Offerte al tempio
Offerte floreali al tempio

Proseguendo nel nostro viaggio, lasciamo Giava, di cui vi ho raccontato nel precedente articolo ( https://extrawonders.it/2023/09/11/nel-cuore-dellindonesia-giava/), e con un traghetto ci spostiamo sull’isola vicina: Bali. Bali è una delle Piccole Isole della Sonda che si trova a est di Giava, bagnata a sud dall’Oceano Indiano e a nord dal  Mar di Bali.  Dal punto di vista amministrativo è una provincia autonoma ed è suddivisa in distretti che corrispondono più o meno agli antichi regni in cui un tempo l’isola era divisa.

Attraccati a Gilimanuk incontriamo la nostra guida che si presenta in costume  cioè con  un sarong e uno strano copricapo simile a un turbante in testa. Partiamo in macchina verso la costa nord e ci rendiamo conto subito di quanto questa isola sia diversa da Giava. La maggioranza della popolazione qui è di religione induista e questo fa si che l’architettura delle case dei villaggi che attraversiamo ne sia influenzata. Ovunque templi, altari e davanti ad ogni casa un tempietto personale dove si fanno offerte ogni mattina. Anche la gente sembra più sorridente e aperta.

Da Lovina ad Amed

Percorriamo un tratto di costa tra villaggi, cittadine e traffico intenso per arrivare a Lovina, non una cittadina vera e propria, ma un insieme di piccoli villaggi lungo la costa. E’ caratterizzata da spiagge di sabbia nera ed è famosa soprattutto per essere un punto di avvistamento dei delfini. Alloggiamo in un albergo sulla spiaggia e all’alba ci lasciamo trascinare in un’escursione per l’avvistamento di questi spettacolari animali. Saliamo sulle barche tipiche dell’isola composte da uno scafo stabilizzato da due barre laterali e prendiamo il largo mentre il sole  si alza colorando di rosso l’orizzonte. C’è una bella atmosfera rovinata dopo poco dal fatto che le barche sono molte e appena arrivano i delfini c’è un vero e proprio assalto ai poveri animali. Ne vediamo parecchi, ma anche qui la folla rovina l’atmosfera rendendo tutto molto caotico.

Finito il giro partiamo per la visita di alcuni templi lungo la costa nord dell’isola. Appena usciamo dalle cittadine turistiche la gente è meno numerosa e riusciamo a goderci l’ambiente tranquillo e rilassante. La prima sosta è a Sangsit dove si trova il Beji Temple, costruito in pietra arenaria rosa sul sito di un pozzo tra la fine del XIV secolo e l’inizio del XV secolo.

Il tempio di Beji Temple a Sangsit
Beji Temple

E’ il tempio più antico presente nel nord di Bali.  E’ dedicato alla dea del riso e quindi venerato soprattutto dai contadini della zona. Come molti dei templi di Bali è preceduto da un cortile di ingresso con enormi porte decorate da statue di guardie minacciose che proteggono l’accesso al tempio vero e proprio costituito da una scalinata centrale e varie sculture laterali.

Ripresa la macchina ci spostiamo alla vicina  Kabutambahan dove si trova il Meduwe Karang Hindu Temple. La storia narra che il tempio fu costruito in onore del dio del riso Dewi Sri e infatti il nome del tempio si traduce in “ a chi possiede l’abbondanza della terra”, e i contadini pensano che la presenza del tempio sia il motivo per cui l’area è molto fertile e qui vengono proprio per pregare per raccolti abbondanti.  Il tempio è composto da tre sezioni distinte e vi si accede da una scala con file di statue di guardiani. Il tempio vero e proprio è decorato da figure e bassorilievi che fanno riferimento al Ramayana, uno dei più importanti testi delle letteratura indiana.

Finita la visita, mentre il sole si fa più cocente, ripartiamo verso est  costeggiando il mare accompagnati dalla sagoma del vulcano Agung in lontananza  fino a raggiungere Amed, sulla costa dove ci godiamo un po’ il mare .

