Il 2023 è stato un anno estremamente difficile. Il nostro amato Pianeta sta mostrando, in modi diversi, in molti modi, la propria sofferenza. Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato. Mai come quest’anno abbiamo sentito la crisi climatica vicina: (Se non l’avete sentita, sicuri di vivere sulla Terra?) Le notizie legate al cambiamento climatico sono diventate sempre più frequenti: alluvioni, incendi, temperature ben sopra la media, non solo d’estate.

Queste notizie possono indurre stress e preoccupazione nelle persone, perché stiamo iniziando a renderci conto che si tratta di una minaccia reale e incombente, per quanto le sue conseguenze siano incerte e in divenire. E no, non pensate che il freddo di questi mesi possa alleviare le conseguenze, perché è anch’esso una conseguenza del cambiamento climatico. Non vi sembra, del resto, freddo estremo?

In un anno come il 2023, è naturale che la nostra attenzione sia stata attirata dai disastri, anche ambientali che hanno dominato i titoli dei giornali. Aggiungete a questo il nostro “bias di negatività“, che influenza le informazioni a cui siamo più attratti, e potete vedere perché qualsiasi sviluppo positivo negli ultimi 12 mesi risuoni molto poco in confronto. Pensateci: avete sentito almeno una notizia positiva legata all’ambiente?

Di fronte a tante notizie negative, è naturale pensare che non ci sia speranza, che ormai tutto è perduto.

Vogliamo iniziare l’anno ricordandovi che non è così. Vogliamo iniziare l’anno con ottimismo, che non è meramente il pensiero che tutto andrà bene. Quella è arroganza, o ignoranza. L’ottimismo è la convinzione che un buon risultato sia possibile, nonostante gli ostacoli incontrati. Tante persone ci credono e lo hanno dimostrato in questo anno, tante persone cercano ogni giorno di rendere il mondo un po’ migliore.

È possibile vivere in modo equilibrato il rapporto tra ambiente ed essere umano. È possibile, grazie al contributo di tutti, ottenere azioni efficaci sull’ambiente. È fondamentale credere in questa possibilità perché tutti possiamo essere parte di questo cambiamento.

Abbiamo raccolto una serie di eventi per dimostrarvi che sì, un mondo più sostenibile è possibile e dobbiamo volerlo. Per questo motivo, vorrei evidenziare soprattutto la determinazione con cui persone da tutto il mondo hanno lottato, con perseveranza, anche nel corso di diversi anni, per ottenere straordinari risultati nel 2023. Risultati senza precedenti, ma che creano dei precedenti.

Nessuno di questi risultati rispecchia l’azione di individui che agiscono da soli. Sì, ci sono essere individui straordinari che scatenano un movimento. Ma il cambiamento climatico è un problema su scala planetaria. Può essere risolto solo con un’azione collettiva. Dobbiamo fare qualcosa e dobbiamo farlo il prima possibile.

La lotta contro la plastica arriva in tribunale in Francia

Per iniziare il 2023, a gennaio, tre gruppi ambientalisti, ClientEarth CommunicationsSurfrider Foundation Europe, e Zero Waste France ha fatto causa alla società Danone per non avere (ancora) adottato misure adeguate per ridurre l’inquinamento da plastica, di cui è uno dei maggiori produttori. L’impiego che sta facendo Danone della plastica è in contrasto con la legge francese sulla vigilanza (istituita dopo il crollo del Rana Plaza), che esige che le aziende riconoscano e gestiscano l’impatto delle proprie azioni sull’ambiente, sulla salute e sui diritti umani. Per questo motivo, a partire da Settembre 2022, gli attivisti avevano emesso degli avvisi legali a Danone, ma anche ad altre società inclusa Nestlé Francia e McDonald’s Francia.

