Sogni di bambina

Sarà che sono cresciuta negli anni Novanta ma, se ripenso all’infanzia, mi viene subito in mente il mio mito di (e da) allora: Lady Oscar.
Ricordo che, intorno ai quattro anni di età, non mi perdevo un episodio e mi aggiravo per casa brandendo una -bellissima- spada di plastica perché all’epoca avevo una sola certezza: da grande sarei stata Lady Oscar.
Le cose poi, crescendo, non sono andate esattamente così, anche se in fondo non sono andate nemmeno troppo diversamente: oggi sono un’insegnante di scherma, quello sport che proprio quell’iniziale passione per un cartone animato con una tostissima spadaccina per protagonista mi aveva spinta a praticare.

L’anno appena concluso, il 2022, ha regalato a Lady Oscar l’importante anniversario dei 50 anni: il manga originale, infatti, è stato pubblicato per la prima volta in Giappone a partire dal 21 maggio 1972. La prima edizione italiana è più giovane e nel 2023 compie esattamente 30 anni; il cartone animato con cui io e tanti altri siamo cresciuti, invece, compie la bellezza di 44 anni.
Insomma, di tempo ne è passato ma Lady Oscar, che in anticipo sui tempi lo è fin dal primo giorno, sembra non subire il peso del tempo e ancora oggi può insegnarci tanto sull’accettazione di se stessi.

Immagine da Wikipedia

Origini di carta

In principio fu la carta: Lady Oscar, distribuito in Italia con il titolo Le rose di Versailles, nasce infatti come manga. A crearlo, scriverlo e disegnarlo è la mangaka Riyoko Ikeda, artista che nel corso della propria carriera realizzerà più di un’opera ispirata a vicende storiche e romanzesche ma la cui fama resterà per sempre legata a quella della sua creatura più leggendaria.
La prima pubblicazione in Giappone è stata in nove volumi, tra il 1972 e il 1973 e si è rivelata un grandissimo successo.

La storia, che segue le vicende di Oscar François de Jarjayes, nata donna ma cresciuta per volere del padre come un uomo, si ambienta nella Francia di fine Millesettecento, prendendo spunto dalla figura di Maria Antonietta e dalle vicende della Rivoluzione Francese.
La stessa regina di Francia è tra i protagonisti del manga, che vede mescolarsi vicende reali a personaggi di fantasia, tra cui la stessa protagonista.

Già per la figura della sua protagonista, Lady Oscar si prefigurava come una storia dalla tematica anticonvenzionale e in anticipo sui tempi ma lo era in realtà anche nel contesto del Giappone degli anni Settanta. In quel periodo, infatti, i manga shojo, quelli cioè destinati ad un pubblico femminile, venivano considerati infantili e immaturi. Con Lady Oscar, Riyoko Ikeda sceglie invece di affrontare tematiche più mature, con scene crude e dure: era una incredibile innovazione, che si inserisce nella corrente del cosiddetto “Gruppo del 24“, formato da autrici che riescono ad affermare la propria creatività in un periodo in cui l’emancipazione femminile era ancora ai blocchi di partenza in Giappone.

La generale visione degli shojo come prodotti infantili che vigeva all’epoca creò in realtà non pochi problemi iniziali a Riyoko Ikeda nel proporre la sua idea. Alla fine la casa editrice Shueisha accettò di pubblicare Lady Oscar, a patto che la produzione cessasse al primo segnale di insuccesso: fin dai primi numeri, invece, il manga si rivelò un incredibile successo, dimostrando come il pubblico fosse più che desideroso di un cambio di prospettiva sul genere.

Immagine da Now TV

Lo stile scelto dall’autrice per i disegni risulta pienamente in linea con l’epoca: figure sottili, dettagli definiti, occhi grandissimi. Tra i riferimenti più evidenti, La principessa Zaffiro di Osamu Tezuka, un autore che Riyoko Ikeda ammirava profondamente da tempo.
Pubblicato tra il 1953 e il 1956, non solo La principessa Zaffiro è considerato il capostipite del genere shojo ma presentava diverse similitudini con Lady Oscar: la doppia identità sessuale della protagonista, duelli all’arma bianca, ambientazione regale e balli di corte.

Una spada per Lady Oscar

Il successo di Lady Oscar in Italia e in gran parte del mondo occidentale, comunque, è legato senza dubbio all’anime che è stato tratto nel 1979 dal manga originale.
Io stessa ho conosciuto quella che sarebbe diventata la mia eroina preferita grazie alla TV. All’epoca non potevo cogliere tutte le sfumature, ma il cartone animato ha trovato immediatamente il modo di fare breccia nel mio cuore di bambina e di ritagliarsi un posto per gli anni a venire, permettendomi di continuare a riscoprirne nuovi risvolti man mano che crescevo.

L’anime completo è composto da 40 episodi della durata di una ventina di minuti ciascuno. Contrariamente a quanto era avvenuto con il manga, il Giappone della fine degli anni Settanta non apprezzò la versione animata, tanto che la messa in onda fu interrotta in più di un distretto. In Italia, la serie animata è andata in onda a partire dal 1982 e ha conquistato nel tempo più di una generazione.

La prima messa in onda italiana è stata distribuita con il titolo originale Lady Oscar e una sigla omonima cantata da I Cavalieri del re. A partire dal 1990, invece, in Italia il titolo viene cambiato in Una spada per Lady Oscar e la messa in onda è accompagnata da una nuova sigla, cantata questa volta da Cristina D’Avena.
A restare costante in ogni versione, comunque, è il pesante revisionismo della versione italiana: scene eliminate, censure, adattamenti dei dialoghi che si staccano nettamente dall’originale. L’obiettivo dichiarato era quello di rendere la narrazione più adatta ai bambini, il risultato è il completo stravolgimento di alcuni aspetti della trama, compresi quelli che giocano sull’ambiguità identitaria della protagonista.

Nonostante i pesanti rimaneggiamenti, Una spada per Lady Oscar in Italia si è rivelato un clamoroso successo, tanto da attirare l’attenzione sugli shojo e non solo: Lady Oscar è diventato il manga più venduto nel nostro Paese.

Immagine da Sky TG24

Un’eredità preziosa

A 50 anni dalla sua nascita letteraria, Lady Oscar è in grado di rappresentare ancora una delle icone del progresso. Le tematiche affrontate dall’autrice Riyoko Ikeda, seppur calate in un contesto storico, si dimostrano incredibilmente attuali anche nel 2023.
Identità di genere, aspettative della società, emancipazione femminile sono temi cardine del manga e dell’anime e parlano anche alle nuove generazioni.

In barba a chi considera cartoni animati e fumetti arti minori, destinate solo a un pubblico infantile e in grado di farsi portatrici di messaggi basilari, Lady Oscar continua imperterrita a sfidare le convenzioni e a ispirare i bambini di tutto il mondo a inseguire i propri sogni, siano impugnare una spada o abbracciare la propria identità. E noi continuiamo ad amarla per questo.

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