Sono tornata da poco da un viaggio attraverso il deserto del Sahara in Mauritania e voglio raccontarvelo subito, fresca di emozioni, di immagini e di sensazioni ancora fortissime. Mi sono mossa con tenda e cucina da campo per godere a pieno del fascino del deserto, del suo silenzio, dei suoi cambiamenti di luce e di colore e devo dire che ne valeva la pena.
Da Nouakchott alle dune di Aouja
Arriviamo in aereo a Nouakchott, la capitale della Mauritania, che, come quasi tutte le grandi città africane, ci appare caotica, scassata, con edifici incompiuti, vie sterrate, carretti, bancarelle e umanità varia per strada. Ci muoveremo con dei pick-up su cui carichiamo bagagli, tende, cucina e viveri, tutto ciò che ci permetterà di accamparci in pieno deserto. Partiamo in direzione nord-est, prima percorrendo un tratto di strada asfaltata e poi proseguendo lungo la pista che conduce all’Erg Amatlich, un deserto piatto e sassoso che si estende a vista d’occhio.
Ogni tanto incontriamo qualche piccolo villaggio di poche case di pastori, alcuni gruppi di capre e branchi di dromedari. Il 75% della Mauritania è deserto e la maggioranza della sua popolazione è nomade (in tutto sono 3 milioni e mezzo circa in un territorio grande come due volte la Francia) per cui non si incontra molta gente. Facciamo pausa per il pranzo (a pranzo saranno per lo più pasti freddi e veloci) riparandoci all’interno di una capanna a causa del forte vento che alza nuvole di sabbia. Poi ripartiamo verso le dune accostandoci sempre di più alle pareti di sabbia dorata. Il panorama è spettacolare, i colori caldi e dorati della sabbia ci riempiono gli occhi, mentre il vento ci sferza il viso.
Ci accampiamo per la notte di fronte alle magnifiche Dune di Aouja, alte ed imponenti, vicino ad un piccolo palmeto e, mentre lo staff prepara il campo, saliamo in cima alla duna più alta da cui possiamo godere di uno spettacolo che ci lascia senza fiato! Una distesa di dune infinite, mosse dal vento che le plasma con forme sinuose che cambiano colore con il calare del sole. Poi ci sistemiamo nelle tende, ceniamo sotto il cielo stellato, nel silenzio interrotto solo dal rumore del vento e poi, visto che la temperatura è calata parecchio, ci infiliamo nei sacchi a pelo e cerchiamo di dormire.
“Chi non conosce il silenzio del deserto non sa cosa sia il silenzio.” Proverbio Tuareg
Verso Atar
Riprendiamo il viaggio tra le dune passando per la Vallata di Irich che, per la presenza di acacie ed erbe, è luogo di pascolo per i dromedari e per le capre. Ci sono dune a vista d’occhio per chilometri fino ad un palmeto rigogliosissimo, il palmeto di Gleitat, incuneato tra pareti di sabbia incredibili.
Lo guardiamo dall’alto prima di addentrarci in una zona desertica più rocciosa dove incontriamo numerosi villaggi di poche case in cui le donne hanno organizzato piccoli mercatini di oggetti artigianali. Ci fermiamo in un paio di questi accolti sotto la tenda colorata con datteri e te alla menta preparato tradizionalmente con la cerimonia dei travasi continui.
La Mauritania ha una popolazione composta da molte etnie diverse e anche in questi villaggi si possono vedere persone con la pelle che va dal bianco (i Mauri di discendenza araba) al nero scurissimo dei Wolof o dei Soninkes; in mezzo sfumature diverse di colore.
Riprese le macchine raggiungiamo, dopo esserci insabbiati con il pick-up due volte, il Passo di Tivoujar da dove si può ammirare un panorama mozzafiato di rocce e di sabbia sopra un wadi arido e desertico.
