Scegliere una lettura di cui parlare nel mese in cui si celebra la Giornata internazionale dei diritti della donna non è cosa semplice. Il libro di cui vi parlo sembra però essere cucito su questa ricorrenza, perché tra le sue pagine si mischiano la Storia con la maiuscola, quella dei libri, e la storia piccola, personale, quotidiana. E’ un libro dalle pagine dense, pesanti, ma anche piene di speranza: “Fiore di roccia” di Ilaria Tuti, uscito nel 2020 per Longanesi.

Il romanzo racconta la storia di una giovane donna, Agata Prius, e delle sue compagne. Si apre nel maggio 1976, quando il Friuli viene colpito da un violento terremoto. La protagonista torna nella terra natìa in occasione del sisma, e ripercorre col pensiero alcuni avvenimenti del suo passato.

Il flashback è ambientato durante la Prima Guerra Mondiale sul fronte friulano delle Alpi Carniche. Siamo nel 1915: gli avvenimenti di due anni vengono condensati dall’autrice in pochi mesi.

Agata è un figlia devota e una donna che non si tira indietro di fronte alle richieste ed ai bisogni della sua comunità. Non è un’eroina senza paura, ma una persona che si aggrappa fortemente alla vita in un presente di miseria e indigenza. Orfana di madre, ha avuto la possibilità di imparare a leggere grazie alla passione materna per i libri. Le compagne la ritengono la più adatta alle comunicazioni con i soldati, per questo e per la sua forte dignità, Agata fin da subito assumerà una sorta di ruolo di comando delle “Portatrici”.

Nessuna parola di conforto viene detta, nessuna domanda su chi siamo. Per la prima volta nella storia del nostro popolo, le gerle che per secoli abbiamo usato per portare i nostri infanti, i corredi delle spose, il cibo che da sostentamento, la legna che scalda corpi e cuori accolgono strumenti di morte: granate, munizioni, armi

Fiore di roccia, I. Tuti, (p.26)
Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Portatrici_carniche

In questo romanzo la guerra non viene edulcorata, ma mostrata nella sua durezza: le portatrici sono il simbolo di come i conflitti snaturino le abitudini e le usanze di un popolo. La guerra crea una nuova semantica, assegna nuovi nomi e nuovi usi anche alla vita della popolazione civile. “Fiore di roccia” è un romanzo intenso che contiene al suo interno un messaggio di pace: il tuo nemico, è tuo fratello, tuo padre, tuo figlio. Solo la solidarietà può salvare dalla disumanizzazione della guerra.

Le “portatrici”, figure storiche da non dimenticare

Agata e le sue compagne sono donne, madri, figlie, ma soprattutto “portatrici”. Di queste figure si è persa memoria nel tempo nella maggior parte della Penisola italiana. Sebbene non militarizzate, furono di fondamentale importanza per il rifornimento del fronte in termini di armi, cibo e materiali.

“Fiore di roccia” è un libro che parla delle donne, del contributo che hanno dato alla Storia e del prezzo che hanno pagato; è un romanzo che parla di una emancipazione conquistata e sofferta:

Ma che vuol dire ‘emancipazione’?

Che le donne sono diventate più indipendenti, hanno potuto fare cose che prima non facevano. Molte hanno dovuto prendere il posto degli uomini nelle fabbriche, nei negozi e anche negli uffici. Sono caduti i pregiudizi secondo cui non ne erano capaci o non avrebbero dovuto”.

Fiore di roccia, I. Tuti, (p.293)

Cultura ed emancipazione femminile

Agata vive in maniera umile come le sue compagne, è costretta a ingannare la fame e la stanchezza, ma non si tira indietro di fronte alle prove fisiche e mentali più difficili. Nella sua casa dimessa si nasconde però un grande tesoro: una collezione di libri appartenuta alla madre. Un tesoro di poco valore, in tempi di guerra, ma che Agata conserva gelosamente. La giovane ha imparato a leggere e custodisce dentro di sé parole ed emozioni, e forse è proprio questa sua esperienza a renderla ciò che è; fin dall’inizio viene percepita dalle compagne come la Guida della loro impresa, addetta alle comunicazioni e gli accordi con i soldati.

Dalle imposte accostate il sole fendeva la penombra in una lamina accecante che s’infrangeva contro la libreria. I dorsi dorati dei volumi si erano accesi di riflessi: nemmeno un granello di polvere ne contaminava la bellezza. Sembravano animati da una vita tremula. (…) Era una collezione di valore: edizioni rilegate con cura, stoffe e pellami di pregio, carta dalla grana finissima e inchiostri brillanti. Si domandava chi e perché, in quella famiglia, avesse sentito il bisogno, nella semplicità che regnava, di possederla”.

Fiore di roccia, I. Tuti, (p.278)

L’espediente letterario di una giovane donna che vive in condizioni di povertà culturale e sociale ma che grazie all’istruzione riesce a trovare una via di uscita mi ha ricordato un altro grande personaggio femminile, quello creato da Viola Ardone. Anche nel caso di “Oliva Denaro”, ambientato molti anni dopo e molti chilometri più a sud, la cultura, lo studio e la possibilità di autodeterminarsi che questi rappresentano, saranno la chiave per una storia piccola ma rivoluzionaria.

Come ha detto un grande pensatore: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza.”

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