più a sud,

una corda più tesa e più vibrante,

un altro mare che nuota in altro blu.

(José Saramago)

Horta

Per arrivarci voliamo a Lisbona e poi all’isola di Faial e precisamente a  Horta  dove faremo base . L’isola si presenta verde e lussureggiante con pascoli e terreni coltivati che si affacciano sulle alte scogliere a picco sul mare intervallate da poche spiagge nere che rivelano la sua natura vulcanica.

Arriviamo nel tardo pomeriggio e, senza neppure passare dall’albergo, veniamo scaricati al porto per un’uscita in mare non prevista, ma dovuta al fatto che nei prossimi giorni probabilmente ci sarà una perturbazione  e quindi cerchiamo di sfruttare al massimo i giorni buoni.  Il gruppo è formato da una decina di persone più il biologo wwf che ci accompagna e i biologi marini portoghesi che ci mettono a disposizione il gommone.

Prima uscita

Indossati pantaloni e giacca impermeabile  come marinai navigati saliamo sul gommone e  ci dirigiamo verso il braccio di mare che si trova tra l’isola di Faial e quella di Pico; non è freddo e c’è un po’ di sole ma il mare si sta agitando e si balla un po’. Dopo poco un gruppo di delfini ci da’ il benvenuto saltando a fianco della nostra imbarcazione facendoci dimenticare subito stanchezza e mare agitato.

Ma il piatto forte è l’incontro con un gruppo di capodogli, due femmine e un maschio. I capodogli appartengono al gruppo degli odontoceti (dopo due viaggi con i biologi ne so a pacchi!), cioè quei cetacei che hanno i denti anziché i fanoni come le balene. Sono davanti a noi a pelo d’acqua e, anche se gran parte del corpo è sotto, ci si rende conto della loro grandezza (il biologo dice che possono raggiungere  i 18 m di lunghezza e superare le 45 tonnellate di peso!!). Restiamo a guardarli fino a quando il maschio non si immerge lasciandoci con l’emozionante spettacolo della sua coda. Inutile aspettare che riaffiori può restare a enormi profondità anche per un’ora a caccia di calamari giganti.

Seconda uscita

Facciamo una seconda uscita in mare il giorno dopo in una bella giornata di sole che ci permette di vedere nitidamente e in tutta la sua imponenza  il vulcano Pico dell’isola di fronte. Però appena fuori dal porto ci rendiamo conto che l’oceano è molto più agitato di ieri e le onde ci fanno sbattere parecchio.

Dopo poco avvistiamo i primi capodogli che si spostano davanti a noi.  Li seguiamo per un po’ fino a quando non si immergono. E’ emozionante stare a guardare questi enormi animali nuotare a pelo d’acqua e vedere l’agilità con cui si immergono. Ne avvistiamo altri e un bel branco di delfini mentre il mare si ingrossa sempre di più e ci sommerge di secchiate d’acqua. Così tra scossoni, lavate e vento in faccia torniamo al molo già sapendo che nel pomeriggio sarà impossibile riprendere il mare.

L’isola di Faial

Il pomeriggio e i due giorni successivi non ci permettono l’attività di whale watching per cui ci dedichiamo ad esplorare qualche isola. Faial è la terza isola più popolosa delle Azzorre  e prende il nome dalla presenza di molti alberi di faggio, faias appunto. In una delle giornate più brutte dal punto di vista meteorologico, con pioggia e cielo grigio ne facciamo un giro completo. La prima tappa è alla Fabbrica delle Balena che si trova a  Porto Pim.

Si tratta di  un vero e proprio museo dedicato alla caccia

installato all’interno dell’antica fabbrica in cui si lavoravano balene e capodogli  per la produzione di oli e farine. Conserva tutte le macchine utilizzate nella lavorazione delle balene la cui caccia è stata attiva sull’isola fino al 1987. La visita è interessante perché ci permette di capire come avveniva l’avvistamento, la caccia e la lavorazione.

Scopriamo che della balena, come del maiale, non si butta via niente!!

Sulle alture lungo la costa dell’isola vediamo numerose torri di avvistamento che in parte ora sono state riconvertite per segnalare avvistamenti per il  Whale Watching.