Candidasa

Riprendiamo  poi la strada che, lasciando la costa, ci fa attraversare la parte est dell’isola per raggiungere la costa sud e precisamente la zona di Candidasa.

Tirta Gangga Royal Water Garden
Tirta Gangga Royal Water Garden

Lungo il percorso facciamo una prima tappa nel villaggio di Ababi per visitare il Tirta Gangga Royal Water Garden, un ex palazzo reale fatto costruire dal re Karangasem che fu poi abbandonato a causa dell’eruzione del vulcano Agung. Il giardino, ancora di proprietà della famiglia reale, è aperto al pubblico. Si tratta di un’immensa area di vasche, giardini, templi e statue. Le vasche sono piene di enormi pesci rossi che, continuamente rimpinzati dai turisti, sembrano essere li li per scoppiare. Il posto è piacevole e molto curato e si respira un’atmosfera di pace e rilassamento.

Imbocchiamo poi una  strada che si inerpica sulla collina e poi attraversa una bella foresta fino a raggiungere campi di riso verdissimi tra i quali si trova il Palazzo del re Karangasem. E’ una bella casa ricca di decorazioni in uno stile misto europeo e indonesiano. Il vecchio re è morto da poco e nei cortili del palazzo delle donne stanno preparando ciotole e cestini di composizioni floreali per la cerimonia che ci sarà tra qualche giorno. Sono gentili e sorridenti e ci mostrano volentieri il loro minuzioso lavoro. Anche qui splendidi giardini e ricche fontane e vasche d’acqua circondano il palazzo.

L’ultima sosta prima di arrivare a Candidasa è al villaggio di Tenganan, uno dei villaggi più antichi dell’isola di Bali. I suoi abitanti si ritengono discendenti diretti degli abitanti originari dell’isola, prima che arrivasse l’induismo, e credono negli spiriti delle cose, degli alberi e della natura. E’ una comunità chiusa, solo chi è nato qui può far parte della comunità e anche i matrimoni sono tra membri del villaggio. Hanno una propria lingua e per la scrittura usano il sancrito antico. Il villaggio si sviluppa ai lati di un’ampia strada sterrata al cui centro si trovano dei padiglioni comuni per incontri e raduni cerimoniali. L’artigianato è molto particolare e va dalla decorazione delle uova ad una particolare tessitura con fibre vegetali a trama molto stretta, il Geringsing, a cui attribuiscono qualità magiche curative e di protezione.

Nella zona attorno Candidasa ci sono numerosi villaggi specializzati ciascuno in lavorazioni artigianali di qualche tipo. Si va dalla realizzazione di batik colorati e fissati con la cera alla  lavorazione dell’argento. In un laboratorio artigianale possiamo vedere forgiare i piccoli pezzi che formeranno collane, orecchini e altri monili. Naturalmente non riesco a trattenermi dall’acquistare un paio di orecchini!

La tappa successiva è in una piantagione di caffè e tè dove degustiamo sia il caffè che alcune miscele di te ricavate da piante qui coltivate come la curcuma, lo zenzero rosso e bianco, il lemon gras.

Fatto anche qui qualche acquisto ci portiamo all’ultima sosta in un laboratorio dove si lavora il legno. E’ quasi come assistere ad una magia vedere come da un pezzo di legno grezzo si ottengano sculture lavoratisssime incredibili.  Usciamo con una bella testa di Ganesh che dovrà proteggere la nostra casa!

Ubud

Goa Gajah Temple
Goa Gajah Temple

Riprendiamo la strada e ci dirigiamo verso Ubud  facendo una prima sosta  al Goa Gajah Temple o grotta dell’elefante. L’area del tempio si trova in un avvallamento del terreno circondato da vegetazione rigogliosa. Il tempio è come sempre composto da un’insieme di strutture tra cui una vasca enorme, alcuni templi e da una grotta al cui ingresso due statue minacciose proteggono ciò che la grotta contiene: una statua di Ganesh, appunto il dio dalle sembianze di elefante.

