“Nina sull’argine” è un romanzo uscito nel 2021 per Minimum Fax.
Secondo libro di Veronica Galletta, è stato tra i sette finalisti dell’edizione 2022 del Premio Strega.
E’ ambientato tra il 2005 e il 2006 a Spina, immaginaria frazione del comune di Fulchrè nel Nord Italia.

Un esile quanto ricco romanzo a strati, in cui realismo e lirismo giocano un delicato equilibrio.

Caterina “Nina” Formica è una giovane ingegnera che si misura con il suo primo cantiere.
Di origine Siciliana, vive ormai da anni nel Nord Italia. Il romanzo prende avvio da uno scandalo per corruzione in cui risulta coinvolto il superiore di Nina. A lei l’ingrato compito di occuparsi di un cantiere assai problematico, la costruzione dell’argine di Spina.

LA METAFORA DEL CANTIERE

Subito si fa strada in filigrana la questione di genere: donna che fa un mestiere di quasi soli uomini, il
pregiudizio è la prima struttura da abbattere.

I lavori iniziano in un agosto torrido che non concede riposo, e dureranno un anno.
E non ha riposo Nina, che di giorno si barcamena tra calcoli e sopralluoghi sul cantiere, e di notte tra quelli dentro se stessa.
Ed è il secondo ma più importante tema del romanzo a emergere con prepotenza, la metafora del cantiere come scavo interiore. Progetti che procedono in modo parallelo: da una parte, il cantiere fisico, dall’altra quello del cuore. Entrambi aperti, fragili, in corso.
Ed anche Nina, che in cantiere lavora, si fa cantiere.
Accanto a lei una moltitudine di volti, figure professionali ed umane accomunate da tutta la gamma dei
sentimenti, romantiche ma estremamente vive e contraddittorie. Con Caterina condividono una scissione interiore, antieroica, e la capacità di assorbire urti senza spezzarsi (o di ricostruirsi da capo, quando si
spezzano): “Così il cantiere diventa tutto. Diventa casa, diventa famiglia, diventa consolazione”.

NINA SULL’ARGINE TRA REALISMO LINGUISTICO E LIRISMO NARRATIVO

Una particolarità di questo libro è il registro linguistico-narrativo: il linguaggio tecnico, all’inizio quasi
repellente per “i non addetti ai lavori”, in un secondo momento diventa così spontaneo da portare il lettore e la lettrice nel cantiere con Nina. Non solo, ma in alcuni punti, alla terminologia esatta e matematica se ne affianca una più lirica, sentimentale, che in alcun modo cozza con la prima ed anzi affascina:

“Proprio oggi le viene in mente che ha sempre preferito la ghisa, con quel colore grigio opaco,
dura ma fragile, inadatta alla trazione e alla flessione, ma resistente alla compressione e alla
corrosione. Come in La cicala e la formica di Rodari, non ha dubbi: sta dalla parte della ghisa,
che la sua fragilità non vende, regala”.

Nina sull’argine, Minimum Fax, V. Galletta.

PANTA REI

Dagli albori della letteratura, quando si parla di fiumi si fa riferimento alla forza, all’essere indomabili, al
loro fluire eterno. Il lavoro di Nina è invece quello di imbrigliarne la potenza, castrarne la forza vitale per sopravvivere. E’ complesso il rapporto tra l’uomo e la natura, un gioco tra forze ben messo in luce nel romanzo. Anche Caterina, che cerca di smorzare la forza del fiume, come Eraclito non si bagna mai due volte nello stesso corso d’acqua.

“I fiumi sono sempre liberi, pensa Caterina. Basta osservarne le sovrapposizioni del tracciato
nei secoli, ed ecco che emergono le costrizioni, gli avanzamenti dell’uomo, le zone in cui il
fiume è allargato di nuovo a forza, piena dopo piena, in un mescolìo di colori molto eloquente,
per chi ha la pazienza di decifrarlo”.

Nina sull’argine, Minimum Fax, V. Galletta.

CRESCERE

Nina sull’argine è stato definito, a mio parere giustamente, romanzo di formazione. La formazione è
quella di una giovane donna che, senza rendersene pienamente conto, affidandosi al fluire dei giorni, agli
assestamenti della terra e dei materiali, cambia profondamente. In un palcoscenico di acqua, pietra e
polvere, dove le Zeppole di San Martino sono delle Madeleine proustiane che riportano ad una Sicilia
perduta, accanto a personaggi reali e fantasmi, Caterina diventa un’altra versione di sé. Né migliore né
peggiore, ma nuova e adulta.

“Lei stessa, è diversa, trasformata, tirata, allungata, deformata dagli eventi, dai giorni e dalle
notti dell’ultimo anno trascorso”.

Nina sull’argine, Minimum Fax, V. Galletta.

Che poi, è ciò che succede a noi lettori e lettrici alla fine di questo romanzo.

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