Quando viene a mancare una importante figura culturale si avverte la necessità di ripercorrerne la vita e le azioni. A pochi giorni dalla scomparsa di Elena Gianini Belotti, avvenuta lo scorso 24 dicembre, rileggiamo insieme il testo che l’ha resa celebre.

Elena Gianini Belotti è stata una pedagogista e scrittrice, Direttrice per vent’anni del primo Centro Nascita Montessori di Roma. Una donna ed una professionista impegnata fin dagli albori della sua carriera nella lotta ai condizionamenti culturali.

Nel 1973 pubblica il saggio “Dalla parte delle bambine”, punto di partenza per una riflessione nuova, moderna e solida, sul ruolo dei condizionamenti sociali e culturali legati al sesso. Questo libro, che oggi abbiamo il dovere di rileggere con lenti nuove e nuove prospettive, è ancora oggi un testo fondamentale per chi si approccia alle tematiche di genere.

Le radici della nostra individualità sono profonde e ci sfuggono perché non ci appartengono, altri le hanno coltivate per noi, a nostra insaputa. La bambina che a quattro anni contempla estatica la propria immagine allo specchio, è già condizionata a questa contemplazione dai quattro anni precedenti, più nove mesi in cui è stata attesa e durante i quali si approntavano gli strumenti atti a fare di lei una femmina il più possibile simile a tutte le altre.

La cultura alla quale apparteniamo, come ogni altra cultura, si serve di tutti i mezzi a sua disposizione per ottenere dagli individui dei due sessi il comportamento più adeguato ai valori che le preme conservare e trasmettere. L’obiettivo dell’identificazione di un bambino con col sesso cui è stato assegnato si raggiunge molto presto, e non ci sono elementi per dedurre che questo complesso fenomeno abbia radici biologiche”

“Dalla parte delle bambine”, E. G. Belotti, Feltrinelli 1976, p. 6

Come riporta il sottotitolo, il testo indaga “l’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita”. Gianini Belotti sostiene che le differenze caratteriali comunemente attribuite a “maschile” e “femminile” non siano qualcosa di innato, bensì riconducibili ai condizionamenti culturali subiti fin dalla nascita.

Elena Gianini Belotti. Fonte: https://www.open.online/2022/12/25/roma-morta-elena-gianini-belotti/

In realtà, dimostra l’autrice nel suo saggio, il condizionamento inizia ben prima della nascita di un figlio o di una figlia: non solo caratterizza l’attesa del nascituro con la costruzione a tavolino della sua futura identità, ma anche le dinamiche connesse alla determinazione del sesso durante la gestazione.

“Dalla parte della bambine” è un saggio di carattere divulgativo antropologico, il linguaggio è semplice e comprensibile anche a chi non si è mai approcciato a queste tematiche. Il discorso sul genere viene argomentato in quattro macro capitoli, con altrettanti sottocapitoli interni. Si osserva il procedere del condizionamento culturale dall’attesa del figlio fino all’arrivo del bambino o della bambina alle scuole medie.

Un capitolo apposito del libro viene dedicato al gioco, ai giocattoli ed alla letteratura infantile, già fortemente determinata verso il binarismo “da maschio” e da “femmina”.

“I negozianti di giocattoli sanno benissimo che chi acquista un giocattolo da regalare tiene sempre presente il sesso del bambino, tanto è vero che alla generica richiesta “Vorrei un giocattolo adatto per un bambino di due anni”, replicano: “Per un bambino o per una bambina?”. Ci sono, è vero, giochi per così dire neutri, cioè ritenuti adatti per bambini di ambo i sessi e sono in genere quelli composti di materiale non strutturato (…). Quando si entra invece nel campo dei giochi composti di elementi perfettamente identificabili e strutturati, la differenziazione si fa netta”.

“Dalla parte delle bambine”, E. G. Belotti, Feltrinelli 1976, p. 86

“ANCORA DALLA PARTE DELLE BAMBINE”

Nel 2007 la giornalista e scrittrice Loredana Lipperini pubblica un testo intitolato “Ancora dalla parte delle bambine”, una sorta di aggiornamento dei temi e delle riflessioni scritte nel 1973 dalla Gianini Belotti. Questo testo rappresenta una sorta di “monitoraggio” nei confronti di quei condizionamenti sociali già chiamati in causa, andando a verificare se e quale cambiamento si sia manifestato nel frattempo negli anni Duemila.

Operazione importante nel discorso sulle questioni di genere, che oggi necessita di un ulteriore aggiornamento di queste importanti teorie alla luce dell’emergere del mondo LGBTQ+.

E’ importante infatti tenere presente questi testi come punti di partenza di una riflessione ed una lotta ad oggi ancora lunga e dolorosa, quella per l’affermazione di una identità libera e priva di pregiudizi (a partire dal genere).

E se qualche passo è stato fatto in direzione dei diritti, tanto c’è ancora da fare, come ci ricorda la ferita del DDL ZAN. La riflessione oggi può godere di nuovi strumenti, nuove sensibilità e soprattutto nuovi modi di comunicare (anche dal punto di vista della lingua).

La strada dei diritti è lunga; noi, rimaniamo “dalla parte dell* bambin*”.

UN PARERE DA LIBRAIA

Rileggere il capitolo su “Gioco, giocattoli e letteratura infantile” è allo stesso tempo rassicurante e preoccupante. Se, da un lato, la riflessione sulle dinamiche di genere è qualcosa di profondo e storicamente radicato, dall’altro ci mette di fronte all’evidenza di quanto la strada da percorrere sia ancora lunga.

Da libraia, la conversazione col cliente medio è costellata di gap di questo tipo, e le osservazioni a partire dal packaging edi un regalo possono assumere toni surreali.

Tuttavia è confortevole vedere quanto stia diventando forte l’attenzione della letteratura per l’infanzia verso un tipo di narrazione più inclusiva e meno forzatamente determinata. Sono tante le case editrici, i premi, gli autori e le autrici che mettono il loro impegno a disposizione dell’immaginario infantile e cercano di renderlo più possibile libero (abbiamo parlato insieme di “Principessa Kevin” di Clichy, “Per sempre”, di Tunuè e di “Fai rumore” del Castoro)

Il mondo dell’albo illustrato in modo particolare è adatto ad adempiere a questo difficile compito, proprio perché rivolto ai più piccoli e caratterizzato dal doppio linguaggio del testo e dell’immagine.

Io, nel mio piccolo, continuerò a leggere, cercare e poi condividere su Extrabook storie libere, continuando a credere nel potere dei libri e delle storie.

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