L’uso di un linguaggio sessista e che ricorre sistematicamente al maschile sovraesteso non è un fatto puramente linguistico ma anche culturale. Quando si parla di testi rivolti all’infanzia ed in particolare di testi scolastici, è importante tenere presente che questi contribuiscono anche alla costruzione dell’immaginario delle bambine e dei bambini. Il rischio è proprio che, attraverso questi testi ed i messaggi che essi veicolano, si vada a consolidare uno stereotipo culturale -creato e diffuso dagli adulti- anche nei più giovani e nelle più giovani.

Noi di Extrawonders ne abbiamo parlato con Diana Lenzi, insegnante toscana di religione alla scuola primaria, co-fondatrice di “Indici paritari. Più donne nei testi scolastici e un nuovo linguaggio”, un gruppo di docenti che si batte “Per l’inclusione di letterate, artiste, scienziate e delle vite di donne nei libri scolastici e per l’abolizione nel linguaggio del maschile inclusivo”.

Di seguito potete leggere l’intervista completa.

Ciao Diana, e grazie per aver accettato questa intervista. Entrerei subito nel vivo, chiedendoti se puoi parlarci brevemente del progetto di “Indici Paritari” e di come ne sei entrata a far parte.

Negli ultimi anni ho partecipato all’appuntamento annuale di “Educare alle differenze”, evento di formazione promosso da una rete nazionale di associazioni che promuovono una scuola aperta, libera e inclusiva. In questo contesto ho conosciuto insegnanti che, come me, stavano lavorando sui testi scolastici, proponendo nelle varie discipline nuovi percorsi inclusivi delle donne. Naturalmente, per garantire la visibilità delle donne, occorreva anche un nuovo linguaggio, che superasse l’uso del maschile sovraesteso. Ho conosciuto per prime Monica Di Bernardo e Barbara Perrini, con cui sono rimasta in
contatto per qualche tempo. Nel mio stesso modo altre insegnanti interessate a queste tematiche si sono messe in contatto l’una con l’altra, fino a che, in tempo di pandemia e lock-down, è venuto naturale riunirci tutte insieme online. Nel 2020 è nato così il gruppo di “Indici paritari- più donne nei testi scolastici e un nuovo linguaggio”, attorno ad un’urgenza, cambiare i libri di testo.

Eravamo stanche di vedere le donne escluse dai manuali delle discipline scolastiche, o al massimo di trovarle relegate in un box a margine o in appendice. Oggi siamo sette donne, tutte insegnanti, e abbiamo costituito Indici paritari come APS (associazione di promozione sociale), aderendo, come associazione, alla Rete di “Educare alle differenze”, di cui ho accennato all’inizio.

Un parere da insegnante, oltre che da membro di “Indici paritari”: come si riflette
nella pratica scolastica quotidiana il pregiudizio supportato dal linguaggio sessista?
Quanto, in base alla tua esperienza, questo uso della lingua influisce sulla
percezione del mondo di un bambino e di una bambina?

Il pregiudizio che supporta la differenziazione dei generi, per cui nelle nostre scuole troviamo “femminucce” da una parte e “maschietti” dall’altra, con una distinzione rafforzata magari dai colori dei grembiuli, rosa e celesti oppure bianchi e neri, è forte prima di tutto tra i docenti, che, anche involontariamente, lo trasmette ai bambini e alle bambine, a partire dal linguaggio che usa.

Il linguaggio infatti può veicolare facilmente un immaginario stereotipato che influisce direttamente sulle rappresentazioni di sé e sulla costruzione della propria identità personale. L’utilizzo del maschile sovraesteso, per esempio, esclude le bambine e le rende invisibili già nel gruppo classe.

Quanto è importante allora cominciare le nostre giornate scolastiche, le nostre lezioni con “Buongiorno, bambine! Buongiorno, bambini”. Occorre di fatto un cambiamento a partire da noi insegnanti, dando pari dignità a coloro che abbiamo di fronte.

Il periodo che stiamo vivendo sembra caratterizzato da una maggiore attenzione verso le tematiche di genere e l’inclusione rispetto al passato. Secondo voi docenti di Indici Paritari questa attenzione ha anche un riscontro pratico? Mi spiego meglio: è
possibile intravedere un cambiamento di rotta all’interno dei libri scolastici rispetto a 5, 10 o 15 anni fa?