E poi, percorrendo la Valle Bianca, tra scenari uno più bello dell’altro di rocce, dune, villaggi e palmeti ritroviamo la strada asfaltata che ci porta ad Atar, una piccola cittadina dove pernotteremo in tende fisse.
Ci dirigiamo poi verso est tra i rilievi montuosi dell’Adrar (dal berbero “montagna”) fino al Passo di Amogjar e poi ad una zona ricca di pitture rupestri. Sono molto rovinate e alcune poco visibili, ma ci danno un’idea chiara di come milioni di anni fa queste terre fossero una rigogliosa savana abitata da elefanti, giraffe, leoni che ora sono solo dipinti su queste rocce. Sono la testimonianza della desertificazione che da millenni è in atto e ancora oggi minaccia villaggi e oasi. Nonostante il forte vento godiamo del panorama che si ammira da qui sul secco wadi sottostante dove in lontananza si trova il Forte Sagan, teatro di alcune riprese cinematografiche.
Chinguetti e Ouadane: Patrimonio dell’Unesco
Risaliti in macchina ci dirigiamo verso Cinguetti, settima città sacra dell’Islam, Patrimonio dell’Unesco, edificata tra l’XI e il XII secolo per soddisfare le esigenze delle carovane che transitavano attraverso il Sahara trasportando armi, stoffe, cereali e libri dal Nord e sale, gomma arabica, schiavi, oro e avorio dal Sud.
Di questo passato glorioso sono rimaste le sue biblioteche private che ospitano migliaia di manoscritti e testi coranici, i più antichi dei quali risalirebbero all’XI secolo. Ne visitiamo una dove il custode ci mostra manoscritti fragili, ma ricchi di decorazioni, testimoni di una vasta cultura matematica, astronomica, filosofica e religiosa. La mia anima matematica quasi si commuove di fronte al disegno del teorema di Pitagora! Percorriamo i suoi vicoli stretti tra le case del colore della sabbia che ci portano fino alla Moschea e alle circa 12 biblioteche ancora esistenti.
Con un paio d’ore di pista nel deserto sabbioso raggiungiamo Ouadane città fondata dai berberi nel 1147, importante centro carovaniero per i commerci, anch’essa Patrimonio dell’Unesco. A differenza di Chinguetti la città è deserta e in parte diroccata, ma ci da’ un’idea completa della sua pianta urbana della città cinta da mura e costruita sui fianchi rocciosi della collina. Percorriamo i vicoli stretti dove si aprono le porte delle case dei fondatori della città, gli Hadji: fedeli che portarono a compimento il pellegrinaggio rituale alla Mecca e che fondarono poi qui importanti scuole coraniche. Camminando per le stradine di questa città fantasma si respira ancora la sacralità del luogo e si può immaginare la vivacità intellettuale che la percorreva un tempo.
La ferrovia
Dopo le città storiche giriamo ancora qualche altro giorno tra dune e oasi, tra cui la splendida Oasi di Terjit incastonata in un canon dove abbiamo potuto rinfrescarci in una piccola piscina naturale formata da sorgenti che si trovano nel cuore del palmeto. Poi cominciamo a dirigerci verso nord al confine con il Sahara Occidentale terra di conflitto tra Marocco e Mauritania. Qui passa il cosiddetto “treno del ferro”, uno dei treni merci più lunghi al mondo (può arrivare a 200 vagoni) che attraversa il deserto della Mauritania per collegare Zouerat, città mineraria del Sahara settentrionale, a Nouadibou, che si trova sull’Atlantico. Raggiunta Choum, una stazione ferroviaria in pieno deserto, cominciamo a percorrere una pista verso ovest paralleli alla ferrovia per cercare di vedere il treno. Qui il deserto è piatto e sassoso così riusciamo ad avvistarlo in lontananza in modo da scendere di corsa dalle auto e, come bambini che vedono per la prima volta un treno, restare a guardarlo passare. Il macchinista ci saluta strombazzando e noi assistiamo al suo lungo passaggio quasi a bocca aperta. Dopo scopriremo guardando un video che è composto da 158 carrozze (circa 4km di treno!) e in effetti sembra non finire mai.
