Dopo avervi raccontato della caotica Pechino ( https://extrawonders.it/2022/11/19/pechino-tra-storia-e-modernita/) proseguo nel racconto del mio viaggio in Cina che ha attraversato le province del sud e precisamente lo Guanxi e lo Yunnan, province caratterizzate da territori naturali affascinanti con  montagne innevate, terrazze di risaie, laghi, fiumi e gole profonde dove abbiamo  trovato un po’ di pace dopo il caos di Pechino. Un’altra faccia della Cina!

Guillin

Con un volo raggiungiamo il Guanxi e precisamente la citta di Guillin percorsa dal fiume Li e circondata da montagne dalle strane forme coniche che vengono individuate, come sempre, da  nomi poetici : Collina dove si accumulano i colori, la Collina della Proboscide dell’Elefante, la Collina delle Sette Stelle. Notiamo subito che abbiamo abbandonato il caldo soffocante e lo smog di Pechino, qui è decisamente più fresco e l’aria più respirabile. La cittadina è piccola e ricca di verde, sembra un altro mondo!

Veduta di Guillin e del fiume Li
Guillin

Proprio per la formazione carsica delle montagne che la circondano i dintorni della città sono ricchi di grotte. Ne visitiamo una, la grotta dei Flauti, il cui interno è ricco di meravigliose stalattiti e stalagmiti dalle forme strane. Il percorso dura una quarantina di minuti ed è affascinante nonostante le luci colorate che fanno un po’ Disneyland (come potremo notare durante tutto il viaggio ai cinesi piacciono molto le illuminazioni colorate un po’ kitsch).

Gironzoliamo tra i parchi della città fino ad arrivare alla Collina della Perla Restituita (impazzisco per questi nomi!!)  su cui ci arrampichiamo  per avere una bella vista della città, delle cime che la racchiudono e del fiume che la attraversa creando anse splendide. Poi quando viene buio saliamo su una barca per fare il giro dei quattro laghi divisi da ponti illuminati anche se con luci un po’ troppo colorate! Però il giro è rilassante e molto romantico!

Longji

Con un paio di ore di macchina da Guillin si raggiunge la zona di Longji ricca di risaie e abitata da alcune minoranze etniche. La strada esce dalla cittadina e comincia ad inerpicarsi sulle montagne. Il paesaggio diventa sempre più verde e piano piano appaiono le risaie che riempiono le pareti delle montagne di spettacolari terrazze verdi. Longji significa proprio “spina dorsale del Drago”  e   descrive proprio la forma delle colline e delle montagne disegnate dai terrazzamenti che caratterizzano questa zona.

Le risaie a terrazze furono  costruite dagli abitanti dei villaggi a partire dal XIII secolo per sfruttare al meglio il terreno delle colline e l’acqua disponibile. Ancora oggi, come in passato, non si usano macchinari per il lavoro nelle risaie: la semina e la raccolta si fa tutta a mano!

Se pensi in termini di anni, pianta il riso.
Se pensi in termini di decenni, pianta alberi.
Se pensi in termini di centinaia di anni, insegna alla gente
. CONFUCIO

Donna dell'etnia Zhang con il caratteristico copricap
o
Donna di etnia Zhang

Ci fermiamo nel villaggio di Longji dove vive principalmente l’etnia Zhang e facciamo un trekking sulle colline terrazzate godendoci questo splendido panorama. Le risaie di un verde intenso ricoprono ogni parte delle montagne, interrotte solo da qualche villaggio di poche case di legno dove incontriamo gruppi di donne dai copricapi imponenti e colorati che caratterizzano la loro etniai. Ci sono solo uomini anziani a cui è stato quasi completamente demandato il lavoro dei campi visto che gli uomini in genere lavorano nelle città. 

Prima di rientrare a Guillin ci fermiamo a mangiare qualcosa in un posto che definire ristorante è un po’ eccessivo; è una piccola stanza con due tavoli che non credo supererebbe un controllo ASL. Ci vuole più di mezz’ora per avere il cibo che ci cuociono al momento, ma ne vale la pena è tutto veramente squisito.

Navigazione sul fiume Li

Il nostro viaggio prosegue lasciando Guillin su un barcone che risale il fiume Li. Questo fiume, che scorre nella regione di Guangxi Zhuang e  che è lungo circa quattrocento chilometri, ci porterà a Yangshuò. La navigazione dura quasi cinque ore regalandoci panorami spettacolari. Navighiamo tra montagne carsiche dalle vette arrotondate di un verde intenso e dalle forme strane. Curve e anse del fiume svelano continuamente nuovi angoli uno più bello dell’altro. Le guide si affannano a dare alle  montagne nomi poetici a seconda delle forme con un’immaginazione piuttosto ardita. Comunque che vediamo o no le figure che ci descrivono lo spettacolo è incredibile!