Ci sono case editrici che in questi anni hanno dimostrato interesse al tema, anche organizzando webinar e proposte di formazione per insegnanti, e hanno realizzato nuovi testi, apparentemente più aggiornati. Ad una lettura più attenta, però, molti di questi manuali sembrano aver operato azioni che potremmo definire di pinkwashing, piuttosto che mettersi nella direzione di un reale cambiamento nella prospettiva di genere. Non vogliamo generalizzare, qualcosa sta cambiando, abbiamo riscontri positivi su alcuni testi, penso ad esempio a testi per la scuola primaria, e dobbiamo riconoscere che alcune case editrici hanno mostrato un reale interesse per il lavoro del nostro gruppo. Però sono passati più di vent’anni dal codice di autoregolamentazione P.o.li.te. (Pari Opportunità nei LIbri di TEsto) e, nonostante il grande lavoro fatto dalle donne prima di noi, siamo ancora lontani da una generale adozione, nei libri di testo, di un linguaggio non sessista, di immagini non stereotipate e di indici dei nomi veramente paritari.

Parlavo del lavoro fatto da molte donne prima di noi in questa direzione: noi vogliamo raccogliere la loro esperienza, fare rete coi soggetti vecchi e nuovi del mondo della scuola e dell’editoria che si sono resi disponibili, per arrivare ad un cambiamento reale, che si realizzerà pienamente, ne siamo consapevoli, solo con la riscrittura dei canoni delle discipline, in una prospettiva di genere.

Noi di Extrawonders condividiamo gli obiettivi e la causa di “Indici Paritari”, e siamo sicure che anche le nostre lettrici e lettori lo faranno. Come possiamo contribuire a dare valore e visibilità al vostro lavoro? Come sostenervi anche se non facciamo parte del mondo della scuola?

Innanzitutto vi ringraziamo per questo spazio offertoci per parlare dell’associazione e del lavoro che portiamo avanti. È urgente che quante più persone possibili si rendano conto della misura in cui cose apparentemente banali, come l’uso del maschile sovraesteso, possano influenzare, soprattutto in ambienti come la scuola, il futuro dei bambini e delle bambine. In questo senso tutti possiamo e dobbiamo fare attenzione al linguaggio che usiamo e alla possibilità che questo veicoli stereotipi di genere o sottorappresenti il genere femminile. Poi, è chiaro, che solo tenendo insieme soggetti particolari, come la scuola, le famiglie, l’editoria, possiamo sperare di ottenere il cambiamento di cui ho cercato di raccontare. Però senza un clima sociale totalmente favorevole è difficile realizzare le alleanze che servono e in questo senso tutte le occasioni per parlare di questi temi sono importanti. Quindi continuate a dare spazio nella vostra rivista a questi contributi e date notizia delle iniziative che vanno, anche indirettamente, nella direzione che ho cercato di spiegare.

Anche il lavoro di “Indici paritari” non si concretizza soltanto in proposte formative o collaborazioni nella progettazione editoriale, ma spesso si occupa di divulgazione o promozione di buone pratiche editoriali o di segnalazioni e presentazioni di testi, non soltanto scolastici, che aiutino a superare gli stereotipi di genere, adottino un linguaggio inclusivo e contribuiscono a una rappresentazione paritaria della vita e del
lavoro delle donne e degli uomini. In questo senso le possibilità di collaborare o almeno partecipare alle nostre iniziative sono molte. Intanto continuate a seguirci sul gruppo Facebook “Indici paritari”.

The next step: il prossimo progetto a cui sta lavorando il gruppo di “Indici paritari”?

Da poco ci siamo costituite come associazione, pertanto adesso stiamo pensando al tesseramento. Questo dialogo con voi ci permette anche di lanciare la proposta di aderire all’associazione per lavorare insieme sui temi di cui si occupa “Indici paritari”. Tutte e tutti possono farlo, indipendentemente dal fatto che siano o meno insegnanti.
In questo momento comunque abbiamo altri progetti in corso, come ad esempio la collaborazione con le librerie indipendenti del circuito Cleio e la casa editrice Settenove per le BOX di “Sopravvivenza femminista”. A livello locale le presenteremo martedì 28 febbraio alle ore 19:00 a Fucecchio, nella libreria BLUME.

Un sogno da condividere con noi?

Il desiderio che si realizzi pienamente quanto chiediamo: più donne nei testi scolastici e un nuovo linguaggio, inclusivo e rispettoso delle differenze di genere, è propedeutico al sogno di vedere riscritti i canoni di tutte le discipline, dando ragione di un’esclusione che non è più possibile tollerare. Dove le donne sono state ammesse alla piena istruzione, alla formazione professionale, alla cultura, alle professioni, a tutti i ruoli sociali, è divenuto chiaro che legare una qualsiasi abilità e competenza al genere è frutto di ignoranza, di pregiudizio o di passiva acquiescenza a stereotipi di genere totalmente infondati.

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