Danone si difende dichiarando di intervenire ampiamente per ridurre l’uso di plastica, incentivando il riuso, rafforzando la raccolta e il riciclo e sviluppando materiali alternativi. Ma non basta. Così, la società è stata portata in tribunale. Al momento, i gruppi ambientalisti sono in fase di mediazione con Danone, per discutere nel dettaglio le loro richieste. Se non saranno ascoltati, il procedimento giudiziario proseguirà.

Le nuove normative del settore stanno permettendo ai cittadini di prendere la questione ambientale nelle proprie mani, arrivando a poter citare in giudizio i produttori di plastica per danni. Questo non sarà l’ultimo processo alla plastica di cui sentiremo parlare.

Giovani statunitensi fanno causa allo stato per un’aggressiva legge anti-clima

Nel maggio 2023, lo stato del Montana, negli Stati Uniti, ha approvato una legge che non tiene conto del cambiamento climatico nelle autorizzazioni di grandi progetti, comprese le miniere di carbone e le centrali elettriche, tralasciando fattori come le emissioni di gas serra nelle valutazioni ambientali. La normativa è stata subito giudicata come la legge anti-clima più aggressiva della nazione.

Ma un gruppo di 16 giovani americani ha coraggiosamente reagito facendo causa allo stato del Montana, rivendicando il loro diritto a un ambiente pulito e salutare, come dovrebbe essere garantito dalla Costituzione.

Pochi mesi dopo, la giudice Kathy Selley si è pronunciata a favore dei 16 giovani americani, stabilendo che lo stato del Montana avesse violato la Costituzione.

I querelanti avevano ricevuto supporto legale dallo studio legale Our Children’s trust, studio legale senza scopo di lucro  che fornisce servizi legali ai giovani per garantire i loro diritti a un clima sicuro. Negli ultimi anni, lo studio aveva intrapreso azioni legali in tutti i 50 stati, cercando di responsabilizzare i governi per la loro inerzia nell’affrontare i cambiamenti climatici. Questa è stata la prima causa di questo tipo ad arrivare in tribunale e, dopo molti fallimenti, è stata anche la loro prima vittoria, che non sarebbe stata tale senza i sedici giovani. Durante il processo, i giovani querelanti, di età compresa tra 5 e 22 anni, hanno testimoniato in che modo il cambiamento climatico stesse impattando le loro vite.

Questa decisione stabilisce un precedente importante per altre cause legate al clima negli Stati Uniti, e dà ai giovani una speranza per un futuro migliore.

In Ecuador, il primo referendum per fermare l’avanzata dei combustibili fossili

In un momento in cui la crisi climatica si sta intensificando in tutto il mondo e la foresta amazzonica si sta rapidamente avvicinando a un punto critico irreversibile, l’Ecuador diventa uno dei primi paesi al mondo a respingere, democraticamente, i combustibili fossili.

È successo il 20 agosto 2023, quando gli ecuadoriani hanno votato sì ad un referendum per porre dei limiti alla trivellazione petrolifera nella foresta amazzonica.

Il risultato positivo del referendum è il frutto dell’impegno di un gruppo di attivisti del movimento Yasunidos, un gruppo locale che si è formato dopo che l’ex presidente Rafael Correa ha disatteso la sua promessa di proteggere l’Amazzonia. Il movimento è riuscito a reclutare oltre 1400 volontari, che hanno compiuto un lungo viaggio per l’intero paese, bussando alle porte dei cittadini e cercando di convincerli a sostenere la loro causa. Grazie a questa straordinaria opera di mobilitazione, sono stati raccolte ben 750.000 firme in sei mesi. La perseveranza degli attivisti ha permesso loro di raggiungere un obiettivo straordinario: secondo secondo The Guardian circa 726 milioni di barili di petrolio resteranno nel terreno.

Il referendum proteggerà il Parco Nazionale di Yasuní, una delle regioni più ricche di biodiversità della Terra e sede di diversi popoli indigeni. 

