Puerto Ayora  convivenza stretta tra uomo e animali
Puerto Ayora

Continuo il racconto del mio viaggio in Ecuador  con il volo che, in un paio d’ore, da Guayaquil  mi porta sulle Isole Galapagos, un arcipelago costituito da numerose isole, più di trecento tra isole, isolotti e rocce, di cui solo cinque  hanno insediamenti umani.

Tutto l’arcipelago è stato dichiarato Parco Nazionale nel 1959 per conservare l’area che, per la bellezza naturale delle isole e la bio-diversità delle specie animali che vivono qui  e che non si possono trovare altrove, può essere considerato un luogo eccezionale e unico.

Santa Cruz

Atterriamo a Baltra, una piccola isola vicino all’Isola di Santa Cruz, dove si trova l’aeroporto e l’ufficio della Capitaneria di Porto. Appena sbarcati paghiamo la tassa di ingresso al Parco e ci vengono spiegate le regole. Chiaramente questo è un luogo che ha bisogno di essere custodito e protetto e per questo è stato uno dei primi siti patrimonio mondiale dell’UNESCO nel mondo, ma il controllo deve essere continuo affinchè anche il turismo sia sostenibile per l’ambiente. Per fare questo si sono messi a punto numerose iniziative tra cui  un biglietto d’ingresso piuttosto costoso che serve a finanziare direttamente i progetti di conservazione e ricerca, ma anche a rendere i turisti più consapevoli nell’approcciarsi alla fauna e all’habitat naturale delle isole. Inoltre non è possibile visitare le zone del parco da soli, ma si deve essere accompagnati da guardie del parco attraverso percorsi prestabiliti.

Il novantenne "Giorges il solitario "
Georges il solitario

Saliamo su un autobus che ci porta fino al canale che divide le due isole e con una  breve navigazione su un traghetto arriviamo all’isola di Santa Cruz. Qui saliamo su un altro autobus piuttosto scassato che attraversa l’isola e ci porta al lato opposto dove c’è la piccola cittadina di Puerto Ayora dove alloggeremo. Ci sistemiamo in una piccola pensione e usciamo per una prima esplorazione. A piedi percorriamo una strada piena di negozietti e ristorantini parallela alla costa e raggiungiamo il Centro Darwin specializzato nella protezione e salvaguardia delle specie autoctone soprattutto tartarughe e iguana. Ci sono tartarughe appena nate e altre enormi e tra queste c’è la star del centro: Georges il solitario che ha quasi novantanni ed è l’ultimo di una particolare specie. Ci spiegano che  stanno  provando a farlo riprodurre incrociandolo con altre specie nonostante l’età (purtroppo un paio d’anni dopo la nostra visita Georges è morto senza lasciare discendenti sancendo così l’estinzione della sua specie). Cominciamo a conoscere anche le varie specie di iguane dai colori e dimensioni diverse  a seconda che vivano sugli alberi o a terra.

L’isola di Santa Cruz ha numerose spiagge accessibili e ben protette. Attraversato il paese con una passeggiata di circa un’ora si raggiunge Playa Tortugas  a cui si può accedere con un bel sentiero immerso nella vegetazione dopo aver lasciato le generalità alla guardia del parco che controllerà che all’orario stabilito si lasci la spiaggia. Il sentiero sbuca in un’enorme spiaggia bianca  intatta e battuta dalle onde dell’oceano su cui trascorriamo la giornata tra bagni, osservazione della moltitudine di iguane nere e degli uccelli appollaiati sui cactus.

La spiaggia del Garrapatero
Playa del Garrapatero

La cosa che più ci colpisce è il rapporto di vicinanza che si ha con questi animali che ci fa sentire in un posto speciale un po’ fuori dal mondo. Ma gli spettacoli non sono finiti: uno stormo di paqueros Pata Azul, uccelli con le zampe blu, sta pescando. Lo spettacolo di un intero stormo che all’unisono si getta in acqua, agguanta il pesce col becco e risale è veramente impagabile!!!

