Margherita “Natale è una storia”

Questo periodo che ci prepara alle feste per me è sempre stato emozionante.
Forse per l’attesa, come nel parto, per la mamma o la famiglia che prepara tutto, più che per il Natale in sé.

Era, ed è ancora, il profumo di mandarino, il camino in cucina acceso, noi cinque a tavola, i miei genitori che raccontavano i loro Natali.

Un incontro fra Napoli e Sardegna.

Ancora ricordo quelle favole vere, spuntava sempre una lacrima.

Sono importanti, sono con me, il mio papà non c’è più fisicamente da sei anni, non ha visto mio figlio, ma l’ha sempre sognato, o saputo non lo so, che sarebbe arrivato.

Ora che ho la mia famiglia a quelle favole dei miei posso aggiungere la mia parte.

Il mio incontro con Francesco, Cagliari Roma

Le vacanze erano un momento favorevole per stare insieme e conoscere anche il modo di vivere questo periodo. Ho conosciuto la realtà di Sant’Egidio, a Roma, i pranzi insieme a molte persone, il portare un pasto caldo, una coperta a chi non ha nulla.

Ecco quando ho potuto fare ciò mi sono sentita più presente al Natale, dove sono io la Luce che deve riaccendere la sua vita.

Perché non è molto semplice stare attenti al prossimo durante l’anno, ma almeno si può mettere un pensiero nel cuore.

Ecco questo è ciò che vorrei lasciare a mio figlio man mano che crescerà.

Il presepe di famiglia, che ha l’età di mio fratello e che rappresenta le mie radici

Natale è pensare ad un nuovo inizio, una nuova vita ed è così ancora di più da quando c’è Emanuele che, come tutti i bimbi, è il Natale più vero! Il suo nome significa “Dio è con noi” e non è stato scelto a caso: il suo battesimo in tempo di Covid lo feci il 6 dicembre, festa di San Nicola di Bari (il santo da cui deriva la storia di Babbo Natale), perché volevo una data da ricordare, e che quando gliela racconterò, lui sappia che sono stati momenti speciali, che fanno parte della sua storia.

Un giorno sarà lui a continuare questa favola vera in cui il Natale è la luce.

Da noi non manca mai il presepe, una capanna che è con noi sempre tutto l’anno.

Non ho tradizioni, ma cerco di ricordarmi il Natale 365 giorni all’anno.

Noi, e l’albero: la storia che sto scrivendo e che continua…

Non sono un angelo sia chiaro, ma proprio per questo motivo ci rifletto ed ho bisogno di pensare a quanto sia importante “sentire” il Natale come uno stato d’animo, un moto del cuore.

(Margherita Rastiello)

Samanta Natale come il “Grinch”, poi come “Babbo Nachele” e alla fine sono diventata “Mamma Natale”

Il mio rapporto con il Natale è sempre stato un po’ particolare, se escludiamo i miei primi anni di infanzia dove comunque Natale era lucine, vacanze, regali, dai miei 13 anni in poi ho iniziato a considerare il Natale un po’ come fa il Grinch: con sospetto, con disprezzo e con insofferenza.

Il motivo è che nello stesso anno dei miei 13 anni i miei genitori si sono separati ed è venuto a mancare il mio nonno materno.

Da quel momento in poi festeggiare il Natale è diventato un po’ più triste e malinconico, non solo per la sedia di mio nonno vuota, ma anche perché festeggiare da una parte e poi dall’altra, con un genitore e poi con un altro, non è proprio il massimo. 

Ci si viene a patti, ma c’è sempre una specie di patina triste che oscura tutto il senso di stare in famiglia a Natale.

Quando ho conosciuto Simone, quello che poi sarebbe diventato mio marito, ho ricominciato ad apprezzare un po’ le festività, stare con lui e  festeggiare per noi e per la sua famiglia.

Non era abbastanza però, mi sentivo come Jack Skeletron di Tim Burton, quando da Re delle Zucche si vuole trasformare in Babbo Natale, diventando però solo la sua pallida imitazione: “Babbo Nachele”.

Mi sentivo di vestire una maschera di gioia che, però, non mi apparteneva fino in fondo. Non sentivo quel calore famigliare che tanto mi mancava, facevo regali, addobbavo casa, ma non ne sentivo il reale valore.

Natale come il colore rosso

La svolta è arrivata da sé, quando il giorno di Natale del 2016 nacque mia figlia, e a lei devo il mio essermi riconnessa con la mia parte più bambina e il senso più profondo di che cosa è davvero “Natale”.

Ora sono come “Mamma Natale” e organizzo sia il Natale nella nostra nuova famiglia, che il compleanno alla mia bambina.

E quale occasione migliore per tornare a sentire davvero la magia, l’amore, il senso della condivisione se non avere una figlia nata proprio il 25 dicembre?

Il primo giorno a casa dall’ospedale, con mia figlia tra le braccia

Ora per me è come se fosse Natale ogni giorno, anche se devo ammettere che non abbiamo ancora le nostre tradizioni ben radicate, come accadeva nella mia famiglia di origine, ma ce le stiamo costruendo piano piano.

Ogni anno il nostro presepe, rigorosamente itinerante per tutta la casa, si arricchisce di qualche statuina in più, così che non manchino mai i vari Gesù Bambino, Maria e Giuseppe, con cui Airis si diverte a giocare.

L’abete vero, e in vaso, lo addobbiamo sul grande terrazzo di casa, così che le renne e la slitta di Babbo Natale possano atterrare e consegnare i doni per tutti, senza intoppi.

Siccome il giorno di Natale è anche il compleanno della mia bimba, la nostra personalissima usanza, da circa tre anni a questa parte, è quella di cucinare la torta del suo compleanno insieme noi tre, il giorno della vigilia, per poi mangiarla il 25 con il resto della famiglia.

La nostra famiglia, versione Christmas time, e la torta Home Made

Non so se rimarrò per sempre innamorata del Natale, come lo sono di mia figlia, ma la mia speranza è che sempre nuove tradizioni e ricordi arricchiscano i nostri giorni speciali, dopo quel primo, e più bel Natale, che è stata la sua nascita.

(Samanta Crespi)

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