Avevamo già affrontato l’argomento disabilità ed eventi grazie all’articolo di Samanta Crespi in Extra Abilità la quale, volendo partecipare al concerto di Peter Gabriel al Forum di Assago a Maggio 2023 era incappata nei soliti problemi burocratici, tardive risposte e incertezze legate alla persona che poteva accompagnarla. Potete leggere il suo articolo qui.

Cosa succede quando una persona disabile vuole partecipare ad un evento

L’accesso agli eventi nei cinema, nei teatri, ai concerti ed alle manifestazioni sportive infatti per le persone disabili e per l’eventuale accompagnatore non è regolato da leggi, ma dipende dalla scelta autonoma dell’ente organizzatore o del gestore dell’evento (Società, Associazione, …).
In alcuni casi è consentito ad entrambi l’accesso gratuito, in altri il pagamento è previsto per la persona disabile ma non per l’accompagnatore, in altri ancora paga solo l’accompagnatore, e infine in alcuni casi pagano entrambi.
Gli addetti agli ingressi applicano per lo più la consuetudine del libero accesso, a fronte di disabilità evidenti, ma il vuoto normativo crea problematiche concrete ed, a volte, veri e propri paradossi, per non dire discriminazioni.

A volte, soprattutto per le manifestazioni sportive e per i concerti (ove sono prescritti luoghi accessibili e riservati a disabili in numero contingentato) è necessario accreditarsi preventivamente presso gli organizzatori (il cui riferimento è spesso difficile da rinvenire) ed è necessario contattare le società sportive, con tutto ciò che ne consegue in termini di intoppi, ancora prima di accedere all’evento.

Per i musei invece, l’accesso delle persone disabili e dell’eventuale accompagnatore è gratuito in base a disposizioni del Ministero dei beni culturali (che nel 2020 ha pubblicato delle Linee guida utili, frutto di una approfondita indagine conoscitiva).

Altre volte serve addirittura dimostrare il livello di disabilità (la famosa percentuale) o rispettare, non si sa bene perchè, un ordine di priorità relativo al grado di invalidità.

In ogni caso, il più delle volte si è costretti a compilare lunghi forms o inviare e-mail con i propri dati personali (e sensibili).

Lo stato dell’arte in Italia

E’ evidente che il problema non è economico -chi paga e quanto- nè (solo) relativo all’abbattimento delle barriere, ma si tratta di rendere davvero accessibili spettacoli ed attività culturali, tutti eventi che riguardano la realizzazione della personalità -che, diversamente, risulterebbe preclusa-, come evidenziato anche dalla Convenzione di Faro.

Si pensi al caso di un disabile che, conquistato con sudore un posto all’evento tanto atteso, si trovi il proprio accompagnatore seduto altrove, lontano e magari nemmeno raggiungibile. Tale condizione è tutt’altro che rara, atteso che la normativa non vincola il posto assegnato al disabile con quello riservato all’accompagnatore -con tutto ciò che ne deriva ancien termini di sicurezza-.

La politica di valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e storico, dovrebbe contemperare e integrare le esigenze di conservazione e di tutela attiva con quelle di piena fruizione e di accessibilità ampliata (nonché di sicurezza) dei luoghi della cultura, e di sostenibilità economica degli interventi. Si tratta certamente di concetti che richiedono, per poter essere attuati, l’applicazione di diversi strumenti quali la progettazione e la formazione del personale, necessari per garantire il giusto approccio ai temi della fruizione ampliata.

L’importanza dell’accessibilità

A fronte del vuoto normativo nazionale, torna quindi utile, una fonte sovranazionale: con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità l’accessibilità assume una declinazione multidimensionale e diventa una delle priorità da conseguire per realizzare i diritti fondamentali delle persone con disabilità.

L’importanza dell’accessibilità è riconosciuta tra i punti cardine del Preambolo e tra gli otto principi generali elencati nell’art. 3, par. f, quale possibilità per le persone con disabilità di godere pienamente di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali, tra cui il diritto di partecipare alla vita culturale sancito dall’art. 30, su base di uguaglianza con gli altri e nel rispetto del principio di non discriminazione.

Vi sono poi atti dell’Unione Europea che sono vincolanti (anche per l’Italia!), tra cui la Decisione UE 2017/864 che richiama l’art. 30 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e prevede di “promuovere soluzioni che rendano il patrimonio culturale accessibile a tutti, anche per mezzo di strumenti digitali, attraverso l’eliminazione delle barriere sociali, culturali e fisiche, tenendo conto delle persone con particolari esigenze”, così come la Direttiva 2016/2102 relativa all’accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici con l’obiettivo di definire i requisiti di accessibilità di determinati prodotti e servizi nel mercato interno.

Ci fa ben sperare l’annuncio dell’apertura di un ‘tavolo di lavoro’ sul tema, auspicando che le reali necessità dei disabili vengano tenute in considerazione anche attraverso la collaborazione del Ministero con le associazioni rappresentative.

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One thought on “Meglio soli che mal accompagnati… O forse no?”

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