Dopo un ottimo pranzo risaliamo in macchina e raggiungiamo prima la cittadina di Ubud e poi il nostro albergo che si trova alla sua periferia in una splendida zona di risaie terrazzate.

La mattina dopo all’alba ci lanciamo in un bel trekking che ci immerge nel verde intenso delle terrazze di risaie intervallate da alte palme. Qui si fanno tre raccolti di riso all’anno e per questo si possono vedere vari momenti della coltivazione: le terrazze allagate, altre verdi per le nuove piantine, altre secche dove si è già effettuato il raccolto. Le prime luci del giorno illuminano questo paesaggio incredibile e ancora una volta godiamo di un’atmosfera veramente rilassante.

Poi visitiamo Ubud, una cittadina posta sulle colline che salgono verso le montagne centrali dell’isola di Bali. Circondata da una splendida vegetazione tropicale e dalle risaie a terrazza, è anche uno dei principali centri di interesse storico-artistico dell’isola e anche uno dei più turistici. In questa zona si sviluppò la millenaria cultura di Bali che ancora oggi si manifesta nei numerosi spettacoli, nei musei e nei templi. La cittadina  si rivela piuttosto affollata e molto influenzata dal turismo di massa che ha fatto nascere ovunque ristorantini e negozi di souvenir. Qui però possiamo osservare bene la cerimonia mattutina delle offerte. Ovunque la gente porta piccoli cestini di composizioni floreali come offerta sia ai templi che sui marciapiedi, davanti alle case e ai negozi, attorno ad alcuni alberi considerati sacri. Ovunque questi piccoli omaggi agli dei ci fanno capire quanto la spiritualità della popolazione di Bali sia presente nella vita di tutti i giorni.

Le terrazze di Jatiluwith

Lasciamo Ubud e ci dirigiamo verso ovest cominciando a salire tra foreste e campi di riso lungo strette viuzze che attraversano i villaggi fino a raggiungere uno dei nove templi direzionali sorti per proteggere Bali che si trova sul versante meridionale del monte Batukaru a Tabanan. Si tratta del Pura Luhur Batukaru Temple, immerso in una fitta vegetazione  è dedicato a Mahadewa , dio del monte Batukaru. Mentre entriamo nel cortile del tempio incontriamo gruppi di persone vestiti di bianco che portano offerte di fiori e frutta per la cerimonia.

Jatiluwith Rice Terrace nella regione di Tabanan
Jatiluwith Rice Terrace

Poi la strada sale sull’altopiano della reggenza di Tabanan fino a raggiungere a circa 700 m sul livello del mare i terrazzamenti di Jatiluwith.   Il Jatiluwith Rice Terrace è un villaggio rurale che comprende circa seicento ettari di terreno alla base del monte interamente terrazzati e coltivati a riso. Nel 2012 è stato nominato Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Il panorama è spettacolare! Terrazze verdi e specchi d’acqua si distendono a perdita d’occhio. Ogni tanto gruppi di palme e piccole casupole di contadini. Passeggiamo un po’ lungo i sentieri che le percorrono riempiendoci gli occhi di questo panorama incredibile! Una vera opera d’arte!

Nusa Dua

Taman Ayun Temple a Badung
Taman Ayun Temple

Gli ultimi giorni alloggiamo sulla costa vicino a Nusa Dua in una zona molto turistica sul mare e da li visitiamo alcuni siti nei dintorni. Raggiungiamo in circa un’ora la provincia di Badung tra strade strette, villaggi e molto traffico e visitiamo il Taman Ayun Temple , un tempio induista immerso come sempre in splendidi giardini rigogliosi. Il tempio è formato da una serie di costruzioni con i tetti a strati a formare cupole incredibili.

