Qualche anno fa abbiamo deciso di visitare la Cina incuriositi dalla sua storia millenaria e dalle sue vicissitudini più recenti. Per il nostro viaggio abbiamo individuato alcune zone del paese perché per visitarlo tutto ci vorrebbero mesi vista la sua vastità. Abbiamo  toccato alcune regioni di questa immensa nazione capendo alla fine del nostro viaggio che non si può parlare di Cina come di un paese solo, ma esistono tante Cine diverse. Comunque anche se ne abbiamo visto solo una parte sarebbe difficile condensarla in un articolo per cui ho deciso di cominciare a raccontarvi della sua capitale, Pechino, e poi, in futuro,  aggiungerò qualche tassello .

Il primo impatto

Quando la mattina atterriamo nell’enorme aeroporto di Pechino cominciamo a capire quello che avremo modo di verificare durante tutto il viaggio: è tutto incredibilmente grande e brulicante di gente. L’aeroporto è immenso tanto che per andare a recuperare i bagagli dobbiamo prendere un treno veloce! La città si rivela vastissima e per raggiungere l’hotel,  posizionato nel centro città, ci vuole un po’ di tempo che però ci serve per cominciare a prendere contatto con questa metropoli di 21 milioni di abitanti fatta di agglomerati di grattacieli, di enormi strade di scorrimento e di un cielo grigio per lo smog.

Il Tempio del cielo

In mezzo a tutta questa edilizia moderna e bruttina rimangono però alcune testimonianze del suo splendido passato. Una di queste  è il Tempio del Cielo, un complesso che l’imperatore usava, in quanto “figlio del cielo”, per celebrare rituali solenni. Il complesso è immerso in un enorme parco e comprende alcuni Templi dai nomi poetici come “Tempio della Preghiera per il Buon Raccolto” e “Tempio della Volta Celeste”. Le costruzioni sono di un colore rosso intenso con splendide decorazioni blu e verdi. E’ molto caldo. Siamo in agosto e ci saranno  40 gradi e un’umidità incredibile, ma il parco è accogliente e si respira un’atmosfera rilassata. Molta gente è in visita (c’è molto turismo interno in questo periodo) e molta altra che si gode i bei giardini giocando a carte o suonando.

 Nel corso del viaggio ci renderemo conto che i parchi per i cinesi sono importanti e vengono vissuti intensamente e socialmente. Siamo molto incuriositi dalle abitudini che cominciamo a cogliere: alcuni girano con la radiolina accesa come da noi negli anni sessanta, altri camminano con la maglietta tirata su  per arieggiare la pancia, chi si esibisce in canti o suoni solo per il gusto di farlo e non per chiedere offerte, chi gioca a carte o a majong e …..tanti tanti telefonini.

La vita comincia il giorno in cui comincia un giardino. (Proverbio cinese)

Parco Beihai

Visitiamo un altro bel Parco della città, il Parco Beihai, che dista circa un quarto d’ora dall’hotel e che raggiungiamo con un taxi scontrandoci per la prima volta con la lingua.  Per far capire al taxista dove volevamo andare gli abbiamo fatto leggere il nome del luogo in cinese  perché non solo  non capiva una parola di inglese, ma non riusciva neppure a leggere il nome nel nostro alfabeto. Il parco si estende attorno ad un lago sulle cui rive molti cinesi passeggiano, corrono, suonano e cantano. E’ molto bello e curatissimo e ospita alcune antiche costruzioni con i classici colori  rosso, verde e blu. Un’intera area del lago è coperta di fiori di loto bellissimi.

Dopo un paio d’ore di rilassamento nel parco decidiamo di cercare un ristorante che dovrebbe essere vicino. Nonostante le difficoltà della lingua lo troviamo. E’ costruito all’interno di una delle vecchie ghiacciaie reali della città per cui l’ambiente è veramente particolare. Parlano solo cinese (ma fortunatamente il menù ha anche la traduzione inglese) e,  nonostante ci sentiamo un po’  al centro dell’attenzione visto che siamo gli unici europei, mangiamo benissimo.

La Città Proibita

Il cuore storico e politico della città è Piazza Tienanmén  e la Città Proibita che ne domina un lato. La piazza non è certamente bella, ma è enorme e così carica di storia da emozionare nonostante sia gremita all’inverosimile di persone. L’impressione è quella di in un formicaio quando per gioco con un bastone smuovi la terra e le formichine si muovono confuse. Sono tutti armati di ombrelli per ripararsi dal sole e bastoni per il selfi che dobbiamo continuamente essere attenti a schivare. Ci dirigiamo sospinti dal flusso alla Porta della Pace Celeste da cui si accede alla Citta Imperiale e da cui Mao, di cui campeggia una gigantografia sulla porta,  proclamò l’istituzione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949.

Una volta entrati è tutto un susseguirsi di cortili, porte e palazzi, uno più bello dell’altro, con i tetti a spiovente, decorazioni oro e blu e pareti rosse. Ci sono gli appartamenti dell’imperatore, dell’imperatrice, delle concubine, sale per ricevere, il tutto riccamente decorato.  Alla fine, riuscendo a schivare ombrelli e bastoni, sopportando le gomitate continue (qui nessuno si scusa), riusciamo a godere della bellezza di questo luogo, anche se in mezzo a questa orda di persone  è difficile immaginare la quiete in cui viveva l’imperatore e la sua famiglia isolati dal mondo esterno.