Contenti della vista del treno ci dirigiamo al monolite di Beni Amera, secondo per grandezza solo a quello australiano. E’ un’unica pietra enorme veramente impressionante. Ripartiamo poi tra le dune sabbiose accampandoci al riparo delle più alte come sempre godendo del loro spettacolo e della luce che le rende dorate e incredibili!
L’Oceano
Dopo una notte tranquilla disturbata solo un paio di volte dal rumore del treno in lontananza, togliamo il campo scoprendo le impronte degli sciacalli e delle volpi del deserto attorno alle tende. Risaliti sui pick-up facciamo rotta verso ovest per raggiungere la costa.
La raggiungiamo in un paio d’ore ed entriamo nell’area del Parco Nazionale del Blanc D’Arguin, sito dichiarato Patrimonio dell’Unesco perché luogo di sosta di milioni di uccelli che seguono le rotte migratorie tra l’Europa e l’Africa. Percorriamo un tratto della costa, una lunga spiaggia bianca con a sinistra le grandi dune di sabbia e a destra l’oceano su cui volano enormi gruppi di cormorani e gabbiani. Uno spettacolo! Ci accampiamo nella zona di Cap Tafarit tra le dune sul mare e ci godiamo un bagno nell’Oceano, un po’ freddino, ma rinfrescante e ristoratore soprattutto perché non ci facciamo una doccia da due giorni e siamo pieni di sabbia!
Il giorno successivo facciamo un uscita in mare su una barca a vela tradizionale capitanata dal capo villaggio di un piccolo villaggio di pescatori per ammirare da vicino gli uccelli che qui stazionano: cormorani, aironi, pellicani e migliaia di altre specie. Poi continuaiamo a scendere lungo la costa tra dune, stormi di uccelli e piccoli villaggi di pescatori fino a raggiungere la laguna di Nouamghar dove staziona una colonia di fenicotteri rosa. Facciamo di nuovo campo sulle alte dune che si gettano nell’Oceano in una posizione spettacolare. Dalla mia tenda posta sulla parte alta della duna godo dello spettacolo dell’Oceano mentre il sole tramonta lentamente cambiando la colorazione della sabbia che mi circonda! Credo sia difficile trasmettere la sensazione di sintonia con la natura che si prova in questi momenti!
La pesca
Continuiamo la discesa verso sud fino a tornare alla capitale, Nouakchott, dove ci rechiamo sulla spiaggia per l’arrivo dei pescatori e per il mercato del pesce. Il mare della Mauritania è uno dei più pescosi dell’Africa (anche se ora è minacciato dalla pesca intensiva di grandi pescherecci stranieri) e viene effettuato con le reti da lunghe barche di legno colorate . Arriviamo sulla spiaggia mentre le barche stanno rientrando accolte da frotte di scaricatori con carretti che caricano le casse con il pesce per portarlo al mercato. C’è una fauna varia di braccianti provenienti da vari paesi dell’Africa soprattutto dal vicino Senegal (c’è sempre qualcuno più a sud di te da sfruttare!!) e la spiaggia è veramente animata. Sulle bancarelle del mercato ci sono enormi pesci e i venditori come in tutti i mercati rumorosi e colorati.
Finisce qui il mio viaggio in un paese dalla natura incredibile che mi lascia negli occhi e nel cuore il colore caldo delle dune, le notti stellate e silenziose, le macchie verdi dei palmeti, il dolce sapore dei datteri e il forte gusto del te.
Non vi stupite se vi dico che nel viaggio ho riletto “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, ma forse non tutti sanno che lo scrittore si ispirò ai paesaggi della Mauritania e del Marocco per l’ambientazione del libro. L’amicizia tra il “piccolo principe” e il pilota adulto nasce a causa di un atterraggio di emergenza proprio nel deserto del Sahara
“Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio“. da “Il Piccolo Principe”
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