Poi risaliti in macchina ci spostiamo un po’ più in là e in una ventina di minuti raggiungiamo Alas Kedaton, una piccola foresta dominata dalle scimmie. Attorno al tempio indu immerso nella foresta migliaia di scimmie, macachi, vivono in libertà.  Sono intente a mangiare i frutti degli alberi, a spidocchiarsi e a saltare da un ramo all’altro. Ogni tanto sembrano osservarci e forse non ci trovano poi molto diversi da loro. In un angolo del tempio c’è anche un gruppo di enormi pipistrelli addormentati nel bozzolo delle loro ali a testa in giù. Sono enormi e anche le ali hanno un’ampiezza incredibile. Secondo la guida sono buoni da mangiare e fanno bene per l’asma! Ci crediamo sulla parola!

Il nostro giro ci porta poi a Tanah Lot, un tempio particolare perché si trova sull’oceano sopra formazione rocciosa che durante l’alta marea diventa un’isola. Ai piedi della roccia c’è una fonte d’acqua dolce considerata sacra e per salire sul tempio ci si deve far benedire con quest’acqua da un sacerdote vestito di bianco. Ricevuta la nostra benedizione con acqua sulla testa e riso sulla fronte, per la serie non si può mai sapere, visitiamo il tempio godendoci l’atmosfera di questo luogo particolare e la bella vista sull’oceano.

Isole Gili

L’ultima tappa del nostro viaggio ci porta a lasciare Bali e, imbarcati su un grosso motoscafo, raggiungere le Isole Gili. Il porto si trova a Serangan e il grosso motoscafo ha sia dei posti interni che sul tetto. Per paura di stare male, visto che il mare si preannuncia agitato, decidiamo di stare sopra. Mai scelta fu più sbagliata! Dopo circa un’ora di navigazione più o meno tranquilla, si alza il vento, il mare si fa più agitato e cominciano ad arrivarci secchiate d’acqua. Dopo pochi minuti siamo fradici e quando attracchiamo, dopo tre ore di navigazione impegnativa, bacerei la terra!!

Scendiamo sull’isola più grande delle tre che compongono il piccolo arcipelago e, caricati i bagagli su un carretto trainato da un cavallo, raggiungiamo l’albergo sul mare dove trascorreremo quattro giorni di relax. e Sull’isola non ci sono automobili, ma ci si sposta solo con i carretti o con le biciclette. Del resto non è molto grande ed ha un’unica strada che segue il periplo dell’isola; in bicicletta si fa il giro in meno di un’ora. Il mare è molto bello anche se le maree rendono il bagno problematico nelle ore del tardo pomeriggio, e le spiagge bianche sono proprio quelle che ti aspetti a Bali. L’atmosfera è veramente rilassata e dopo il traffico di Bali ci voleva proprio.

Trascorriamo le nostre giornate tra lettura, bagni, sole, giri in bicicletta, aperitivi con tramonto e cene di pesce meravigliose!

Il nostro viaggio termina così dopo aver visitato una piccola parte dell’Indonesia dove abbiamo capito che ogni isola è completamente diversa dalle altre e può stupirci con tesori incredibili, ma una cosa in comune c’è: la gente è gentile, sorridente, attenta agli altri e veramente ospitale e la forte spiritualità è presente ovunque.

Durante questa parte del viaggio ho letto “La scuola ai confini del mondo” di Andrea Hirata, uno scrittore Indonesiano che non conoscevo. E’ una storia vera che si svolge in Indonesia, nella sconosciuta isola di Belitang, dove la piccola scuola musulmana lotta per sopravvivere alle strutture fatiscenti, alle stagioni delle piogge, agli ispettori ostili che la vogliono chiudere. Bastano 10 bambini, per tenerla in vita e questo piccolo esercito di guerrieri è guidato da una maestra di sedici anni, con la vocazione all’insegnamento. Il libro è stato scritto da uno dei dieci bambini, uno dei guerrieri, che ha vinto la sua battaglia con la povertà e le piogge tropicali ed è diventato uno scrittore adulto ed è uno spaccato di vita di una piccola comunità che lotta per la sopravvivenza veramente interessante e poetico.

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One thought on “Bali tra templi e risaie”

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