“Virtuale è reale”. Lo dice il “Manifesto della comunicazione non ostile” , e lo ribadisce Vera Gheno nel suo ultimo libro “L’antidoto”. In questo testo uscito per Longanesi, la sociolinguista affronta quindici comportamenti che “avvelenano” la vita online, e propone altrettante buone pratiche. Scopriamole insieme.

“L’antidoto” è una piccola e fondamentale guida al virtuale, perfetta sia per i neofiti della rete sia per i suoi più assidui frequentatori e frequentatrici. Gheno, una veterana della rete, parte da alcune considerazioni generali per poi analizzare nel dettaglio alcuni fenomeni. Impossibile, leggendo questo libro, non avere presenti nella nostra mente, esempi di situazioni che ci sono capitate in prima persona.

COMUNICARE E’ COMPLESSO

La “complessità”, è un qualcosa di fortemente connesso alla comunicazione a qualsiasi livello: che si parli di verbale, non verbale, digitale, l’atto comunicativo comporta attenta decodifica. Una delle principali problematiche legate al comunicare in rete, è la difficoltà nel comprendere il contesto in cui ci si trova. Un contesto che, dice Gheno, quando si parla di virtuale è sempre pubblico, anche quando noi lo crediamo privato.

A questa difficoltà si aggiungono poi alcuni atteggiamenti che condizionano ulteriormente il nostro stare in rete, e sono legati al contesto socio-culturale in cui agiamo.

Un primo aspetto è la così detta “FOMO”, ovvero “fear of missing out”. Comunicare, a volte diventa un atto performativo piuttosto che generativo: per paura di perderci qualcosa o rimanere esclusi dal contesto, talvolta ci esprimiamo in modo disattento, poco informato, a volte anche poco corretto dal punto di vista grammaticale o sintattico.

“Manifesto della Comunicazione non ostile” da
https://www.minimalstudio.it/comunicazione-non-ostile/

Un altro aspetto di questa comunicazione, legato strettamente a quanto detto sopra, è la polarizzazione delle opinioni secondo un’ottica di vittoria e sconfitta, che ci porta a doverci (volerci) schierare senza dare spazio alle zone grigie ed alle sfumature.

Questi sono solo due esempi delle tante cattive pratiche citate dall’autrice nel libro. Il pessimismo legato a questo tipo di considerazioni è l’aspetto su cui si tende a soffermarsi quando si parla di rete e comunicazione. Provare a concentrarsi sui pregi della comunicazione digitale sembra richiedere uno sforzo ulteriore, ma è proprio qui che vuole condurci l’autrice. Scopriamo come.

UNA RETE DI BUONE PRATICHE

“In rete, di parole si vive e si muore; questo libro nasce con l’intento di aiutare a prenderne consapevolezza e a non sottovalutare il potere di una parola ben scelta, di una comunicazione efficace, di un’interazione riuscita”.

Un sottile pessimismo potrebbe assalire la lettrice ed il lettore di questo testo, in particolar modo di fronte agli esempi che Gheno raccoglie da vari social network e riporta, tuttavia per me il messaggio di fondo è positivo. Abbiamo a disposizione un grande mezzo, al quale è necessario guardare con responsabilità, un mezzo che ha le sue regole e le sue caratteristiche uniche. E’ necessario conoscere le regole di questo strumento, cosa non scontata e che possiamo umilmente studiare praticando ogni giorno l’online. Se riuscissimo a comprendere come viverla al meglio, la rete potrebbe aprire un universo di possibilità.

Come possiamo fare a rendere la rete un posto migliore, più accessibile, meno discriminante? Il principio è lo stesso della “goccia nell’oceano”: dobbiamo necessariamente partire dal nostro piccolo. Coltivare una comunicazione ponderata, non ostile, quanto più possibile informata, ricercare una fonte e controllare meglio prima di condividere incondizionatamente. Partendo dalle piccole cose, dai messaggi che inviamo ai nostri cari, dai commenti che lasciamo sotto un post.

LA LINGUA E’ POLITICA

Ogni parola, pronunciata, sottintesa o digitata, ha un potere generativo e trasformativo in grado di creare, descrivere ed aiutare a far comprendere la realtà.

La rete è parte integrante della nostra vita quotidiana (Gheno usa il termine onlife per descrivere questa permeabilità); lo stare in rete consapevolmente può essere un mezzo per abbattere barriere culturali, sociali, linguistiche. Scegliere di usare una parola piuttosto che un’altra (o, a volte, scegliere di rimanere in silenzio), possono portare una grande differenza.

Voi cosa scegliete di fare?

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