“[…] Dopo un anno dalla fine della dieta sono 70 (chili), dopo due 76, dopo aver vissuto in Albania sono 72, al mio arrivo ad Amsterdam sono 78, in partenza da Amsterdam sono 86. Oggi sono di più.
Gli anni contati in chili, mai in salute, mai in quanto sono felice del percorso che sto facendo come donna, a prescindere dal mio corpo. Quasi come se non si possa ambire a qualcosa di meglio dell’essere magri. Come se l’obiettivo non fosse semplicemente essere sani.”

Lara Lago, giornalista, body activist, conduttrice di CaroCorpo perla parte digital di Sky TG24, autrice del libro “Il peso in avanti” edito da People ed Extra Ordinaria qui su ExtraWonders (e non solo) ci racconta quanto il suo peso e il suo corpo abbiano determinato la sua storia, chi è stata ma di certo non chi sarà.

Perché affrancare la propria felicità, il proprio successo e le proprie ambizioni da quanto il nostro corpo possa apparire “conforme” è un atto rivoluzionario.

Lara Lago: Giornalista, attivista e scrittrice. Ti senti più a tuo agio in uno di questi ruoli? E perché?

È facile: la scrittrice! È un sogno che coltivo da bambina, alle scuole medie prendevo 10 nei temi, mi dicevano che da grande dovevo assolutamente scrivere. Nel giornalismo bisogna comunque scrivere (nei temi che mi piacciono e mi risuonano) ma mettersi alla prova scrivendo un libro è davvero la mia vocazione. Quello che faccio di più, che occupa maggiormente il mio tempo, è il ruolo di project manager per Sky coordinando dei team di produzione video. Il ruolo che mi gratifica di più è sicuramente l’attivista: quando incontro qualcuna che mi dice “Mi stai aiutando a far pace con il mio corpo” capisco che quello che sto facendo è la direzione giusta.

Che cosa significa fare body activism in Italia in questo momento?

Al pubblico mainstream il messaggio non sta arrivando. Faccio sempre un esempio: quando slogan come “Ogni corpo vale” (body positivity o body neutrality) saranno arrivati al pubblico di C’è posta per te o Amici di Maria De Filippi allora potremo dire di aver chiuso il cerchio. Ci sono dei temi che arrivano al pubblico generalista, fuori dalla bolla social dell’attivismo, come ad esempio The Whale [film candidato a 3 premi Oscar 2023, ndr]. E proprio quando un tema diventa di dominio comune, ti rendi conto di quanta strada ci sia ancora da fare.

Quanto è importante far passare il tema che la gestione della salute di una persona non è affare di nessuno ma una questione tra la persona e il suo medico? Quanto è importante sospendere il giudizio di colpevolezza su un corpo grasso perché non si prende cura di sé?

“Il mio medico è un attivista della body positivity ma lui non lo sa.” Un capitolo del tuo libro…

Quando esponevo già il mio corpo in bikini sui social, la gente sotto commentava: “È una questione di salute”, “Con quelle gambe avrai sicuramente il colesterolo alto”. Così decisi di fare le analisi. Ma le analisi erano perfette. Al mio medico di base che mi ha in cura da quando sono piccola chiesi cosa poter fare, non ero mai stata così grassa. Le linee guida (create su una popolazione maschile statunitense per discriminare chi potesse aver accesso alle assicurazioni sanitarie) dicono che io dovrei pesare 54 chili ma non credo di aver mai pesato 54 chili nemmeno in quinta elementare! Il mio medico lo sa, me lo ricorda, mi chiede se sto bene e se mi sento in salute. E si, sto bene. Per fortuna anche la classe medica si sta aggiornando e concordano tutti nel dire che la salute non è taglia unica.

Crediamo che il tema della rappresentazione sia necessario. Penseresti mai di diventare anche una modella?

Ho sfilato per la Milano Fashion Week per la mia prima volta quest’anno per un brand londinese che fa abiti per persone plus size (dalla 48 in su), Mimine AG. Mi è piaciuto molto ma ognuno deve avere la propria professionalità! Ho accettato di slancio e con entusiasmo ma mi sono ritrovata a non riuscire a camminare come tutte la altre modelle! Inoltre per chi ha trascorsi di sensibilità, è impossibile non fare confronti tra corpi e ti assicuro che i corpi delle modelle curvy sono pazzeschi! Altissime, clessidre perfette…Da una parte è evidente quanto la moda abbia ancora bisogno di avere modelli reali, dall’altra la rappresentazione autentica dovrebbe inserire anche un corpo come il mio…Magari non proprio il mio, non so quanto rifarei quest’esperienza faticosissima! [ride]

Abbiamo capito che la parola ”curvy” è problematica. Ci spieghi il perchè?

Curvy significa che hai un corpo con le curve. Punto. Per un lungo periodo ha sostituito la parola “grassa“ ma non sono sinonimi. Mentre “magra” non è un insulto anzi quasi un complimento, “grasso” negli anni da aggettivo neutro ha assunto una connotazione negativa. “Curvy” sembra solo più elegante. E forse più che catalogare i corpi ed etichettarli, dovremmo iniziare a riflettere sui privilegi che un corpo conforme ha e quali perde quando un corpo non conforme si allontana dagli standard. Curvy” è semplicemente un corpo che si avvicina molto ad un corpo conforme e gode ancora di moltissimi privilegi: difficilmente avrà problemi quando si rivolgerà ad uno specialista medico, difficilmente avrà problemi a viaggiare o a trovare vestiti nei negozi. Ed è per questo che dobbiamo continuare a fare attivismo: perché tutti i corpi possano avere taglie accessibili, analisi mediche a prescindere dalla forma del proprio corpo, viaggi accessibili.