Proseguiamo il giro dell’isola sia lungo la costa, dove possiamo vedere le poche spiagge nere dell’isola che è di origine vulcanica ed  in prevalenza rocciosa con pareti a picco sul mare, sia nell’interno per ammirare una bella foresta con cascate e piante endemiche e un bel giardino botanico ricco di orchidee.

Ma la parte forse più interessante è quella a ovest dove si trova il Vulcano  dos Capelinhos.  Ha avuto l’ultima eruzione  nel  1957 causando  la distruzione di alcuni villaggi e  l’emersione di un isolotto unitosi poi alla terraferma.  Peccato che stia piovendo e non riusciamo a godere a pieno delle bellezze del paesaggio, ma la salita al faro offre un panorama mozzafiato del paesaggio vulcanico e accentua il carattere aspro di un paesaggio davvero unico.

L’isola di Pico

Per raggiungere l’isola di Pico saliamo su un traghetto che in circa mezz’ora di traversata ci porta ai piedi dello splendido vulcano che da’ all’isola una forma conica bellissima. Il vulcano Pico con i suoi 2351 metri e’ la più alta montagna del Portogallo. Il mare è agitatissimo e grosse onde ci accompagnano nella traversata. Per fortuna non siamo su un gommone!!

L’isola di origine vulcanica come tutte le altre (ricordiamoci che qui passa la dorsale medio-oceanica dove si concentra la maggiore attività vulcanica sottomarina) è caratterizzata da rocce nere che oltre a caratterizzare la costa e le poche spiagge si ritrovano nelle pareti della maggior parte delle case  e in tutti i muretti a secco che proteggono le basse viti. Girando nell’isola ammiriamo le distese di muretti a secco che disegnano mosaici scuri a protezione delle piccole viti e arrivano fino al mare: un bel colpo d’occhio .

Facciamo il giro dell’isola lungo la costa punteggiata di villaggi, vigneti, spiagge nere battute da grosse onde  e poi ci dirigiamo verso l’interno dove ai piedi del vulcano si trova una parte di foresta e di laghi vulcanici che però visto la giornata non proprio solare di oggi   sono immersi nella nebbia.

Si riprende il mare

Ripartiamo dopo i giorni di sosta forzata con un bel sole e il cielo azzurro, ma il mare non è ancora calmissimo e gli avvistamenti sono pochi. Tra schizzi e ondate giriamo un po’ andando al largo, ma sembra che oggi i cetacei non abbiano ancora ripreso il mare. Per fortuna vengono a farci compagnia gruppi di delfini che cominciano a girare attorno al gommone. Un vero spettacolo! Ne avvistiamo parecchi e anche se non riusciamo a vedere niente altro ci godiamo un po’ di sole e di panorama. In mancanza di balene ci diamo all’osservazione di altre creature come le  caravelle portoghesi che simili a meduse galleggiano a pelo d’acqua .

Ci spiegano  che si tratta di un sifonoro, una creatura composta dall’aggregazione di 4 diversi individui collegati tra loro, un essere stranissimo e velenosissimo  ma veramente affascinante! (per saperne di più https://www.animali-velenosi.it/animali-acquatici/caravella-portoghese/ ) .  E poi ci godiamo il volo e la discesa sull’acqua delle centinaia  di berte che sorvolano il mare in cerca di cibo

Pochi avvistamenti

I tre giorni che ci restano  li dedichiamo completamento all’uscita in mare per avvistare le balene. Il tempo si è messo al bello e il mare si è calmato dando la possibilità agli avvistatori a terra di vedere qualcosa.

E in effetti  veniamo ripagati dell’attesa . Dopo poco davanti a noi avanza una megattera che continua ad immergersi e poi a riemergere in superficie.  la maggior parte dell’attività del Whale Watching sta spesso nell’attendere che la balena che si è immersa riemerga e cercare di capire dove non è semplice.

Non riusciamo a vederla benissimo e a capirne la grandezza, ma la seguiamo per un po’ vedendola comparire e scomparire fino a quando non si vede più. Intanto gruppi di delfini ci accompagnano per qualche tratto e gruppi di berte ci volano intorno.

