In questi ultimi anni si parla molto di cambiamento climatico e di sostenibilità ambientale, per questo ho pensato di raccontarvi di un viaggio in un paese che ha fatto della sostenibilità un modo di vivere: la Costa Rica.

Spesso parlare di queste zone fa pensare solo alle spiagge bianche dei Caraibi, ma forse pochi sanno che questo paese è tra i primi cinque paesi leader mondiali nelle fonti energetiche: il 99% dell’energia della Costa Rica proviene da fonti rinnovabili. Ma non solo, nel 2012 il Costa Rica è diventato la prima nazione centroamericana a vietare la caccia sportiva e ricreativa e il 30% delle foreste nel paese è protetto, grazie all’istituzione di riserve naturali.

Il nostro viaggio in questo paese è stato soprattutto un viaggio in alcune di queste aree protette dove è possibile immergersi nella natura e viverne la straordinaria bellezza.

Il Parco Nazionale Tortuguero

Arriviamo in aereo a San Josè, la capitale del paese, e da lì ci spostiamo verso il Parco del Tortuguero che si trova sulla costa caraibica. Partendo dalla capitale ci dirigiamo verso est lungo la strada che, una volta uscita dalla città, comincia a salire all’interno della foresta della Cordillera Centrale. Arrivati a Guapiles cominciamo a scendere tra piantagioni di banane e foresta fino ad arrivare al molo dove prendiamo una barca per entrare nel parco  raggiungibile solo via acqua attraverso una rete di canali che congiungono la laguna al mare.

Iniziamo la navigazione immergendoci nella foresta pluviale (https://www.wwf.it/specie-e-habitat/habitat/foreste-tropicali/) che si estende per 19.000 ettari e la sensazione è incredibile: una natura rigogliosa e fittissima costeggia il canale e sembra abbracciarci mentre lentamente con la barca penetriamo nella vegetazione osservati da  coccodrilli ed iguane sdraiati sulle rive.  

Nei due giorni che trascorriamo qui perlustriamo in barca la fitta rete di canali che si snoda in una vegetazione intricata, fitta  e sorprendente. Avvistiamo grosse iguane distese sui rami più alti degli alberi per scaldarsi al sole, dove trovano alloggio anche scimmie nere e cappuccine. La vegetazione si specchia nell’acqua creando immagini spettacolari di una natura libera e intatta dove ogni tanto fanno capolino uccelli colorati, lucertole d’acqua, scimmie curiose, bradipi, coccodrilli e iguane.

Sono giornate in cui ci si rende conto di cosa possa essere la natura quando l’uomo la protegge anziché distruggerla.

Il Parco dell’Arenal

La seconda tappa del nostro viaggio è il Parco dell’Arenal, un parco nazionale che si trova nella parte centrale del paese e che si estende attorno al vulcano Arenal, il più attivo del paese, risvegliatosi con una grande eruzione nel 1968. La Costa Rica ha ben sette vulcani attivi e sessanta quiescenti il che ne fa una delle zone vulcaniche più attive del pianeta.

La strada che ci porta verso il parco scorre prima tra coltivazioni di banane e di ananas, poi grandi prati verdi punteggiati di villaggi di case coloratissime sostituiscono la foresta. Facciamo base  nel villaggio di La Fortuna e ci prepariamo a un paio di escursioni nel parco.

Il primo sentiero che affrontiamo ci porterà alle pendici del vulcano e, dopo un tratto pianeggiante tra campi e prati, entra nella foresta rigogliosa e bellissima, piante altissime quasi nascondono il cielo e sotto si cammina in un sottobosco ricco di felci e fiori enormi. Ma l’umidità  è allucinante. Costeggiamo una bella laguna formatasi dopo l’eruzione del ’68, avvistiamo scimmie e uccelli di ogni genere e arriviamo al punto più alto da dove si ha una splendida vista sul l’Arenal. La vista del cono del vulcano è incredibile e valeva la pena faticare un po’ per godere di questo panorama.

Il giorno dopo affrontiamo un altro sentiero più impegnativo che ci dovrebbe portare sulla cima del Vulcano Chato. Iniziamo il percorso con un ponte sospeso su un torrente e poi entriamo nella foresta pluviale dove, come dice la parola, “pluvia” !

Comunque tra ponti sospesi e tronchi con funi percorriamo il primo tratto di sentiero che sale in mezzo ad una natura intricata e selvaggia sentendoci un po’ come  Indiana Jones mentre ci inerpichiamo tra rami e radici, bagnati fradici sia per la sottile poggia che per l’umidità. La foresta è splendida, siamo soli e si sentono solo i suoni della natura tra cui le grida inquietanti delle scimmie urlatrici e il fatto che non ci sia nessuno rende il percorso ancora più avventuroso anche se il fango aumenta di molto la fatica. Dopo tre ore di cammino, infangati fino alla testa, arriviamo in cima e godiamo dello spettacolo fieri della nostra impresa.

