Avete presente quando Dario Brunori canta : “canzoni che parlano d’amore, perché alla fine dai, di che altro vuoi parlare?”. Per me, il libro di cui vi parlo oggi, ha un po’ questa canzone in sottofondo.

A poche settimane dall’uscita di “D’amore”, ultima opera di Beatrice Zerbini, vi parlo della sua prima raccolta poetica, ormai alla nona ristampa: “In comode rate. Poesie d’amore”.

Beatrice Zerbini è una poetessa originaria di Bologna. Si avvicina fin da bambina allo studio del ritmo e della musica, ed alla lettura e scrittura di poesie.

Il suo esordio ricorda quello di Rupi Kaur, poetessa contemporanea indiana naturalizzata inglese; anche nel caso della Kaur, il pubblico si affezionò alle parole dell’autrice molto prima della loro pubblicazione. La Zerbini infatti, nel 2006 rende i suoi scritti pubblici condividendoli su una pagina Instagram che darà poi il nome alla sua prima raccolta.

Parlare -di nuovo- di amore, si può?

Forse vi starete chiedendo come possa essere definito “moderno” un libro d’amore. Anzi, un libro di poesie d’amore. Cosa può essere rimasto da dire su questo tema, dopo secoli e secoli di liriche, nomi illustri e tradizioni internazionali?

A questa domanda risponde Alba Donati nella prefazione di “In comode rate”:

Abbiamo passato un secolo a interrogarci sulla poesia d’amore, se fosse ancora possibile, cioè dare nuovi toni al suo linguaggio logoro. Ed ecco che spunta Beatrice Zerbini, con una voce unica, nuova, ironica e profonda, che fa dell’amore ancora il campo conoscitivo di base.

(…) Zerbini è anche lei una che guarda dal punto di vista del granello di sabbia, gioca col caso, compila liste per cui vale la pena vivere, rovescia il tempo, le probabilità, smista le occasioni, è leggera e intensa, fragile, perdente e in corner rilancia la gioia. E’ qui che si fa antica, universale, europea.

Prefazione di Alba Donati, p. 5

Una poetica del “piccolo”

Una poesia nuova, dunque, ma ricca di echi: si avvertono influssi della poetica degli Scapigliati, le “buone cose di pessimo gusto” care a Gozzano, un po’ della disillusione, ma con la ricerca della “maglia rotta nella rete” di Montale. E un pizzico di Alda Merini si intravede tra le righe di questi testi appassionati, ed è una naturalezza con cui si approccia al tema millenario della poesia amorosa.

Da questi nomi Zerbini eredita una poetica del “piccolo” e dell’inusuale.

Se a livello metrico ricalca un verso tipicamente moderno, stilisticamente non teme l’uso della rima rifacendosi a più antiche consuetudini. La sua predisposizione ritmica è assolutamente non banale, e le sue parole riescono con semplicità a toccare corde profonde.

Semplicità mai banale, come diceva Calvino nelle Lezioni americane: Zerbini ha come una “difficile facilità di scrivere”, e la sua irresistibile autoironia accompagna questi brevi testi poetici.

Struttura del testo

Il testo poetico è diviso in quattro sezioni: Perdere, Scontare, A fondo perduto, Tutto sommato. Le sezioni contengono un numero libero di poesie. I titoli delle liriche sono numeri, sebbene l’indice riporti anche il primo verso di ogni testo per una migliore indicizzazione.

In questa raccolta di poesie di parla della vita banale, e della profondità del raccontarla. Di come questa semplicità quotidiana si carichi di significati, di “corrispondenze” profonde grazie al vissuto dell’autrice. Ed è proprio la semplicità dell’immaginario e delle situazioni descritte a favorire l’immedesimazione del lettore e della lettrice, che senza dubbio avrà sperimentato almeno una volta nella vita i sentimenti della poetessa. La forte ma ben bilanciata autoironia della Zerbini è di una ferocia commovente, in grado di far sorridere e piangere insieme.

8

Ti si ama come

ci fosse qualcosa

in te

di familiare

e ritrovato.

Ma di più,

come nessuno e niente altro al mondo.

Assomigli insomma a qualcuno

che non assomiglia a nessuno.

Da questa lettura non si esce ristorati, ma compresi, accolti. Ci si sente sodali e solidali a questa donna e autrice portentosa, che sicuramente ha tante altre frecce da scoccare dal suo arco poetico. Noi non vediamo l’ora di farci trafiggere dalle sue parole.

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