Santina non si era mai fidata di nessuno, a stento di suo marito – che riposi in pace! Un buon uomo, per carità, ma niente più di questo: una persona che dormiva al suo fianco, che le stringeva la mano nei momenti difficili, che le chiedeva cosa avrebbe cucinato per cena, che le aveva dato una figlia e aveva trascorso tutta la vita nei campi, fra le vigne, finché un giorno non si era accasciato fra i filari di Sangiovese, spirando, con il sorriso sul volto per l’immagine degli amati grappoli riflessa nelle pupille. 

Santina, adesso, sta osservando le vigne da una finestra nella sua stanza. Il pianoterra è ancora fangoso, dopo l’alluvione di tre giorni prima. Lei stava già dormendo, quando il torrente era esondato per l’abbondante pioggia. Si rigirava nel letto, disturbata dai rombanti tuoni del temporale, senza sospettare niente di più. Nel frattempo rigagnoli d’acqua si facevano strada dentro la sua casa silenziosa, fino a raggiungere le scale che portavano alle camere da letto. Sarebbe potuta morire sommersa dalla melma e quando lo scoprì quasi si dispiacque: ormai cosa le restava da fare al mondo? Era sola, insoddisfatta della vita che aveva vissuto, delle sue scelte; rimpiangeva di non aver alzato la testa al momento giusto, quando suo padre la obbligò a sposarsi, mentre il suo sogno era di viaggiare per il mondo, imparando tutto sulla cucina per diventare la più grande cuoca di sempre. Aveva finito per cucinare soltanto per i parenti; per gli amici no, non ne aveva mai avuti. 

Scoppia in un pianto amaro per le povere vigne allagate; lacrime di frustrazione, rabbia, impotenza. Scende in cantina a controllare i danni, con le guance ancora umide e le calosce sporche e appiccicose. Tempo e forza, fisica e d’animo, ecco cosa servirebbe a questa casa disgraziata; ma Santina è stanca e chiama la morte a gran voce, lanciando oggetti dove capita. Fra grida e singhiozzi, afferra una bottiglia ricoperta di melma, la sta per lanciare, ma si blocca. La riconosce come familiare, toglie un po’ di sporcizia dall’etichetta e la osserva, malinconica. Va in cucina, prende un cavatappi, se ne versa un bicchiere. Assapora il frutto dei sacrifici del suo povero Carlo che, al contrario di lei, aveva vissuto la vita che aveva sempre desiderato. “Non è mai troppo tardi per cambiare direzione, a tutto c’è un rimedio” le ripeteva, quando incappava in qualche problema con la vinificazione. 

“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.”

Santina apre qualche sportello e poggia sul tavolo un sacchetto di farina, un’ampollina d’olio, il barattolo dello zucchero e del sale, una bustina di lievito. Si versa un altro mezzo bicchiere, ma non ha intenzione di berlo. Prende una ciotola e comincia il suo sogno ad occhi aperti: è una cuoca e si diverte ad impastare, misurare le dosi, aggiungere un po’ di questo e un po’ di quello. Si muove per tutta la cucina, che odora ancora di terra e sudiciume. Il forno è nella catasta di rifiuti per i servizi ambientali, insieme a lavatrice, lavastoviglie, frigorifero e televisore; ma da qualche parte in soffitta c’è un piccolo forno elettrico che le aveva regalato la figlia, lo scorso Natale. Nel giro di pochi minuti si scalda, Santina inforna i biscotti e si siede ad osservare la trasformazione da umido impasto a fragrante pasticcino, coccolata dal profumo che sta invadendo tutta la stanza; pensando che, dopo tutto, è ancora in tempo per cambiare direzione. 

Ciambelline al vino 

  • 360gr di farina 00
  • 100mL di olio di riso (o olio di semi)
  • 100mL di vino rosso (o anche bianco, volendo)
  • 90gr di zucchero semolato + q.b. per la copertura esterna
  • 8gr di lievito per dolci
  • Un pizzico di sale

Mescolate bene in una ciotola farina, lievito, zucchero e sale; lasciando poi un buco al centro, per versarvi olio e vino. Mescolate inizialmente con un cucchiaio, in modo da far assorbire i liquidi, terminate con le mani, formando una palla d’impasto liscio ed omogeneo. Lasciate riposare per almeno 15’. Staccate poi pezzetti d’impasto da 35gr circa, formando dei filoncini, che andrete ad arrotolare dando loro la forma di una ciambella. Passate, ad una ad una, le ciambellone nello zucchero, facendo sì che aderisca da tutti i lati e riponetele in una teglia, su cui avrete messo della carta da forno. 

Forno statico a 180° per circa 15’/20’ (controllate la doratura). 

In cucina si sarà creato un intrigante profumino: non siate golose, non abbiate fretta! Aspettate che raffreddino almeno 10’ prima di addentarle, così potrete godere di tutta la loro fragranza!

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