Ci sono parecchi barconi come il nostro e zattere più piccole, ma l’atmosfera è piacevole, il paesaggio affascinante e un bel sole ci riscalda. Pranziamo sulla barca poco prima di attraccare a Yangshuò. Purtroppo attraccati al molo ci rendiamo conto di essere finiti ancora una volta in una bolgia infernale di migliaia di turisti cinesi piuttosto rumorosi. Raggiungiamo la via pedonale che attraversa il centro tra case che un tempo dovevano essere molto belle, ma che ora sono deturpate da centinaia di negozi e insegne luminose. Fa un caldo incredibile e la cittadina è veramente affollata da comitive di turisti soprattutto cinesi che prendono d’assalto i negozi dove si vende un po’ di tutto.

Kumming

Lasciamo la caotica e affollata  Yangshuò e ci spostiamo nella confinante regione dello Yunnan facendo base a Kumming. La città ha più di sei milioni di abitanti e nel tratto che dall’aeroporto ci porta in centro ci rendiamo conto della quantità  di grattacieli esistenti e di quelli che stanno costruendo.

Farmacia della medicina tradizionale cinese
Farmacia tradizionale cinese

Lasciato il bagaglio in albergo gironzoliamo un po’ per il centro. Il clima è mite e in questa zona non c’è molto casino. Di fronte all’albergo c’è una splendida farmacia di medicina tradizionale cinese. Entriamo per dare un’occhiata; questo tipo di medicina è ancora seguitissima qui e devo dire che l’interno è affascinante. C’è ogni tipo di erba e di radice dentro cassettini che le capaci farmaciste usano per preparare composti, miscele e miscugli di vario genere. Mi piacerebbe saperne di più, ma la lingua rende tutto impossibile: quasi nessuno parla o capisce l’inglese purtroppo! Il problema della lingua si ripropone anche al ristorante dove riusciamo ad ordinare solo mostrando quello che vogliamo su grandi foto di cibi alle pareti.

La foresta di pietra

Kumming ci serve più che altro come base per raggiungere Shilin dove si trova la Foresta di Pietra, nota fin dalla Dinastia Ming (1368 – 1644 d.C) come “Prima Meraviglia del Mondo”.

La foresta di pietra di Shilin
La foresta di pietra

Ci arriviamo verso mezzogiorno con un paio d’ore di macchina e capiamo che la scelta dell’orario è stata strategica perché a quest’ora i gruppi di turisti cinesi sono a pranzo e così c’è poca gente. All’interno dell’area che copre circa 400 chilometri ci si muove con auto elettriche. Ne prendiamo una che ci porta in mezzo a questa incredibile scenografia di conformazioni di roccia carsica che danno l’impressione di una vera e propria foresta.

Donna Sani
Donna dell’etnia Sani

Approssimativamente 270 milioni di anni fa  la regione era un vasto mare, con il passare del tempo il ritirarsi delle acque ha ampliato il paesaggio calcareo che, sottoposto all’erosione dagli elementi, ha lasciato l’area così come appare ai nostri giorni. Giriamo affascinati tra conformazioni rocciose, prati e laghi. L’etnia che abita questa zona sono i Sani, ramo del gruppo etnico degli Yi, che ora con i loro costumi colorati fanno da guide ai gruppi di turisti. Il parco è veramente immenso e lo giriamo per più di tre ore tra passeggiate e percorsi in macchina godendoci la bellezza e l’unicità del luogo.

Torniamo a Kumming per la cena che decidiamo di gustare in un ristorantino poco lontano dall’hotel che propone il piatto tipico della zona, un brodo di pollo con vari ingredienti. Scopriamo che si paga all’ingresso e si può scegliere il tipo e il conseguente prezzo a seconda della quantità di cose che si mettono nel brodo. Assolutamente ignoranti e non riuscendo a capire nulla degli ingredienti scritti solo in cinese, scegliamo quello che ne ha di più. Ci portano una scodellona di brodo e una ventina di piattini con le cose più varie: prosciutto, funghi, verdure, cipolle, uovo…  e, mentre ci chiediamo come funziona la cosa, arriva una cameriera che scaraventa tutto il contenuto dei piattini nel brodo! Comunque alla fine è buono e veramente saporito!!

Lijiang

Ci spostiamo verso nord per raggiungere il villaggio di Xizhou dove ammirare le abitazioni dell’etnia Bai ancora ben conservate. Il villaggio si trova tra risaie e  campi coltivati a fiori e a tabacco. Facciamo una prima sosta al bel mercato di frutta e verdura dove le donne bai sono protagoniste con gli abiti e i copricapi tradizionali. Poi gironzoliamo tra le case del centro del villaggio: sono case tradizionali, alcune veramente belle con portali decorati dai simboli della famiglia che le abita. Sono case basse ad un piano con un cortile interno su cui affacciano le stanze. Come sempre appena ci si allontana dalle città l’atmosfera è rilassante e si ha l’impressione di essere in un altro paese. Assaggiamo un po’ titubanti  la pizza che pare sia la specialità del luogo. Si dice che l’abbia portata Marco Polo dall’Italia prendendosi in cambio gli spaghetti! Non so se sia vero, ma la pizza non è male come pensavo!