In macchina invece si raggiunge un’altra bella spiaggia, Playa del Garrapatero, che troviamo praticamente deserta a parte il custode impegnato a suonare la chitarra. Ci polleggiamo per tutta la mattina e parte del pomeriggio in assoluta tranquillità poi mentre rientriamo a Puerto Ayora facciamo una deviazione nell’interno nella zona dei tunnel di lava. Si tratta di gallerie lunghissime scavate dalla lava del vulcano in cui si può entrare e percorrerne un tratto: sembra di avanzare nel cuore della terra!

Isola South Plaza

Un leone marino all'ombra di un cactus opuntia
Cactus opuntia e Sesuvium

Con circa un’ora e mezza di navigazione raggiungiamo con una barca l’isola South Plaza, una piccola isola non abitata che a una prima occhiata si rivela piuttosto brulla. La barca si avvicina a riva accolta da gruppi di leoni marini. Una guida del parco, che vista l’età potrebbe essere qui dai tempi di Darwin,  ci accompagna lungo un sentiero, delimitato da paletti che non si possono oltrepassare (per fortuna sono veramente attenti nella protezione dell’ambiente). Il sentiero gira attorno all’isola che si conferma essere piuttosto brulla, ma veramente affascinante. Le uniche piante sparse sono i cactus Opuntia e le piante di Sesuvium, che formano un tappeto rossastro sulla superficie delle colate laviche.  L’insieme dell’azzurro intenso del mare e del cielo e del tappeto rossastro da un effetto splendido!

I colori dell'Isola di South Plaza
Isla South Plaza

In questo scenario si muovono silenziose decine di iguane di terra di colore giallo-bruno spesso sdraiate sotto i cactus dei cui frutti si cibano. Sono animali incredibili che hanno qualcosa di antico e resteremmo a guardarle per ore. Un po’ più rumorosi sono i leoni marini che nuotano vicino a riva e ogni tanto salgono sulla terraferma arrampicandosi tra i sassi fino ai cactus sotto l’ombra dei quali si riposano. Siamo stupiti da quanta strada questi goffi animali riescano a percorrere trascinando il corpo piuttosto ingombrante. Il lato nord dell’isola è caratterizzato da alte scogliere a picco sul mare dove nidificano numerosi uccelli marini. E’ un luogo incontaminato in cui ci muoviamo con profondo rispetto sentendoci quasi di troppo. Risaliti in barca, mentre ci allontaniamo dall’isola, il mare ci regala un altro spettacolo: un gruppo di orche passa non lontano da noi, i corpi neri e lucidi emergono dall’acqua in una sorta di danza di saluto.

Isola Floreana

Un’altra isola raggiungibile con due ore di navigazione, mare permettendo, è l’Isla Floreana. Il mare è molto agitato e si balla molto mettendo a dura prova il mio stomaco e anche quello di altri passeggeri. Sono veramente contenta quando tocchiamo terra accolti da leoni marini ,iguane marine e alcuni pinguini.

Saliamo su una specie di pulmino che ci porta all’interno dell’isola completamente diversa dalle altre. C’è una vegetazione ricca e rigogliosa e ogni tanto si vedono anche piante da frutta. Infatti su quest’isola, che ha fonti di acqua dolce, si insediarono coltivatori tedeschi approdati per caso e tuttora vi abitano alcuni discendenti di quelle famiglie. Dopo un breve tratto scendiamo e proseguiamo a piedi inerpicandoci verso l’interno dell’isola fino ad una zona dove si aggirano enormi tartarughe. Ce ne sono tantissime, grandissime, occupate a mangiare. Lo spettacolo è quello a cui ci stiamo abituando, unico e affascinante; ancora una volta la sensazione di essere così lontani dal nostro mondo ci prende e ci fa sentire fortunati di poter godere di tutto ciò.