Risalire quel fiume era come compiere un viaggio indietro nel tempo, ai primordi del mondo, quando la vegetazione spadroneggiava sulla terra e i grandi alberi erano sovrani. Un corso d’acqua vuoto, un silenzio assoluto, una foresta impenetrabile (Joseph Conrad)

Parco del vulcano Tenorio

Ci spostiamo verso nord per raggiungere un altro parco che si trova all’interno della catena montuosa vulcanica di Guanacaste, e circonda  il vulcano Tenorio ammantato da foreste di vario tipo dalla bassa foresta pluviale montana alla foresta tropicale. La strada per arrivarci attraversa coltivazioni di ananas e fattorie in una zona molto rurale e tranquilla. Arriviamo a Baijaguas e ci sistemiamo nel B&B dove alloggeremo. Si tratta di casette di legno immerse nella foresta; il posto è incantevole e, mentre sulla terrazza comune mangiamo qualcosa, scopriamo la parte più affascinante del luogo: davanti a noi si apre un pezzo di foresta dove si alternano uccelli splendidi, scoiattoli e colorati tucani dal becco giallo. Potremmo stare a guardare per ore questo andirivieni se non fosse per una forte scossa di terremoto che ci da’ il benvenuto. Ci rendiamo conto di essere gli unici preoccupati, qui sembra sia normale!

Verso sera facciamo, con una guida, un giro un po’ particolare in un tratto di foresta: avvistamento rane!?

Armati di pile e un po’ scettici cominciamo ad inoltrarci tra gli alberi in un buio fittissimo e ad un tratto, alla luce delle pile, scopriamo un mondo fantastico e inimmaginabile di rane piccolissime quasi trasparenti e coloratissime, rosse, verdi, marroni posate sulle foglie delle piante. Ma non solo, la notte nasconde un’altra serie di insetti dormienti: ragni, insetti stecco, farfalle notturne e qualche serpentello: un piccolo mondo nascosto ma veramente affascinante!

Il giorno successivo avevamo in programma un trekking al vulcano, ma a causa delle scosse di terremoto di questi giorni l’accesso è chiuso per sicurezza, così optiamo per raggiungere il Rio Celeste. Scendiamo lungo un ripido sentiero nella foresta pluviale come sempre in un clima umidissimo e immersi in una natura che non finirà mai di stupirci. Raggiungiamo dopo circa un’ora il rio che si dimostra all’altezza del suo nome: le sue acque sono di un celeste intenso.

Facciamo sosta  dove ci sono alcune pozze e ci si può ristorare ammirando la bellezza del paesaggio.

La leggenda racconta che quando Dio terminò di dipingere il cielo, sciacquò i suoi pennelli in un fiume, dando così il colore al Río Celeste. (leggenda)

Monteverde

Fatta un’ultima colazione ammirando una miriade di tucani che sembrano venuti a salutarci , partiamo da questo posto idilliaco per dirigerci verso sud e raggiungere la zona della foresta nublosa di Monteverde. Il primo tratto di strada si snoda tra prati e fattorie poi la strada comincia a salire facendosi sempre più brutta e a tratti sterrata. Il paesaggio cambia tra creste di montagne e la salita a tratti si fa impervia.  Arriviamo al paese, Santa Elena, che si trova a 1065 metri di altezza sulla cresta della Cordigliera de Tilaran e che fu fondato da quaccheri americani che volevano fuggire alla leva obbligatoria e che sono stati in seguito tra i più attivi sostenitori della conservazione dell’ambiente di questa zona.

Per trascorrere il resto del pomeriggio decidiamo di andare a visitare il Giardino delle orchidee che ospita circa 500 specie di orchidee veramente splendide tra cui alcune talmente piccole da dover usare la lente  di ingrandimento per vederle.

Dopo una notte di pioggia e vento ci prepariamo per un’escursione al “bosco nubloso de Monteverde” che si trova sullo spartiacque atlantico cosa che lo fa essere sempre avvolto in una foschia umida e particolarmente piovoso.

Siamo un po’ perplessi visto il tempo, ma, armati di mantelle e stivali, ci addentriamo lungo uno dei sentieri insieme ad una guida. Il bosco nubloso è fittissimo e ricco di piante alte tanto che filtra poca luce dal cielo, avvolto in un umidità quasi palpabile. La guida ci mostra alberi specifici di questo tipo di foresta e molte specie di uccelli ma così, bagnati fradici, non siamo proprio propensi all’osservazione. Comunque riusciamo a vedere parecchi uccelli e anche il famoso quetzal, una star tra le 850 specie di uccelli presenti nel paese.

Il sentiero raggiunge una bella cascata immersa nella vegetazione del bosco dove sostiamo un po’ prima di tornare indietro. Siamo un po’ dispiaciuti per non aver apprezzato a sufficienza la bellezza del posto a  causa della pioggia, ma del resto anche la pioggia è parte integrante di questa realtà! Usciti dal sentiero la guida ci accompagna in una zona di foresta abitata da migliaia di colibrì, coloratissimi e vivacissimi. Che meraviglia! La natura ci sta regalando spettacoli incredibili!

Il mare

L’ultima tappa è sul mare per asciugarci un po’ e fare due giorni di relax. Scendiamo dalla cordigliera lungo la strada a curve che abbiamo percorso all’andata e mentre raggiungiamo la pianura smette di piovviginare e splende un sole caldo e ci appare uno splendido arcobaleno.

Anche il paesaggio cambia e la selva lascia il posto alle fattorie, ai prati e a piccole cittadine di case colorate. Verso la costa la temperatura si fa più calda e così arrivati a Playa Flaminga siamo pronti per la spiaggia e per il mare per asciugare le ossa dall’umidità di questi giorni.

Così, sdraiati al sole, ripensiamo al viaggio in una parte di questo paese che sembra racchiudere in se un pianeta intero, che ci ha fatto immergere in una natura straripante a volte ostile, ma unica, incredibile e incontaminata quella che ha ispirato Michael Cricton per l’ambientazione del libro “Jurassic Park” che ho letto in questi giorni.

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