E la body positivity?

All’inizio parlare di body positivity è stato un successo, sono accadute tante cose buone ma poi le aziende se ne sono impossessate al grido: “Ti devi amare!” e se non ti ami non vai bene. Ed è così che devi sempre essere (o fare) qualcosa. Non va bene se sei grassa, non va bene se sei grassa ma non sei innamorata del tuo corpo e alla fine chi sei davvero non emerge mai. Sebbene le aziende si siano appropriate della body positivity, faccio ancora fatica a staccarmi da questo concetto pur sapendo che si è molto evoluto rispetto gli inizi diventando fatphobia (grassofobia), body neutrality ecc.

Maura Gancitano nel suo libro “Specchio delle mie brame” sostiene che la bellezza oggi è qualcosa di ben preciso a cui adeguarsi: un certo modo di vestire, di mangiare, di parlare, di camminare. Tu senti di vestire, mangiare, parlare, camminare secondo i canoni odierni?

Assolutamente si! O meglio: agli standard di bellezza non so ma tutto il resto è voluto! È personal branding! Sono stata ospite diverse volte in una trasmissione su TV8, un salotto tv in cui ho portato i miei temi e il mio messaggio circondata da antropologi e sociologi tipo Alba Parietti [ride]. “Arrivi con i capelli blu e truccata come Tutankamon!” era una delle accuse che mi facevano, quasi fosse in contrapposizione con il messaggio che ogni corpo vale. È sbagliato il messaggio che se ti accetti così come sei allora non truccarti o non fare la tinta. Il movimento della body positivity dice l’esatto opposto: è il tuo corpo e puoi farci quello che vuoi, chiediti solo perché lo stai facendo, se per omologazione o per stare bene con te stessa. Vedi, forse a volte non solo l’epoca storica in cui nasci determina i canoni di bellezza ma anche DOVE nasci: se fossi nata in Brasile o in West Africa il mio corpo sarebbe molto più accettato!

Parliamo finalmente del tuo libro, raccontaci “Il peso in avanti”.

Ho impiegato 4 anni per scriverlo, ogni volta che lo aprivo e leggevo una pagina mi chiedevo se fosse giusto per me condividere con tutti il mio vissuto, la mia storia, così intima. Ma nel momento in cui è diventato una sfida, ci ho lavorato tutte le vacanze di Natale avendo già 210 pagine pronte! In realtà ho dovuto fare solo qualche review ma era già lì.
“Il peso in avanti” era già finito nel 2018. È il mio diario di quando sono stata via dall’Italia e di come è cambiato il rapporto con il mio corpo da quando ho vissuto all’estero. Prima di partire mi occupavo di cronaca nera. Le mie colleghe che facevano più carriera erano alte, magre, sempre vestite sexy perché riuscivano ad ottenere più facilmente le notizie. Il corpo era uno strumento di lavoro tanto quanto il computer. Nel momento in cui vado via, capisco che un altro mondo è possibile. Faccio carriera diventando direttrice di un canale video e lo faccio spingendo ogni giorno più in là l’asticella del mio coraggio: vado a lavoro inizialmente scollata, con i tacchi ma poi anche in tuta o con i crop top. Nessuno dice nulla, nessuna di noi ha favoritismi di alcun tipo. Fiorisco e divento chi voglio essere (e me lo tatuo anche!). Insomma, tra tutti gli incontri che pensavo di fare l’ultimo che immaginavo era quello con il mio corpo.

Nel tuo libro c’è anche il tuo ritorno a Milano?

No, non c’è! C’è il countdown, meno trenta, meno venti ecc. e il libro si conclude con l’idea di portare il peso in avanti e saltare, iniziare una nuova avventura a Milano. Manco a dirlo, rientrare a Milano è stato faticoso. I primi sei mesi sono stati davvero difficili, con la voglia costante di ripartire. Non facevo nemmeno l’abbonamento dei mezzi perché volevo essere libera di scappare per andare altrove! E invece sono da più di 4 anni ormai fissa a Milano.

The Next Step: il prossimo passo sarà?

Mi pongo questa domanda da 4 anni! Ho tante idee ma le cose succedono anche spontaneamente. Adesso sono molto concentrata sul libro e su dove voglio che arrivi. Sono in tour nei prossimi mesi ma non ti nego che mi piacerebbe scrivere un secondo libro e mi manca davvero l’estero. Chissà. A maggio inoltre uscirà un nuovo progetto forse più giocoso, siamo alle tappe finali insieme a due ragazze dopo due anni di lavoro insieme.

Noi siamo un po’ sognatrici…Un desiderio/sogno per il futuro?

In questo momento Lara Lago non sogna! [ride] Scherzi a parte, sono stata nominata sono stata nominata chair di un network aziendale di Sky che si chiama “Body&Mind”. Il mio compito sarà quello di portare i temi dei corpi, della salute e della salute mentale ai miei 5mila colleghi. È un compito bello impegnativo! Ecco, che questi temi diventino il più possibile mainstream attraverso le nostre testimonianze e il percorso che ho fatto è un sogno che voglio concedermi.

Tutte le immagini presenti sono di proprietà di Lara Lago e tutti i diritti sono riservati.
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