Leoni marini sugli scogli dell'Isola Floreana
Leoni marini

Salendo ancora entriamo in una zona di grotte in cui abitarono i primi scopritori dell’isola, poi da qui scendiamo verso la costa dove c’è un piccolo ristorantino gestito dai discendenti appunto dei coloni tedeschi e infatti nella sala dove mangiamo ci sono numerose foto che raccontano la storia di questa famiglia.

Finito il pranzo risaliamo sulla barca e costeggiamo una serie di isolotti dove stazionano colonie di pinguini, leoni marini e iguane e dove nidificano migliaia di uccelli prima di fermarci su una spiaggetta dove è possibile fare snorkelling in un mare stupendo tra tartarughe d’acqua, razze, squali e molto altro. Che mondo incredibile!!

Gli organismi viventi sono in equilibrio col loroambiente, siccome l’ambiente cambia, debbono cambiare anch’essi, altrimenti sono condannati a scomparire.”
Charles Robert Darwin

San Bartolomè

Ci svegliamo all’alba e verso le sei ci imbarchiamo per l’Isola di San Bartolomè con un gruppetto di altre persone. La traversata sarà abbastanza lunga, circa tre ore, ma per fortuna la prima parte trascorre piuttosto tranquilla in un mare calmo con il sole che fa capolino tra le nuvole. Quando siamo tutti rilassati e polleggiati, convinti che la traversata sarà piacevole, usciamo dalle acque riparate e affrontiamo il mare aperto. E così inizia il ballo!! Saltiamo sulle onde come grilli e il mio stomaco sale e scende pericolosamente. Qualcuno vomita e molti ci arrivano vicino, ma per fortuna dopo un’ora di tortura tocchiamo terra. Una lingua di spiaggia dorata ci accoglie tra scogli neri e un alto faraglione.

Scendiamo dalla barca per fare snorkelling tra foche, pinguini e iguane in un mare splendido e sotto un sole caldissimo. Mentre nuotiamo ci passano vicino diversi leoni marini  e uno di questi sale a riva dove lo aspetta un cucciolo . Si sdraiano vicini e inizia l’allattamento: una scena meravigliosa! Ci sentiamo di troppo come spesso è accaduto in questi giorni entrando nel loro regno incontaminato.

Un Cactus di lava sull'isola di San Bartolomè
Isola di San Bartolomè

Dopo un paio d’ore risaliamo in barca e attracchiamo un po’ più in là per visitare l’interno. L’isola è brulla ed è formata da terra scura proprio perché è costituita al 90 per cento da un vulcano spento. Sembra un paesaggio lunare: rive sassose e qualche cactus di lava. Ci inerpichiamo lungo il sentiero e ammiriamo il paesaggio che più saliamo più si apre ai nostri occhi: la baia e le isole intorno tra cui la bocca di un vulcano a pelo d’acqua. Ammiriamo il paesaggio per un po’ poi riscendiamo a riva e riprendiamo la barca che ci riporterà indietro con un mare sempre più agitato.

Ritorno

La settimana trascorsa qui è praticamente volata ,ma ci ha riempito di emozioni e di immagini uniche. Non abbiamo chiaramente visto tutto l’arcipelago, ma le isole visitate ci hanno dato un’idea della diversità incredibile di ambienti, di flora e di fauna che per fortuna si riesce a conservare piuttosto bene.  

Chiaramente in questi giorni mi ha accompagnato la lettura di “Viaggio di un naturalista intorno al mondo” in cui Charles Darwin  descrive nel suo viaggio intorno al mondo anche le isole Galapagos dove  osservò con curiosità l’elevatissima diversità della fauna e della flora locali concependo cosi la sua famosa teoria evolutiva, osservando l’adattamento all’ambiente che queste specie avevano sviluppato.

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5 thoughts on “Galapagos : viaggio nel paradiso terrestre”

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