Anche su Extra Book è arrivato il momento di parlare di “Weyward” di Emilia Hart, romanzo uscito da pochi mesi che ha fatto il giro del mondo.

Si tratta di un testo che ha avuto moltissimo successo fin dalla sua prima pubblicazione, e che continua il suo viaggio grazie alle traduzioni. L’edizione italiana per Fazi è caratterizzata da un progetto grafico davvero accattivante, e la copertina ci trasporta da subito nelle atmosfere naturalistiche e magiche che caratterizzano il libro.

TRA “WITCH LIT” E FEMMINISMO

La scrittura di “Weyward” risale primo lockdown: in quel momento, per molte persone ed in particolare molte donne, “restare a casa” non ha coinciso con la scelta più sicura, spunto che l’autrice ha scelto di raccogliere ed approfondire. Un’altra forte suggestione per la costruzione della trama è legata al processo per stregoneria svoltosi a Pendle Hill nel 1612.

Il libro appartiene al filone della “Witch lit”, da cui eredita l’ambientazione magica, un forte naturalismo ed una piacevole atmosfera. A livello narrativo, il romanzo è costruito come un climax, una macchina ben pensata che fa aumentare pian piano la tensione nel lettore. In particolare, le tre voci narranti ci regalano un’esperienza di lettura vorace: l’alternarsi dei loro punti di vista e delle loro storie ci travolge, portandoci a girare freneticamente pagina per scoprire “ancora un po’” .

Protagoniste di questo libro sono tre donne, in tre epoche diverse, appartenenti alla medesima discendenza.

Kate, è una donna di trent’anni nella Londra del 2019. Vittima di una relazione violenta, la sua storia inizia nel momento in cui fugge dalla casa del suo compagno.

Violet, una giovane ragazza che vive negli anni Quaranta del Novecento, cresciuta con un padre autoritario, è costretta a reprimere il suo temperamento per aderire a un modello di donna sottomessa e docile.

Altha, è una ragazza che ha ereditato dalla madre il dono di comunicare e beneficiare del rapporto con la natura e le sue creature, nel XVII° secolo viene processata per Stregoneria per l’omicidio di un uomo, marito e carnefice dell’amica di infanzia Grace.

Il Weyward Cottage, quarto indiscusso protagonista del romanzo, mette in comunicazione queste tre donne, diverse e lontane solo in apparenza. La natura è un’altra grande protagonista del libro: il giardino del cottage, con i suoi animali, i suoi profumi ed il suo tempo ciclico, crea uno sfondo suggestivo e potente per questa storia.

Sono molto contenta di aver incontrato Emilia Hart sulla mia strada di lettrice. In primis perché ho apprezzato l’atmosfera witchy che si respira nel suo romanzo, ed in secondo luogo perché mi ha dato modo di razionalizzare alcune tematiche più profonde.


“I legami tra le donne sono i più temuti, i più complessi, e rappresentano la forza potenzialmente più trasformatrice del pianeta”.

POSSIBILI CRITICHE AL LIBRO

Un tasto su cui l’autrice si concentra in modo particolare, è quello della “forza delle donne”. Le caratteristiche di unicità sono attribuite alle protagoniste in quanto membri della dinastia Weyward, ma soprattutto perchè appartenenti al genere femminile, ed i pochi personaggi maschili positivi vengono citati marginalmente.

Se non avete letto il libro consiglio di interrompere qui la lettura e tornare una volta terminato il romanzo.

La storia a mio avviso più controversa è quella di Altha; in particolare la questione del concepimento della futura donna Weyward si presta a diverse critiche.

Cercando di non fare spoiler , mi sono chiesta se davvero non ci fossero altre soluzioni narrative da poter usare in questo (ma anche in altri) momenti della storia. Davvero, in anni così fervidi dal punto di vista dell’attivismo e della lotta per i diritti civili, è corretto affermare che solo a coloro che partoriremo, sarà possibile affidare il nostro lascito?

Il dibattito sulle questioni di genere e sul concetto di “famiglia” è più che mai attuale e ricco di sfaccettature; in questo testo mi sembra che l’autrice sia caduta nel clichè secondo il quale, una donna, per riacquistare il potere di cui la società l’ha privata, non abbia scelta se non quella di diventare un uomo (o ucciderne uno). Non solo: dal momento che, nel suo intimo, la donna possiede delle caratteristiche che la rendono speciale, assume una posizione di superiorità rispetto al genere maschile.

Cambiare il beneficiario di un privilegio non significa creare condizioni di parità, e sostenere che qualcuno possa avere caratteristiche innate semplicemente perchè appartenente a un genere piuttosto che a un altro, rinsalda a mio avviso stereotipi fin troppo noti.

In un mondo in cui la violenza di genere è talmente radicata da essere normalizzata e giustificata, credo che un’alleanza, e non una ulteriore polarizzazione, sia la strategia migliore che possiamo perseguire.

FACCIAMO CASINO

“Weyward” è un libro ricco di spunti, ed animato da un pensiero femminista di fondo, tuttavia trovo che alcune situazioni narrative avrebbero potuto avere migliore risoluzione.

Come ho scritto all’inizio, sono contenta di aver incontrato la Hart, più che per la lettura in sé per il dialogo che si è creato nella mia bolla intorno a questo libro. Questo è anche il motivo per cui ho deciso di recensirlo su Extrawonders, e per cui lo consiglio ogni giorno in libreria, perché nonostante non abbia incontrato del tutto il mio gusto, lo reputo un testo capace di innescare momenti di riflessione.

Parafrasando Michela Murgia, quando un tema genera un dibattito, significa che c’è vita. Discutere e confrontarsi su queste tematiche significa metterle al centro, dando loro visibilità e rilevanza, perciò Facciamo casino, e buona lettura!

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