Lasciamo il villaggio alle nostre spalle e attraversate montagne, risaie e campi di tabacco, raggiungiamo Lijiang, città commerciale e fermata obbligatoria per i mercanti che trasportavano merci sulla “Via della Seta”. La cittadina è un gioiellino in cui le culture dell’etnia Han e Naxi si sono incontrate creando architetture affascinanti. Lijiang inoltre possiede un antico sistema di approvvigionamento idrico dal meccanismo complesso e ingegnoso, tutt’oggi perfettamente funzionante. La città vecchia è interamente pedonale e i suoi tre antichi quartieri sono Patrimonio dell’Unesco; è un labirinto di canali su cui si affacciano case di legno bellissime. Camminiamo tra le vie su cui si aprono angoli affascinanti . Curiosiamo tra negozi e venditori di cibo di strada. Ce n’è per tutti i gusti comprese alcune schifezze come pipistrelli o spiedini di cicale e lombrichi. Soprattutto nelle vie più secondarie regna una pace incredibile.

Shangri-La 

A circa un’ora e mezza da Lijiang in un paesaggio sempre più montuoso raggiungiamo il “Salto della gola della tigre”. Fermiamo la macchina e scendiamo i 600 scalini che ci portano a livello del fiume Jinsha, un fiume dalle acque fangose che in questo punto forma gorghi e cascate. Questa gola è una delle più profonde al mondo e prende il nome dall’enorme statua di una tigre posta sul punto dove le acque scendono con una forza impressionante. Lo spettacolo è fantastico e imponente!

Veduta dell Gola della Tigre
La gola della tigre

Ripresa la macchina cominciamo a salire sempre più sulle montagne in un panorama che cambia molto: montagne, boschi, ma anche campi coltivati. Ma soprattutto cambiano le abitazioni, gli animali, le stupe decorate con le bandiere tibetane. Arriviamo a Shangri-La che si trova a 3600 m di altitudine e che conserva, nonostante un incendio l’abbia qualche anno fa quasi distrutta, case in legno e stradine affascinanti. L’atmosfera è completamente diversa e risente dell’altitudine e del misticismo buddhista. Nella piazza centrale c’è uno splendido tempio buddhista che si raggiunge con una ripida scalinata al cui fianco si trova la Zhuangjin Tong, la più grande ruota di preghiera del mondo.

Si fa sera e nella piazza cominciano a danzare donne in costume a cui si aggiungono altre persone formando un grande cerchio che si muove armoniosamente nelle luci della sera!

L’altitudine qui si fa sentire e facciamo un po’ di fatica quando la mattina andiamo a visitare poco fuori città il monastero di Songzanlin, il più grande monastero tibetano della Cina sud-occidentale fondato tre secoli fa e che oggi ospita 600 monaci. Quasi distrutto durante la Rivoluzione culturale quando i monaci furono deportati a lavorare in altre zone, è stato in parte ricostruito e si trova sulla sponda di un lago su una ripida pendice. Come tutti i templi tibetani è una festa di colori sia per le bandierine che lo ornano, ma anche per le decorazioni interne ed esterne che lo impreziosiscono. Rimaniamo abbagliati dalle figure dorate ricche di simboli che si trovano sui tetti, dai numerosi templi ricchi, dalla ricchezza e dall’atmosfera spirituale che aleggia ovunque. Veniamo benedetti da un monaco che poi ci porta a conoscere il “Buddha vivente” del monastero, la guida spirituale della comunità. La visita del complesso è faticosa per il continuo saliscendi di scale che a questa altitudine è un’impresa, ma il posto è affascinate e incredibile!

Rientriamo in città dove ceniamo con un piatto tipico del posto: hot pot di yak con verdura funghi e altri ingredienti. Veramente buono per chiudere il nostro viaggio nel sud della Cina, una Cina diversa e più accogliente ancora legata alle antiche tradizioni, dove ancora non si avverte la corsa al consumismo e alla globalizzazione.     

Durante questo viaggio ho scoperto uno scrittore giallista cinese, Qiu Xiaolong,e il protagonista di una serie di suoi romanzi ambientati a Shanghai, l’ispettore Chen Cao. L’ispettore Chen Cao è una specie di poliziotto e letterato allo stesso tempo, paladino della giustizia e della moralità, lotta strenuamente contro la corruzione, ma comprende a fondo i meccanismi che regolano la società cinese. Mentre si seguono le sue indagini si scopre il mondo cinese e le sue mille sfaccettature.

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7 thoughts on “Il sud della Cina”

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