La visita termina nel giardino imperiale, un classico giardino cinese di 7000 mq, con sentieri che si snodano tra rocce artificiali, padiglioni e antichi cipressi.

“Lo spazio, l’immenso spazio senza una sola persona, era un grande piacere dopo la Cina, sempre così soffocantemente piena di umanità” Tiziano Terzani

Residenza estiva

Altro edificio interessante è il Palazzo d’estate dove l’imperatore trascorreva l’estate per sfuggire all’afa della Città Proibita anche se in realtà vista la breve distanza non mi pare ci sia una grande differenza di temperatura. Si tratta di una enorme riserva di cui tre quarti è occupata dal lago Kiming e su cui si staglia la Collina della Longevità (non so se si capisce ma sono affascinata dai nomi poetici di questi luoghi).

Anche qui c’è una bella struttura centrale decorata da statue di bronzo e dai colori classici rosso, verde e blu. Doveva essere un posto rilassante, ma oggi la folla  dei cinesi piuttosto rumorosi toglie molto alla bella atmosfera. Una bella passerella di legno percorre tutto il lago permettendoci di ammirare le distese di fiori di loto che ne ornano le rive. La bellezza e la raffinatezza di questi luoghi, i nomi poetici, la cura del parco stridono così tanto con l’atteggiamento e il comportamento dei cinesi di oggi, rumorosi e più interessati ai selfi che alla bellezza del luogo da farci riflettere parecchio sul cambiamento che le vicissitudini storiche hanno portato a questa popolazione.  

Gli Hutong

Dedichiamo una giornata alla visita della zona centrale storica di Pechino dove, in mezzo a enormi grattacieli ancora si trovano alcuni hutong, antichi quartieri  di stradine strette, costruite durante le dinastie Yuan, Ming e Qing, con  abitazioni basse  situate intorno a un cortile quadrato. Qui  gli  abitanti vivevano una vita più  tradizionale ancorata al passato.  La maggior parte delle abitazioni non aveva bagno, per cui venivano usati  bagni comunitari per l’giene personale o per  lavare i panni . Le case sono basse, alcune con porte decorate, altre più fatiscenti , alcune ancora abitate. E’ un angolo di Pechino quasi fuori dal tempo, tranquillo e  più umano.

Sfortunatamente, nel corso degli anni, gran parte degli hutong è stata demolita per fare spazio a nuove zone residenziali e commerciali. Girando nelle stradine ci ritroviamo in una piazzetta dove si trovano due splendide torri di epoca Ming  dalla cui cima si gode di uno splendido colpo d’occhio sugli hutong sottostanti.

Il cibo          

In questi giorni uno dei problemi principali che abbiamo riscontrato è farci capire dalla gente. Con stupore abbiao scoperto che quasi nessuno parla inglese, per cui  non solo chiedere informazioni è quasi impossibile, ma diventa un’impresa difficile anche ordinare in un ristorante. Abbiamo capito che l’unica cosa da fare per mangiare  qualcosa senza sorprese è trovare ristoranti con il menù illustrato, dove almeno dall’aspetto del piatto possiamo farci un’idea di cosa mangeremo. Una volta riusciti ad ordinare però la cucina si rivela ottima e ben lontana dalla cucina cinese che ci propinano in Italia. E’ una cucina ricca, saporita e veramente varia. Ho già assaggiato almeno dieci varietà di ravioli e credo che potrei vivere di questo!

Tempio del Lama

Non lontano dalla zona degli hutong c’è uno dei più bei templi buddhisti della Cina, Il Tempio del Lama, un tempo dimora dell’imperatore Yong Zheng, trasformato in monastero nel ‘700. Come sempre ci colpiscono gli edifici rossi con le belle decorazioni verdi e blu e tetti a spiovente decorati con figure di animali. Ci sono molti edifici con statue dorate del Buddha a cui vengono fatte offerte e bruciati bastoncini di incenso. Una signora ci offre bastoncini di incenso con cui fare omaggio al Buddha e noi, per la serie “non si sa mai”, imitiamo gli altri fedeli.

Proprio di fronte a questo si trova il più grande Tempio confuciano della Cina che comprende anche un’accademia dove i futuri mandarini imparavano le teorie di Confucio (https://www.twai.it/articles/lumanesimo-etico-di-confucio/). Dietro al Tempio si trova una singolare foresta di 190 stele su cui sono incisi i tredici classici confuciani.

Da questi primi giorni nel paese trascorsi nella sua incredibile capitale abbiamo capito che la Cina è terra di contrasti tra la  spiritualità dei luoghi antichi e i rumorosi  grattacieli e centri commerciali, tra gli splendidi giardini accuratissimi e le enormi strade trafficate, tra una millenaria cultura attenta all’uomo e al suo rapporto con la natura e una sfrenata corsa al consumismo più sfrenato.

Durante questo viaggio mi ha accompagnato la lettura de ” La Porta Proibita” di Tiziano Terzani che raccoglie la sua esperienza cinese, durata cinque anni e conclusasi con l’arresto e l’espulsione per attività controrivoluzionarie. Per quattro anni aveva vissuto qui con la famiglia, cercando di sentirsi “cinese”: aveva mandato i suoi figli alla scuola locale, aveva esplorato luoghi sconosciuti al turismo, aveva visto una Cina diversa . E’ un diario di viaggio che consiglio a tutti.

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