Una direttiva europea contro la deforestazione

L’Unione europea si impegna a diminuire il suo impatto sulla deforestazione e sul degrado delle foreste attraverso l’implementazione di una nuova direttiva, parte di un piano più ampio di iniziative con cui l’Unione Europea inizia a prendere coscienza della propria responsabilità ambientale.

Infatti, la causa principale della deforestazione è l’espansione dei terreni agricoli, legata alla produzione di materie prime come carne bovina, legno, cacao, soia, olio di palma, caffè, gomma e  derivati. L’Unione Europea, rappresentando una delle maggiori economie globali e un grande consumatore di questi prodotti, riconosce di essere parte di a questo problema e vuole aprire la strada per risolverlo. Pertanto, grazie alla nuova direttiva entrata in vigore a giugno 2023, per vendere questi prodotti sarà necessario provare che non provengano da aree a rischio o abbiano contribuito alla deforestazione.

Una campagna pubblicitaria vietata nel Regno Unito per greenwashing

La società Shell si è prefissata l’obiettivo di diventare una società a zero emissioni nette di carbonio entro il 2050. Un obiettivo ambizioso, peccato che intenda espandere allo stesso tempo gli investimenti nell’estrazione di gas naturale.

Per sottolineare il suo impegno per l’ambiente, Shell ha lanciato una campagna pubblicitaria volta a promuovere le proprie iniziative nel campo delle energie rinnovabili, affermando di contribuire attivamente alla transizione energetica nel Regno Unito.

La campagna pubblicitaria di Shell è stata denunciata all’ Advertising Standards Authority (ASA) del Regno Unito, l’ente che regolamenta il settore pubblicitario, che l’ha considerata ingannevole, perché nascondeva il fatto che i combustibili fossili siano la maggioranza del business di Shell.

Il merito della segnalazione è del gruppo Adfree Cities, una rete di gruppi volontari locali di tutto il Regno Unito. Il gruppo ha anche messo in scena proteste fuori dalle agenzie pubblicitarie di Londra che lavorano con le aziende di combustibili fossili come Shell. Adfree Cities ha dimostrato che anche un piccolo gruppo di volontari può avere un grande impatto. In un periodo in cui il greenwashing dilaga in molti paesi, è importante che i cittadini abbiano gli strumenti per contrastare la diffusione di pubblicità ingannevoli.

Questa è solo una delle pubblicità ingannevoli che hanno avuto una vita breve: è successo anche a Lufthansa, per aver dichiarato di “proteggere il futuro”, dando quindi un esempio ingannevole in merito alle proprie emissioni ambientali. Sono state bloccate per le stesse motivazioni di Shell anche le pubblicità di altre società di combustibili fossili, la spagnola Repsol e la malese Petronas. E proprio in questi giorni, Il Parlamento europeo ha approvato una direttiva volta a proteggere i consumatori dal greenwashing.

Anche in Italia, che conta ben 378 eventi estremi durante il 2023, tanti gruppi, soprattutto di giovani, si stanno facendo sentire. Anche nel 2023, non si sono fermati gli scioperi globali per il clima.  Nel 2023, gli attivisti italiani per il clima hanno tinto di verde i fiumi, si sono appesi a un tetto a Torino, hanno verniciato l’albero di Gucci in Galleria a Milano. E queste sono solo alcune delle azioni degli attivisti che gridano alla giustizia climatica, nonostante le loro proteste siano sempre meno tollerate, represse dalle forze dell’ordine e dalla legge.

Queste sono solo alcune delle storie a lieto fine che vogliamo raccontare all’inizio di questo 2024, sperando di poterne aggiungere molte altre nei prossimi mesi.

La cosa più importante da ricordare è che ciascuno dei gruppi elencati sono costituiti da persone comuni, che hanno tutti fatto piccoli passi verso la direzione che ritenevano importante per loro. Alla fine, tanti piccoli passi, uno dopo l’altro, hanno finito per fare una grande differenza.

Tutti possiamo fare la nostra parte, anche tu. Ci stai?

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