Rientriamo verso l’una per un panino veloce e poi di nuovo in mare. Questa volta ci dirigiamo verso l’isola di Pico  e mentre avanziamo incrociamo una piccola balenottera comune  che seguiamo per un po’ fino a quando non si immerge. Siamo un po’ delusi perché non vediamo molto altro, ma nell’avvistamento degli animali non si hanno certezze, ci vuole anche un po’ di fortuna. Ci consoliamo però con un sacco di delfini,  centinaia di caravelle e di berte e alcune tartarughe.  Dopo quattro ore di gommone, stanchi e un pochino delusi torniamo a terra dove dopo una cena rapida ci aspetta una uscita sulla terraferma per andare a vedere dove nidificano le berte (calonectris borealis).

Raggiungiamo in macchina uno scoglio enorme che scende a picco nel mare, denominato Castelo  Blanco, dove al tramonto le berte che di giorno volano sopra il mare tornano ai loro nidi, piccole nicchie scavate nella terra, nei cespugli, negli anfratti. Ma la cosa più strana è che, mentre durante il giorno non emettono nessun verso, ora emettono una specie di canto diverso tra maschi e femmine: rauco quello della femmina e più acuto quello del maschio. Qui ce ne sono a centinaia e il rumore è assordante.  Se volete sentire come è https://www.youtube.com/watch?v=XUodfwCzlfc

.  La biologa portoghese che ci accompagna ci fa avanzare al buio e ogni tanto illumina con una luce rossa i nidi dove sono già rintanate le berte. Ci sentiamo un po’ degli intrusi, ma anche fortunati spettatori di una natura magica e incredibile!

Finalmente le balene!!

Siamo intenzionati a sfruttare gli ultimi due giorni  al massimo per cui prima delle nove siamo già all’imbarcadero pronti per la caccia “visiva” alle balene.  Pare che ci siano già avvistamenti al largo dell’isola di Pico per cui ci lanciamo in quella direzione. C’è un bel sole e il mare è calmissimo per cui ci godiamo il percorso fino a quando non avvistiamo una megattera comune

E’ molto grande anche se ne vediamo solo la parte che emerge, ma dopo poco ci grazia con un salto fuori dall’acqua che ce la fa vedere per intero. Rincuorati dall’inizio ci lanciamo verso un altro avvistamento e questa volta si tratta di una balena azzurra, una specie che può raggiungere anche i 30 metri di lunghezza, questa ci dicono sia circa ventiquattro. E’ emozionante seguirla nel suo spostamento e poi immergersi donandoci uno spettacolo mozzafiato della sua enorme coda.

Mentre rientriamo veniamo attorniato da un branco di delfini diversi da quelli visti nei giorni scorsi, sono delfini stenella di colore più chiaro . E poi   una piccola balena franca si  accosta  al gommone. Beh direi che oggi potremmo essere soddisfatti, ma l’appetito vien mangiando e così alle 15.00 siamo di nuovo al porto. E veniamo premiati dall’avvistamento di una altra splendida balena azzurra  e di un’altra mai vista prima: una balena boreale.

 Lo stesso accade il giorno successivo che essendo l’ultimo giorno sfruttiamo al massimo stando in mare fino a quando l’esigenza fisiologica (cinque ore su un gommone senza il bagno metterebbero a dura prova chiunque!) non ci costringe a rientrare, ma ne vale la pena visti i numerosi avvistamenti di balene azzurre, megattere e capodogli .

Finiamo così in bellezza questo viaggio sulla rotta delle creature del mare forse più affascinanti e incredibili che per fortuna abbiamo imparato a rispettare e proteggere.

Lettura

Ogni volta che parto per un viaggio porto con me un romanzo ambientato nel luogo dove sto andando. Vorrei condividere con voi queste mie letture. In questo caso si tratta della Donna di Porto Pim di Antonio Tabucchi

La prima isola che si incontra, vista dal mare è una distesa di verde e nel mezzo vi brillano frutti come gemme, e a volte strani uccelli dalle piume purpuree si confondono con essi. Le coste sono impervie, di nera roccia abitata da falchi marini (..) Le piogge sono abbondanti e il sole impietoso: e per questo clima e per la terra nera e ricca gli alberi sono altissimi, i boschi lussureggianti e i fiori abbondano: grandi fiori azzurri e rosa, carnosi come frutti, che non ho mai visto in nessun altro luogo.

 

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15 thoughts on “Azzorre : viaggio in mezzo all’Atlantico”

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